domenica 6 luglio 2014
Manzoni, Khomeini, il falso Don Abbondio e i veri mafiosi
Dunque, stando alle dichiarazioni ufficiali del comandante provinciale dei Carabinieri, Col. Lorenzo Falferi, durante una processione in omaggio alla Madonna, tenutasi a Oppido Mamertina in provincia di Reggio Calabria, si sarebbe verificato un vero e proprio atto di sottomissione e di omaggio, da parte di chi conduceva il rito lungo le strade cittadine, nei confronti del vecchio caporione locale della 'ndrangheta, un personaggio che solo per motivi di salute non si trova ancora in carcere ma ristretto nella propria abitazione.
Se la notizia fosse stata riportata sulla base di testimonianze meno attendibili, avrei potuto avere qualche dubbio sul contesto in cui si sono svolti i fatti e sull'effettiva interpretazione da dare al fatto. Ma in questo caso non posso fare altro che prendere atto del prestigio e dell'affidabilità della fonte: non sono abituato a dubitare della parola di un alto ufficiale dell'Arma e non comincerò certo ora.
Preso quindi atto che sì, in effetti la processione si è effettivamente fermata in segno di omaggio di fronte all'abitazione del pregiudicato, preso atto che il locale comandante della stazione dei Carabinieri aveva preventivamente diffidato i conduttori della processione dal compiere simili gesti, e preso atto che nel momento in cui il fatto è avvenuto i Carabinieri si sono anche allontanati per poter acquisire elementi videofotografici utili alle attività investigative finalizzate all'individuazione di chi ha comandato tale abominevole manovra, ho inizialmente supposto che il locale parroco fosse una riedizione in stile calabro-saudita della figura di Don Abbondio, uno che "il coraggio non se lo può dare".
E invece no. Questo parroco, più che ricordarci Don Abbondio, andrebbe più correttamente accostato a personaggi di ben altra caratura: un Ajatollah Khomeini, un Moqtada-al-Sadr, magari, o un Mullah Omar, gente che non si è fatta certo scrupoli di pronunciare una fatwa nei confronti di oppositori o disturbatori.
Certo, bisogna ammettere che un "semplice" cronista di un quotidiano locale non è certamente paragonabile all'autore dei "Versetti satanici" che tanto hanno irritato l'Ajatollah Khomeini da fargli emettere una vera e propria condanna a morte nei confronti dello scrittore Salman Rushdie, ma d'altra parte bisogna anche ammettere che il parroco non ha mica chiesto ai fedeli di impiccare sul posto il giornalista: bontà sua, si è limitato a chiedere loro di prenderlo "soltanto" a schiaffi. Tutto qua, niente di che.
E i fedeli, che ancora non ho capito se sono fedeli a Cristo o alla 'ndrangheta, non sembra che si siano fatti pregare nel cercare di compiacere l'uomo in nero: il filmato lo dimostra chiaramente.
Ma il filmato dimostra chiaramente anche un'altra cosa, e cioè che esistono ancora molte zone della nostra nazione in cui è la cultura stessa a essere mafiosa e lo Stato, semplicemente, non viene riconosciuto. In queste aree la collusione fra la criminalità organizzata e la popolazione è la regola, non l'eccezione, e per quanto mi riguarda nulla valgono gli alibi e le giustificazioni pseudo-sociologiche nei confronti dei cialtroni che forniscono consenso e omertà alla mafia: tutti costoro sono un cancro da estirpare insieme all'associazione criminale di cui sono sostenitori.
Questi NON sono la gente perbene. Questi sono i NEMICI della gente perbene. L'omertà è odiosa quanto l'illegalità che protegge. Di fronte alla delinquenza, non si possono scegliere le vie di mezzo: o si sta di qua o si sta di là.
E questo vale per tutti. Anche per i parroci e per le gentili signore che graziosamente espongono il dito medio, una gestualità che sicuramente hanno appreso a Oxford.
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