Potrei cavarmela facilmente con "tutto", ma sarebbe eccessivo. Andiamo quindi con ordine.
Il testo di riforma su cui mi sono basato è quello ufficiale reperibile e scaricabile sul sito della Camera dei Deputati, al seguente link:
http://documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/ac0500n.pdf
Prima di tutto, una considerazione di carattere generale: riguardo questa proposta di riforma, ci troviamo con tutta evidenza di fronte a un paese spaccato in due. Questo costituisce già di per sé un fallimento e un motivo per considerare negativamente in linea di principio la proposta di riforma al di là dei suoi contenuti, poiché un cambiamento così radicale della norma fondamentale che regola il patto sociale dovrebbe godere del consenso più ampio possibile. Non si stravolge la Costituzione a colpi di maggioranza.
Ciò premesso, passiamo subito al dettaglio dei singoli articoli oggetto di riforma, cominciando con le modifiche dell'architettura istituzionale. In altra occasione prenderò in esame anche gli altri aspetti della riforma.
Articoli 48, 55, 57, 59, 63, 64, 70: eliminazione del bicameralismo perfetto.
Qui i problemi sono molteplici, andiamo con ordine con le obiezioni.
Che il bicameralismo perfetto sia stato finora un ostacolo alla produzione legislativa, è affermazione totalmente falsa e smentita dai fatti. I numeri ci dicono l'esatto contrario, ovvero che nessuna fra le più importanti nazioni dell'Unione Europea ha avuto, dal dopoguerra a oggi, una produzione di leggi abbondante come l'Italia.
Cade quindi la ragione fondamentale per i sostenitori dell'abolizione del bicameralismo perfetto.
Curiosamente, resta per la Camera dei Deputati l'obbligo di trasmettere al Senato ogni disegno di legge approvato, perché i senatori possano eventualmente esaminarlo.
Come vedremo in seguito, peraltro, le competenze assegnate al nuovo Senato sono tali e tante da comportare prevedibilmente in molti casi la doppia lettura delle norme da approvare e in molti altri casi la nascita delle eccezioni e dei ricorsi alla Corte costituzionale in materia di competenze e le attribuzioni per ogni singolo provvedimento.
Tutto questo non corrisponde in alcun modo al concetto di semplificazione propagandato dal governo.
Infine, sono demandate in via esclusiva ai due presidenti delle Camere una serie di valutazioni riguardo le questioni di competenza: questo comporta il pericolo di uno stallo non superabile qualora i due presidenti siano di parere opposto, non essendovi alcuna disposizione che stabilisca una gerarchia fra di essi.
La riduzione dei costi della politica è irrilevante, poiché il Senato non sparisce, il che vuol dire che restano immutati i costi della struttura e del personale ma vengono eliminati solo gli stipendi dei senatori "a tempo pieno", sostituiti comunque dai rimborsi spesa dei senatori "pendolari". Perciò, risparmio poco o niente.
La nomina dei senatori viene sottratta alla volontà popolare poiché alle elezioni parlamentari il cittadino riceverà soltanto la scheda per eleggere la Camera dei Deputati, e questo in un sistema democratico è inaccettabile poiché contrasta con il significato fondamentale del concetto stesso di democrazia.
Nessun valore ha, nella fattispecie, l'osservazione che in fin dei conti i sindaci e i consiglieri regionali sono di nomina popolare, perché alle elezioni amministrative il cittadino non è comunque in grado né di scegliere direttamente chi mandare al Senato né di sapere, prima di esercitare il voto, chi fra i sindaci e i consiglieri eletti saranno coloro che andranno a fare anche i senatori.
Fra le funzioni del nuovo Senato rientra specificamente la competenza sulle questioni relative ai rapporti fra lo Stato e le istituzioni comunitarie europee, una funzione di fondamentale importanza anche in prospettiva, per tutti i cittadini. A maggior ragione, quindi, è inaccettabile che il popolo non sia chiamato direttamente ad eleggere coloro che dovranno trattare questa delicatissima materia.
La composizione del nuovo Senato non viene chiarita in maniera esaustiva, ma i meccanismi elettorali per l'attribuzione dei seggi restano da stabilirsi con legge ordinaria da definire. Questo non rende possibile una valutazione completa delle relative modifiche costituzionali: se non sono a conoscenza della legge elettorale non posso nemmeno farmi un'idea di come sarà il nuovo Senato, quindi mi manca un essenziale elemento di valutazione.
Per quanto riguarda la designazione a senatore, viene inoltre introdotto dall'art. 63 un ulteriore filtro regolamentare interno, quindi non soggetto alla potestà popolare, non solo per la nomina del presidente dell'assemblea (che c'era già prima) ma anche per tutti i componenti del senato.
Il popolo non può eleggere direttamente i senatori, però rimangono, seppur non più a vita, i senatori di nomina presidenziale: una assurdità. Sarebbe stato più logico eliminarli definitivamente, una buona volta, visto che non se ne sente alcuna necessità, o al limite, conferire ai senatori di nomina presidenziale solo la carica simbolica senza diritto di voto.
La composizione politica del Senato, a differenza di quella della Camera, non resta costante per tutta la legislatura ma è soggetta a possibili variazioni anche consistenti in funzione della eventuale cessazione del mandato, per i motivi più diversi, dei sindaci e dei consiglieri regionali che lo compongono. Anche questo è assurdo ed è del tutto contrario al principio di stabilità politica in nome del quale il governo sostiene di aver progettato tutta la riforma costituzionale.
Viene introdotto l'obbligo, per deputati e senatori, di partecipare alle sedute delle rispettive Camere e ai lavori delle rispettive Commissioni. Questo comporterà per i membri del Senato la necessità di organizzare in funzione dei lavori del Senato, su base subalterna, le attività per cui i cittadini li hanno eletti alle istituzioni locali. E' evidente, inevitabile e prevedibile che ciò potrà determinare difficoltà nei lavori alle assemblee regionali e ai Comuni.
Valutazione conclusiva: le modifiche dell'architettura istituzionale presentate nella proposta di riforma oggetto del referendum sono basate su presupposti sbagliati, sono inefficaci nella sostanza, sono progettate in maniera contraddittoria e sono totalmente contrarie all'essenza di un sistema democratico.
Non si individua, peraltro, alcun reale vantaggio funzionale rispetto al sistema attualmente in vigore.
Quindi NO, GRAZIE!