sabato 10 marzo 2018

L'ultima bufala.

Minuto 8:58 "...sappiate che il nostro posto in questa legislatura è all'opposizione; lì ci hanno chiesto di stare i cittadini italiani e lì staremo"


Questa affermazione potrebbe in futuro essere considerata sia l'epitaffio politico da incidere sulla lapide posta a sigillo del periodo renziano del Partito Democratico e sia la testimonianza dell'inguaribilmente persistente vocazione di Matteo Renzi alla distorsione e alla falsificazione della realtà.
Che il Partito Democratico uscito pesantemente ridimensionato dalle urne possa decidere, nella sua piena e legittima autonomia, di chiamarsi fuori da ogni coinvolgimento nella formazione o nel sostegno di un governo altrui nella legislatura che si è appena aperta, è cosa che può essere condivisa oppure no ma che non deve certamente sorprendere nessuno. Ma che questa decisione sia figlia del risultato elettorale, è affermazione politicamente falsa come una moneta da tre euro e va considerata come una vera e propria mistificazione. Il Partito Democratico, nella legislatura che si è appena conclusa, ha fatto nascere l'attuale governo Gentiloni e ha costituito l'elemento portante della maggioranza che ha fatto nascere i precedenti governi Letta e Renzi. Anche nella campagna elettorale appena conclusa, il Partito Democratico non ha mai dichiarato l'intento di posizionarsi all'opposizione ma ha sempre affermato con forza di voler continuare a governare il paese e di aver fiducia nel consenso degli elettori rispetto a questa linea politica.
Ed è proprio come riconferma della fiducia già ripetutamente accordata in passato che anche questa volta va interpretata la scelta di chi ha votato PD: se intervistassimo tutti gli elettori che il 4 marzo hanno messo la croce sul simbolo del PD, non ce ne sarebbe uno che affermerebbe di aver "votato per stare all'opposizione". Quando si vota per un soggetto politico avente una massa critica simile a quella del Partito Democratico, lo si fa per mandarlo a governare, non certamente per mandarlo sui banchi dell'opposizione.
Che poi si riesca a raggiungere la maggioranza necessaria, questo è altro paio di maniche: a volta la si sfanga, a volte no. Ma è il gioco politico.

La propaganda renziana, invece, anche per bocca di tutti i più fidati compagni di partito dell'attuale ex segretario, continua a presentare l'alibi puerile del mandato elettorale per "stare all'opposizione".

L'ultima bufala, appunto.

E' certo che per il Partito Democratico vi siano molte ragioni di carattere prettamente politico, condivisibili o meno, a sostegno dell'opzione di posizionarsi all'opposizione in questa legislatura. Ma fra queste ragioni NON vi è, nella maniera più assoluta, l'aver ricevuto un deludente 18% di consenso da parte del corpo elettorale.
Resta quindi pienamente legittima ANCHE l'opzione politica, suggerita da alcuni esponenti della minoranza interna del partito, di partecipare alla formazione del prossimo governo con le forme di coinvolgimento che gli organi direttivi del partito volessero eventualmente decidere, senza che questo possa essere considerato in alcun modo un tradimento del mandato elettorale.
E la responsabilità di fare le scelte più opportune ricade IN PIENO sui suddetti organi dirigenti, i quali faranno bene a dimostrare di avere una spina dorsale e di non cercare miserevoli e patetici alibi.

In altre parole: se non siete capaci di fare politica, siete cortesemente pregati di convocare un bel congresso e di sciogliervi. L'Italia non ha bisogno di pesi morti.