lunedì 27 maggio 2019

Elezioni europee 2019: analisi del voto.

MOVIMENTO 5 STELLE
Luigi Di Maio, nella conferenza stampa di commento al voto europeo, parla chiaramente di sconfitta e di fallimento.
In effetti i numeri ci dicono che i consensi al M5S sono diminuiti (17,07%) sia rispetto alle precedenti consultazioni europee del 2014 (dove il M5S incassò il 21,1%) e sia - soprattutto - rispetto alle ultime elezioni politiche nazionali (32,68% alla Camera e 32,22% al Senato) tenutesi il 4 marzo 2018.
L'ultimo dato è oggettivamente clamoroso, essendo in pratica un vero e proprio dimezzamento del consenso elettorale. Disastro, crollo, ecatombe, terremoto... ognuno scelga l'aggettivo che preferisce.

LEGA NORD
Discordo opposto per la Lega Nord, in crescita esponenziale poiché passa dal 6,2% delle consultazioni europee del 2014 a uno straordinario 34,33%, aumentando massicciamente anche il consenso rispetto al 17,37% della Camera e al 17,63% del Senato alle politiche 2018. Un dato assolutamente rilevante, soprattutto perché si consolida anche il consenso nelle regioni meridionali, nelle quali il M5S rappresenta pur sempre il primo partito ma che vedono una evidente ascesa leghista sui cui motivi molti continuano a non trovare una spiegazione logica.
In ogni caso, questo per Salvini è un risultato da festeggiare a caviale e champagne.

PARTITO DEMOCRATICO
Esulta invece senza una vera e propria ragione il Partito Democratico, che prende il 22,69% contro lo storico 40,8% renziano delle europee 2014 e sostanzialmente si limita a invertire la tendenza al ribasso rispetto alle batosta politica del 2018 ove prese il 18,72% alla Camera e il 19,12% al Senato.
Risultato quindi ben poco significativo rispetto ai sommovimenti dei due attuali partiti di governo: non saranno 3 o 4 punti in più o in meno a cambiare lo scenario politico. Ma in fin dei conti, chi si accontenta gode.

FORZA ITALIA
Crisi ormai sempre più evidente per Forza Italia con il suo striminzito 8,79%, che quindi dimezza di colpo il 16,8% delle precedenti europee del 2014 e continua a perdere terreno anche rispetto alle politiche del 2018 in cui aveva ottenuto il 14,01% alla Camera e il 14,43% al Senato. Dead Man Walking continua ad agitare il solito misterioso fascio di fogli nelle interviste televisive e a dispensare smaglianti sorrisi a 32 denti, ma ormai è evidente che non se lo fila più nessuno nemmeno come testimonial di dentifrici.

FRATELLI D'ITALIA
Chi invece (nel suo piccolo) può dirsi soddisfatta è Giorgia Meloni, che grazia al 6,46% supera la soglia di sbarramento e sbarca al Parlamento europeo, impresa sfiorata ma non riuscita nelle precedenti consultazioni europee del 2014 in cui non andò oltre il 3,7%. Risultato positivo anche rispetto alle elezioni politiche del 2018 in cui Fratelli d'Italia prese il 4,35% alla Camera e il 4,26% al Senato.
Teoricamente, quindi, ha senso porre Fratelli d'Italia come credibile concorrente nei confronti di Forza Italia come seconda forza di una ipotetica coalizione del centrodestra in futuri scenari politici tutti da definire.

Ora, a partire da questi risultati non è ancora il momento di avventurarsi in considerazioni sui futuri assetti politici del Parlamento Europeo. Possiamo invece esprimere qualche valutazione in termini di politica interna nazionale.
Fatta la tara ai risultati non particolarmente significativi, nel bene o nel male, degli altri partiti, quello che prima di tutto ci dobbiamo chiedere è perché la Lega Nord sia cresciuta così clamorosamente (persino al sud) e perché il Movimento 5 Stelle abbia subito una altrettanto clamorosa battuta d'arresto.
Da questo punto di vista, è ragionevole cercare risposte o quanto meno indizi in ciò che è avvenuto in questo ultimo anno, visto che la questione riguarda proprio i componenti dell'attuale maggioranza di governo.
Sarà il caso di riparlarne fra qualche giorno, quando i risultati di queste consultazioni elettorali saranno stati digeriti completamente.