venerdì 31 gennaio 2014

Il triste declino degli ottuagenari


Intendiamoci: non che io abbia qualcosa in contrario alla categoria degli ottuagenari, non foss'altro che magari anch'io ambirei, modestamente, a farne parte. No, il titolo di queste riflessioni è più che altro dovuto al fatto che questa sera, ascoltando l'intervento di Corrado Augias (classe 1935) alla trasmissione di Daria Bignardi, non ho potuto fare a meno di ripensare a Silvio Berlusconi (classe 1936), che come Augias è in procinto di entrare nel club degli ottantenni, e a Giorgio Napolitano (classe 1925) che ne fa parte già da tempo.

Del resto il pensiero non poteva non correre per contrappasso a questi personaggi, considerando che proprio prima di Augias era stato ospite della Bignardi un personaggio politico di generazione ben più fresca, ovvero Alessandro di Battista (classe 1978), parlamentare del Movimento 5 Stelle.

Ebbene, avendo seguito con attenzione le parole di entrambi, ho potuto constatare quanto siderale sia la distanza fra l'anziano fine intellettuale e il giovane e rustico uomo politico. Sappiamo bene che proprio qualche giorno fa la Camera dei Deputati è stata testimone di una seduta estremamente movimentata, nella quale l'attuale Presidente di questa istituzione nonché terza carica dello Stato, al secolo Laura Boldrini (ometto naturalmente di citare l'età della signora, noblesse oblige) ha messo in atto una gravissima scorrettezza travalicando in maniera del tutto irresponsabile i limiti e i poteri assegnati alla sua carica, ovvero arrogandosi la decisione di mettere ai voti la conversione del decreto "IMU-BANKITALIA" senza dar spazio alle opposizioni di presentare tutti i loro emendamenti.

Essendo questa la prima volta che ciò avviene nella storia del Parlamento dell'Italia repubblicana, mi sono preso la briga di andare a verificare cosa dicesse il regolamento della Camera dei deputati al riguardo:

http://leg16.camera.it/437?conoscerelacamera=237

Beh, volete saperne una? nelle attribuzioni, nelle facoltà e nelle prerogative del Presidente della Camera dei deputati, così come dettagliatamente specificate nel regolamento, NON vi è assolutamente alcun potere di "tagliare" la presentazione di emendamenti, nemmeno al fine di ovviare a un problema di ostruzionismo messo in atto dall'opposizione.
Potere che invece è esplicitamente previsto, per quanto riguarda la figura del Presidente, nel regolamento del Senato.

Quindi, riassumendo: secondo norma, il presidente del Senato HA la facoltà di far cessare l'ostruzionismo, mentre il Presidente della Camera NO. Dura lex sed lex.

Da cui la ovvia conseguenza di cui sopra: Laura Boldrini ha oggettivamente abusato dei suoi poteri, di tutto ciò dovrebbe risponderne di fronte agli organismi competenti e gli atti scaturiti dal suo comportamento illecito andrebbero cassati.
Peraltro, nel contesto non di legittimità ma puramente politico, non posso non attribuire anche alla Presidente della Camera la sua personale parte di responsabilità riguardo i tumulti susseguenti al suo atto e chiaramente da esso causati: abbiamo visto tutti che i deputati del Movimento 5 Stelle hanno subito reagito in maniera plateale andando a "occupare" simbolicamente i banchi del governo e esponendo cartelli e striscioni di protesta, da cui il conseguente inevitabile parapiglia con i commessi, parapiglia in cui uno dei questori della Camera, Stefano Dambruoso, poi scusatosi pubblicamente per il gesto e giustificatosi con una supercazzola degna del miglior Tognazzi, è arrivato a dare un ceffone in faccia alla deputata M5S Loredana Lupo. Parapiglia a cui, peraltro, ha dato il suo contributo persino l'Ottimo Ignazio La Russa, il quale ha ironicamente e platealmente buttato sui banchi del governo una manciata di monetine di cioccolato.

Questa è la cronaca del giorno. Ma se riandiamo un po' indietro, possiamo facilmente risalire agli antefatti di tutta la questione: si è trattato in buona sostanza di una classica manovra da furbetti del quartierino da parte del governo e della maggioranza che lo appoggia, una manovra con la quale si intendeva inserire nel "cavallo di Troia" della conversione in legge del decreto "anti-IMU" una vera e propria porcata, ovvero il trasferimento da riserva a conto capitale della Banca d'Italia della bazzecola di 7 miliardi e spicci. Tecnicamente, un vero e proprio regalo alle banche (private) che detengono la maggioranza della proprietà di Bankitalia (che invece è soggetto di diritto pubblico).

Tutto questo, essendo chiaramente illegittimo sia dal punto di vista formale (il decreto legge non deve contenere materie disomogenee) che sostanziale (non si fanno favori alle banche private per mezzo del denaro pubblico), ha provocato la reazione dura e determinata del M5S, il quale ha prima chiesto di scorporare le due questioni garantendo in tal caso voto favorevole all'abolizione della seconda rata IMU, e poi, constatato che la maggioranza da quest'orecchio non voleva sentirci, ha deciso di passare al vero e proprio ostruzionismo presentando emendamenti a tonnellate con il chiaro scopo di impedire la conversione del decreto entro i termini stabiliti e provocarne quindi la decadenza.

Sia chiaro: seppur perfettamente lecito, l'ostruzionismo parlamentare è un comportamento eticamente molto borderline, perché in una democrazia non è certamente bello che la maggioranza venga sostanzialmente bloccata dall'opposizione; la maggioranza ha il sacrosanto diritto di governare e di legiferare, perché questo è il risultato delle urne e quindi questo è ciò che vuole il popolo. L'opposizione ha il ruolo fondamentale di garanzia e di difesa delle regole democratiche e di preparazione dell'alternanza alle prossime consultazioni elettorali, mettendo nel dovuto risalto gli errori della maggioranza.
Tuttavia, quando l'opposizione imposta la sua azione nel solco delle regole stabilite, non si può impedirle di esercitare tali prerogative. E se si ritiene, a torto o a ragione, che l'ostruzionismo reiterato sia un vulnus per il funzionamento delle istituzioni democratiche, allora non si deve far altro che apportare, seguendo l'iter previsto dalla normativa, le eventuali correzioni del caso alle regole che sovraintendono a quella particolare forma di confronto politico parlamentare.

E' esattamente ciò che è stato fatto al Senato.

Ma non alla Camera.

Eppure Laura Boldrini di tutto questo si è disinvoltamente disinteressata e ha deciso ARBITRARIAMENTE di far cessare l'ostruzionismo del M5S. Un atto, quello della Presidente della Camera, su cui noi tutti ci dovremmo interrogare e che dovremmo considerare attentamente in tutta la sua gravità.

Ma a quanto pare Corrado Augias, noto intellettuale, giornalista, scrittore nonché profondo conoscitore delle regole della democrazia, non ha ritenuto, questa sera, di esprimere disapprovazione o indignazione su questo grave precedente e su questa profonda ferita al tessuto democratico della nostra cigolante nazione. Anzi, al contrario, col ditino all'insù si è lanciato in una delirante (anche se pacata, come è nel suo stile) filippica tacciando di "fascismo" e di "squadriamo" i deputati del M5S che hanno messo in atto l'occupazione simbolica dei banchi del governo per protestare contro un sopruso.
E non contento di tutto ciò, Augias ha rincarato la dose sottolineando che a suo modo di vedere i parlamentari del M5S sono ancora più pericolosi dei "fascisti dichiarati come La Russa e Storace" (testuali parole sue) perché sarebbero "fascisti inconsapevoli di esserlo".

E' proprio vero: più si diventa anziani e più si tende a tornare bambini. Chissà se nel caso di Augias potrebbe essere utile conciliargli il sonno raccontandogli una bella favoletta o perché no, una parabola: che so, magari quella della trave e della pagliuzza? non è mai troppo tardi per cogliere una morale, in fin dei conti.

Almeno credo.

martedì 28 gennaio 2014

Tanto rumore per nulla.


Sulla nuova formulazione del sistema elettorale si susseguono numerose in questi giorni, sui media e soprattutto sulle passerelle politiche televisive, le dichiarazioni e le prese di posizione provenienti dai soggetti più diversi e a volte improbabili. Alate parole e virtuosismi retorici si susseguono a ritmo incalzante, con risultati a volte intriganti a volte stucchevoli a volte oggettivamente risibili.
Ora, non avendo alcuna personale pretesa di distinguermi da questa massa belante e ruminante, partecipo volentieri anch'io a questo festival del surrealismo e mi accingo a partorire qualche semplice osservazione di metodo e di merito.

UNA QUESTIONE DI MERITO.

Prima di tutto, il concetto di fondo di tutta la telenovela: la parolina magica, il "cambiamento". Se l'etimologia non è un'opinione, questa parola implica il riconoscimento di una reale e sostanziale differenza fra ciò che si appresta a essere e ciò che è stato. Orbene, se sbalio mi corigerete (cit. Wojtila), ma la proposta nata dall'asse Renzi-Berlusconi sostituisce a un meccanismo maggioritario con premio di maggioranza e liste bloccate un altro meccanismo maggioritario con premio di maggioranza e liste bloccate.
Quindi, più che una reale e sostanziale differenza, io in tutto ciò non vedo nient'altro che una reinterpretazione esclusivamente di facciata dell'ormai defunto e famigerato Porcellum. A dire il vero, su questo punto i berlusco-renziani continuano a ribattere affermando che la (loro) nuova legge elettorale ha il fondamentale pregio, a differenza del Porcellum, di garantire matematicamente la governabilità.

A queste obiezioni la risposta non può essere che una sola: sono balle. Balle spaziali. Balle galattiche.

Infatti, nel contesto delle riforme del sistema istituzionale proposte da Renzi vi è un particolare stranamente ma enormemente sottovalutato da quasi tutti i commentatori: la cessazione della funzione legiferante del Senato.
In realtà è proprio questa la vera novità, il vero cambiamento, il vero fattore straordinariamente rivoluzionario rispetto all'immobilismo degli ultimi decenni. Senza la rinuncia al bicameralismo perfetto ogni modifica (qualsiasi modifica) alla legge elettorale risulterebbero anche in futuro del tutto inefficaci per quanto riguarda l'obiettivo della governabilità, e addirittura, se avessimo votato (con il Porcellum!!!) anche alle politiche del febbraio 2013 in un sistema monocamerale, la governabilità l'avremmo già ottenuta senza problemi: infatti alla Camera dei deputati il premio di maggioranza ha già abbondantemente conferito alla coalizione guidata dall'ex segretario Bersani la maggioranza assoluta dei seggi. La sostanziale ingovernabilità determinata dai risultati elettorali del 2013, quindi, non è stata affatto causata dal Porcellum ma dal fatto che si è votato anche per il Senato, ove, incidentalmente, a causa di un sistema elettorale del tutto slegato da quello della Camera, Bersani & soci non hanno potuto avere la stessa maggioranza ottenuta alla Camera.

E' quindi evidente che la quadratura del cerchio in tema di governabilità non è affatto rappresentata dal cambiamento della legge elettorale ma da una modifica, questa sì realesostanziale, dell'architettura istituzionale dello Stato. Tant'è.

Viene quindi spontaneo, a questo punto, chiedersi il perché dell'accapigliarsi generale su un argomento come la legge elettorale, oggettivamente irrilevante per quanto riguarda la fondamentale questione etica della governabilità.

Anche qui, la risposta non può essere che una sola: si accapigliano perché non sono per nulla interessati alle questioni relative all'etica politica ma lo sono molto di più, come da pluridecennale tradizione, a un obiettivo alquanto più prosaico: la loro poltrona. Ma di questo avremo modo di parlare un altro giorno.

Vamos.