venerdì 18 luglio 2014

Il fatto "non costituisce reato"



Esistono attualmente tre formule con le quali, a seconda dei casi, è possibile definire l'assoluzione di un imputato in un procedimento penale.

1. assoluzione "perché il fatto non sussiste", cioè quando non si è verificato l'illecito di cui al capo di imputazione;

2. assoluzione "per non aver commesso il fatto", cioè quando l'illecito si è effettivamente verificato, ma non ad opera dell'imputato;

3. assoluzione "perché il fatto non costituisce reato", cioè quando il fatto si è effettivamente verificato ma non costituisce violazione di legge, e quindi il comportamento dell'imputato non è perseguibile penalmente.

Nel primo caso, ci troviamo di fronte a qualcosa che NON SI E' VERIFICATO. Nel secondo e nel terzo caso, invece, ci troviamo di fronte a qualcosa che SI E' VERIFICATO.

L'assoluzione in appello di Silvio Berlusconi nel processo in cui, già condannato in primo grado, era imputato di concussione e di prostituzione minorile, deve essere letta alla luce di questi presupposti giuridici.

Per comprendere la portata e il valore della sentenza sarà ovviamente indispensabile leggerne le motivazioni, quando esse verranno rese disponibili. Ma in ogni caso, in attesa della loro pubblicazione, ci limitiamo a prendere atto di quanto ci viene reso noto oggi.

Come sappiamo, sia Karima El Mahroug (in "arte" Ruby Rubacuori) sia lo stesso Silvio Berlusconi hanno sempre sostenuto che fra di loro non vi è mai stato alcun atto sessuale, e Silvio Berlusconi ha sempre sostenuto anche che quando Karima El Mahroug frequentava la sua residenza privata egli era convinto che a ragazza fosse maggiorenne. Questi sono due presupposti molto importanti della linea di difesa costantemente portata avanti finora, così come sia gli atti processuali sia i mezzi di informazione ci hanno sempre confermato.
Altro punto fermo della linea di difesa di Silvio Berlusconi è la tesi che le telefonate alla Questura di Milano fossero esclusivamente dovute a una giustificata forma di sollecitudine e di prudenza istituzionale, al solo fine di evitare possibili imbarazzi diplomatici, essendo egli all'epoca convinto che Karima El Mahroug fosse effettivamente imparentata con l'allora capo di stato egiziano Hosni Mubarak. Convinzione, questa, che come sappiamo è stata ritenuta plausibile persino nelle aule parlamentari italiane da centinaia e centinaia di illustri rappresentanti del popolo.

Ma torniamo al dispositivo della sentenza.

In ordine al capo di imputazione relativo alla concussione, l'assoluzione è stata disposta perché il fatto NON SUSSISTE, ovvero NON SI E' VERIFICATO. E qui comincio a non capire COSA non si sarebbe verificato: le telefonate, forse? perbacco, ma le telefonate ci sono state, questo è pacificamente accettato sia dall'accusa sia dalla difesa. La sussistenza di esse non è mai stato messo in discussione da nessuna delle parti convenute in giudizio, ciò che è stato invece messo in discussione è il fatto che il contenuto di tali telefonate potesse essere considerato oppure no come un'indebita forma di pressione o addirittura una velata minaccia nei confronti del destinatario di esse. Da cui, la concussione.
E poiché, a quanto ci risulta, oltre alle telefonate in questione non sembrano esservi altre forme di comunicazione con cui l'imputato avrebbe potuto attuare detta concussione, non possiamo non chiederci per quale motivo la sentenza afferma che il fatto non sussiste invece di utilizzare la formula che apparirebbe più logica, ovvero affermare che sì, il fatto sussiste, cioè le telefonate ci sono effettivamente state, ma tali telefonate non contenevano elementi illeciti e quindi NON COSTITUISCONO REATO.

Andiamo avanti e passiamo al capo di imputazione relativo alla prostituzione minorile. Qui Silvio Berlusconi è stato assolto perché il fatto NON COSTITUISCE REATO. Ma se le cose stanno in questi termini, allora dobbiamo prendere atto, proprio secondo quanto stabilisce la sentenza, che c'è stato un FATTO ma che questo fatto non integra alcun illecito.
E dunque, a quale FATTO si riferisce la sentenza, atteso che l'imputato nega di aver mai compiuto atti sessuali con Karima El Mahroug? così su due piedi, riteniamo che se l'impianto accusatorio si fosse basato sulla tesi che fra i due ci fossero stati rapporti sessuali dietro corresponsione di danaro o altra utilità, e se questa tesi fosse stata smentita in sede processuale, allora secondo logica ci saremmo aspettati l'assoluzione perché il fatto (ovvero il rapporto sessuale) NON SUSSISTE: invece, la sentenza parla di un FATTO che SUSSISTE ma che NON COSTITUISCE REATO. In cosa consiste, giuridicamente, questo fatto che non costituisce reato?

Non potremo chiarire questi dubbi e queste perplessità prima del deposito delle motivazioni della sentenza.

Nell'attesa di questi atti, comunque, resta fermo il fatto che, secondo le dichiarazioni rese più volte anche dallo stesso Silvio Berlusconi nelle sedi e nelle occasioni più disparate, Karima El Mahroug si è recata più volte nella residenza di Silvio Berlusconi. Ciò è avvenuto quando ella era ancora minorenne, circostanza di cui, sfortunatamente, Silvio Berlusconi non era - a suo dire - al corrente.

La sentenza appena emessa, quindi, dà formalmente credito alla tesi che anche il Parlamento all'epoca considerò ufficialmente plausibile, ovvero al fatto Karima El Mahroug abbia facilmente e per diverso tempo tratto in inganno, sia in merito alla sua reale età anagrafica sia in merito alla sua millantata parentela con Mubarak, uno degli uomini più ricchi del mondo, all'epoca anche Presidente del Consiglio dei ministri, e quindi dotato, sia in qualità di privato cittadino particolarmente facoltoso sia in qualità di capo del governo, di tutte le risorse umane e materiali (investigatori privati, guardie del corpo, servizi di sicurezza, personale diplomatico, eccetera) che gli avrebbero potuto consentire di acquisire con assoluta certezza e in tempi estremamente rapidi tutte le informazioni relative a ogni e qualsiasi persona che fosse giunta a contatto con lui.

Volendo.

Già. Volendo. (che faccio, ce li metto i puntini di sospensione?)

lunedì 14 luglio 2014

Grillo, Wilde, D'Annunzio, estetismi a confronto



Nessuno può negare che Oscar Wilde abbia eletto l'estetismo a ragion di vita, tanto da essere universalmente riconosciuto come il massimo rappresentante di questa tendenza culturale: se tuttavia almeno una prova deve essere esibita, basti ricordare la sua linea di difesa tutta basata sulla riaffermazione del valore assoluto della bellezza nel processo in cui si confrontò con il suo accusatore Lord John Sholto Douglas, ottavo marchese di Queensberry, il quale, con un biglietto depositato presso la portineria dell'Albemarle Club, lo tacciava apertamente di libertinaggio e sodomia.

Parimenti fuor di dubbio è la costante estetica sia nella produzione artistica sia nello stile di vita e nel comportamento di Gabriele D'Annunzio, il quale arriverà - secondo una maliziosa ma alquanto accreditata ricostruzione del fatto - a farsi letteralmente defenestrare dall'amante Luisa Baccara pur di non rinunciare a condurre un esplicito e pressante corteggiamento nei confronti della di lei sorella alla presenza della stessa Baccara, corteggiamento la cui platealità va ricondotta all'essenza stessa dell'istintualità estetica del poeta.

Ma di questi due affascinanti personaggi e del confronti fra le rispettive vite sarà interessante parlare nel dettaglio in altra occasione: oggi 14 luglio 2014, giorno in cui inizia in Parlamento la discussione sulla riforma della struttura del Senato, interessa piuttosto sottolineare il contenuto estetico - se non il valore - dell'ultimatum lanciato da Beppe Grillo sul suo blog a Matteo Renzi e al Partito Democratico; in pratica, secondo l'ineffabile Grillo, Renzi e i suoi si troverebbero di fronte a un bivio: o dimostrare entro 24 ore di voler continuare a dialogare costruttivamente con il M5S sul tema delle riforme costituzionali, oppure essere "lasciati soli" a confrontarsi con Forza Italia.
Ebbene, a questo punto anche i più distratti non potrebbero fare a meno di osservare che, a onor del vero, ciò che Grillo "minaccia" è esattamente quello che il Partito Democratico sta già facendo da mesi con una determinazione e una pervicacia che è già ripetutamente stata oggetto di critiche anche feroci: non si comprende quindi quale significato, quale valore e quale utilità pratica possa avere questa presa di posizione, al di là di una evidente motivazione di carattere propagandistico.
Insomma, se Renzi dovesse fare spallucce di fronte agli strali di Grillo e dovesse decidere di tirar dritto per la sua strada, di fronte a questo stato di cose il M5S farebbe inevitabilmente la figura del pugile suonato che dopo il rintocco dell'ultima campanella commenta la sconfitta con la più classica delle dichiarazioni paradossali: "Quante me ne ha date, ma quante gliene ho dette!".

Ecco, è evidente che dal punto di vista artistico è una vera e propria esagerazione - o fors'anche una bestemmia - pretendere di assegnare un qualsiasi valore estetico alla terribile banalità dell'attuale cronaca politica fatta di vacuità e pettegolezzi e fatta da ciarlatani e delinquenti, tuttavia non credo che sia un'idea poi così malvagia utilizzare i parametri e gli strumenti della cultura quanto meno per ricondurre gli atti e le scelte dei protagonisti di questo ignobile teatrino alla loro reale e inconsistente natura.
Nella fattispecie, Beppe Grillo dimostra ancora una volta di essere politicamente un incapace a cui mancano i presupposti intellettuali fondamentali per poter svolgere un ruolo credibile e positivo di leader del M5S: egli infatti, al di là degli errori di contenuto (scelte politiche) e di comunicazione (immagine), erra anche nel metodo manifestando costantemente la totale ignoranza dei tempi dell'azione politica, ovvero arrivando sistematicamente in ritardo a tutti gli appuntamenti topici. Ne è un esempio la legge elettorale presentata ufficialmente e proposta dal M5S quando già da tempo era stato avviato un percorso di collaborazione fra Partito Democratico e Forza Italia, percorso che ha portato alla definizione del cosiddetto "Italicum" molto prima che il M5S mostrasse le sue carte.
Questo grave errore nelle tempistiche è l'origine anche delle attuali limitazioni nella capacità del M5S di influenzare il percorso delle riforme costituzionali e comporta come conseguenza il fatto che l'azione del Movimento può attualmente essere inquadrata solo nell'ottica (alquanto benevola) dell'estetismo come presenza politica fine a sé stessa oppure nell'ottica (meno benevola ma probabilmente più realistica) di pura e semplice propaganda.

E' per questo che il M5S ha ricevuto il consenso elettorale da parte di milioni di cittadini? può realmente il M5S permettersi di continuare indefinitamente a oscillare fra il pragmatismo politico e l'ideologismo aventiniano?

L'ardua sentenza in questo caso non spetta ai posteri ma deve essere profferita subito. Tempo, non ce n'è più e i bluff politici vanno lasciati a Matteo Renzi e al ciarpame che lo circonda.

domenica 6 luglio 2014

Manzoni, Khomeini, il falso Don Abbondio e i veri mafiosi



Dunque, stando alle dichiarazioni ufficiali del comandante provinciale dei Carabinieri, Col. Lorenzo Falferi, durante una processione in omaggio alla Madonna, tenutasi a Oppido Mamertina in provincia di Reggio Calabria, si sarebbe verificato un vero e proprio atto di sottomissione e di omaggio, da parte di chi conduceva il rito lungo le strade cittadine, nei confronti del vecchio caporione locale della 'ndrangheta, un personaggio che solo per motivi di salute non si trova ancora in carcere ma ristretto nella propria abitazione.

Se la notizia fosse stata riportata sulla base di testimonianze meno attendibili, avrei potuto avere qualche dubbio sul contesto in cui si sono svolti i fatti e sull'effettiva interpretazione da dare al fatto. Ma in questo caso non posso fare altro che prendere atto del prestigio e dell'affidabilità della fonte: non sono abituato a dubitare della parola di un alto ufficiale dell'Arma e non comincerò certo ora.

Preso quindi atto che sì, in effetti la processione si è effettivamente fermata in segno di omaggio di fronte all'abitazione del pregiudicato, preso atto che il locale comandante della stazione dei Carabinieri aveva preventivamente diffidato i conduttori della processione dal compiere simili gesti, e preso atto che nel momento in cui il fatto è avvenuto i Carabinieri si sono anche allontanati per poter acquisire elementi videofotografici utili alle attività investigative finalizzate all'individuazione di chi ha comandato tale abominevole manovra, ho inizialmente supposto che il locale parroco fosse una riedizione in stile calabro-saudita della figura di Don Abbondio, uno che "il coraggio non se lo può dare".

E invece no. Questo parroco, più che ricordarci Don Abbondio, andrebbe più correttamente accostato a personaggi di ben altra caratura: un Ajatollah Khomeini, un Moqtada-al-Sadr, magari, o un Mullah Omar, gente che non si è fatta certo scrupoli di pronunciare una fatwa nei confronti di oppositori o disturbatori.
Certo, bisogna ammettere che un "semplice" cronista di un quotidiano locale non è certamente paragonabile all'autore dei "Versetti satanici" che tanto hanno irritato l'Ajatollah Khomeini da fargli emettere una vera e propria condanna a morte nei confronti dello scrittore Salman Rushdie, ma d'altra parte bisogna anche ammettere che il parroco non ha mica chiesto ai fedeli di impiccare sul posto il giornalista: bontà sua, si è limitato a chiedere loro di prenderlo "soltanto" a schiaffi. Tutto qua, niente di che.

E i fedeli, che ancora non ho capito se sono fedeli a Cristo o alla 'ndrangheta, non sembra che si siano fatti pregare nel cercare di compiacere l'uomo in nero: il filmato lo dimostra chiaramente.

Ma il filmato dimostra chiaramente anche un'altra cosa, e cioè che esistono ancora molte zone della nostra nazione in cui è la cultura stessa a essere mafiosa e lo Stato, semplicemente, non viene riconosciuto. In queste aree la collusione fra la criminalità organizzata e la popolazione è la regola, non l'eccezione, e per quanto mi riguarda nulla valgono gli alibi e le giustificazioni pseudo-sociologiche nei confronti dei cialtroni che forniscono consenso e omertà alla mafia: tutti costoro sono un cancro da estirpare insieme all'associazione criminale di cui sono sostenitori.
Questi NON sono la gente perbene. Questi sono i NEMICI della gente perbene. L'omertà è odiosa quanto l'illegalità che protegge. Di fronte alla delinquenza, non si possono scegliere le vie di mezzo: o si sta di qua o si sta di là.

E questo vale per tutti. Anche per i parroci e per le gentili signore che graziosamente espongono il dito medio, una gestualità che sicuramente hanno appreso a Oxford.