venerdì 29 settembre 2017

Lilli Gruber e il vezzo di Venere. Ma non è un complimento.



Come molti avranno appreso, il 20 settembre 2017 per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è stato richiesto il rinvio a giudizio per il reato di falso ideologico e l'archiviazione del procedimento per il reato di turbativa d'asta.

Il 28 settembre 2017, apprendiamo che anche per il sindaco di Roma, Virginia Raggi, è stato richiesto il rinvio a giudizio per il reato di falso ideologico e l'archiviazione del procedimento per il reato di abuso d'ufficio.

Con puntualità svizzera, la stessa sera del 28 settembre (cioè ieri), la trasmissione Otto e Mezzo di La7 viene completamente dedicata alla notizia della richiesta di rinvio a giudizio per Virginia Raggi e al dibattito su questo argomento con gli ospiti in studio: il parlamentare Alfonso Bonafede in rappresentanza del M5S, il noto giornalista Giovanni Floris e la non particolarmente nota nota attrice Anna Foglietta.

Stante la sostanziale similarità delle vicende giudiziarie, il prestigio della carica rivestita da entrambi, e la particolare importanza sul piano politico ed economico delle città rappresentate dai due sindaci, ci saremmo aspettati che la redazione di Otto e Mezzo avesse dato pari risalto, e con identica sollecitudine, anche agli ultimi aggiornamenti sulla vicenda giudiziaria del sindaco Sala.

Ma andando a rivedere la trasmissione Otto e Mezzo del 20 settembre 2017, prendiamo atto con una certa iniziale perplessità che l'argomento trattato non è affatto la richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco Sala ma bensì "M5S, da Grillo a San Gennaro" con ospiti in studio lo scrittore Gianrico Carofiglio, il direttore della rivista Limes, Lucio Caracciolo, e il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio.

Quindi, pensando ragionevolmente a una notizia diffusa troppo tardi per poter essere inserita all'ordine del giorno in trasmissione (in effetti, l'ANSA la pubblica alle ore 19:55, proprio pochi minuti della messa in onda di Otto e Mezzo), abbiamo immaginato che l'argomento sarebbe stato trattato il giorno successivo, cioè giovedì 21 settembre. Speranza vana: quella sera in studio gli ospiti sono nientepopodimeno che il ministro del Beni Culturali, Dario Franceschini e l'editorialista del Corriere della Sera, Massimo Franco, mentre l'argomento della trasmissione è, indovinate un po', "Franceschini e il PD ombra", una roba che presumibilmente, negli intenti della redazione, avrebbe dovuto far fremere di curiosità folle di telespettatori ma che non sembra aver suscitato particolare interesse.
E della richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco Sala, nemmeno la suddetta ombra.

Tuttavia, non avendo perso completamente le speranze di veder trattati gli sviluppi di attualità della vicenda giudiziaria milanese del sindaco Sala, siamo andati a verificare anche la trasmissione Otto e Mezzo di venerdì 22 settembre, rimanendo puntualmente delusi nel constatare che l'argomento principe della serata era "Da Grillo a Di Maio", con ospiti in studio la parlamentare Barbara Lezzi del M5S e i giornalisti Andrea Scanzi e Paolo Mieli.

Insomma, la conduttrice Lilli Gruber, novella Venere, sembra mostrare un particolare e peculiare strabismo quando vi sono notizie di rilievo attinenti alle vicende giudiziarie romane e milanesi.

Chi l'avrebbe mai pensato? Io, per esempio.

venerdì 22 settembre 2017

La forza della paura.

A pochi mesi dal termine della legislatura e dopo aver analizzato tutte le possibili proiezioni in merito alla prevedibile distribuzione delle preferenze nel corpo elettorale, tutte le maggiori forze politiche presenti in Parlamento devono aver preso definitivamente atto che i rapporti di forza risultanti da elezioni indette con l'attuale meccanismo vedrebbero quasi sicuramente un Parlamento quadripolare "alla spagnola" in cui i principali attori sarebbero costituiti da soggetti politici nessuno dei quali sarebbe in grado, da solo, di raggiungere la maggioranza necessaria per governare ma per i quali, peraltro, nessuna alleanza risulterebbe politicamente fattibile per eccessiva inconciliabilità programmatica o per non rischiare la rivolta dell'elettorato di riferimento.

Il Partito Democratico orfano dei profughi bersaniani è soltanto l'ombra della macchina da guerra renziana delle ultime elezioni europee, e dai sondaggi viene ormai dato costantemente al di sotto del Movimento 5 Stelle.
Grillo & soci, d'altra parte, pur essendo attualmente accreditati di quella maggioranza relativa che darebbe al M5S il diritto di aspirare all'incarico di formare un governo, sanno benissimo anche loro di essere più o meno su una quota di consenso elettorale non superiore al 30%, quota che se si esclude l'opzione, da sempre assiomaticamente respinta, dell'alleanza con qualche altro soggetto politico, non permette di farsi alcuna illusione sulla possibilità di ottenere una maggioranza in Parlamento.
La Lega di Salvini, pur con tutti gli sforzi fatti per ampliare la base elettorale anche nelle aree meridionali sino a poco tempo fa disprezzate e considerate solo come una palla al piede per il nord ricco e virtuoso, resta comunque detentrice del solo platonico titolo di primo partito del centrodestra, avendo eroso, come era prevedibile e inevitabile, molta parte del consenso al relitto consunto di una Forza Italia in cui la leadership resta nelle mani di un padre-padrone pregiudicato, privato dei diritti politici e quindi impossibilitato anche a candidarsi e a svolgere un ruolo attivo in Parlamento.

Con questi presupposti, solo nel campo della fantapolitica si potrebbero ipotizzare alleanze capaci di determinare una plausibile maggioranza parlamentare.

Infatti, pur ammettendo in via del tutto ipotetica che il Partito Democratico e Forza Italia riuscissero a trovare un nuovo accordo facendo rinascere una sorta di Nazareno 2, per arrivare alla maggioranza avrebbero comunque bisogno anche dei voti di Salvini, il quale però ha detto chiaro e tondo che ogni eventuale alleanza che comprendesse la Lega dovrebbe partire dal presupposto della premiership al leader leghista (cioè a lui), e che in ogni caso la Lega con Renzi non vuole averci assolutamente nulla a che fare.

Peraltro, anche l'ipotesi irrealistica di un PD che ricuce lo strappo con i bersaniani non potrebbe in ogni caso portare a una maggioranza basata su questo patto per insufficienza di numeri.

E anche ipotizzando la rinascita di un polo di centrodestra basato su un patto a tre Berlusconi-Salvini-Meloni, ci troveremmo ancora di fronte a numeri insufficienti per formare una maggioranza parlamentare.

Il M5S, da parte sua, si è già chiamato ripetutamente fuori da ogni ipotesi di alleanza, il che, molto semplicemente, vuol dire che i vertici del Movimento, rendendosi conto di non essere ancora strutturalmente pronti per guidare il paese, non hanno nessuna seria intenzione di andare ad accollarsi prematuramente la responsabilità del governo e nel frattempo, tanto per far spettacolo, passano il tempo sulla piattaforma Rousseau giocando a selezionare un candidato premier che non avrà alcuna chance di formare un governo M5S.

Questo è quanto. In buona sostanza, con questo sistema elettorale nessuna combinazione di DUE partiti può aspirare a formare una maggioranza in Parlamento. Per riuscirci, servirebbe un'alleanza di almeno TRE partiti. Ma nell'attuale quadro politico, nessuna combinazione di TRE partiti è realmente possibile a causa delle incompatibilità e dei veti incrociati innanzi descritti.

Ci troviamo quindi di fronte a una situazione di stallo politico che preoccupa e che a molti osservatori fa persino paura.
La soluzione del dilemma però esiste, ed è anche ovvia. Si tratta semplicemente (si fa per dire...) di metter mano alla legge elettorale e di cambiarla in senso più spiccatamente maggioritario.

Riusciranno i nostri eroi?

lunedì 11 settembre 2017

Non se ne salva nemmeno uno.

Il caso dello stupro di Firenze di cui sono accusati due Carabinieri, nonché la conseguente ondata di polemiche, di distinguo e di reazioni sui media e sui social, ci restituiscono l'amarissima fotografia di un'Italia ormai culturalmente devastata. E quando dico che "non se ne salva nemmeno uno" voglio affermare, letteralmente, che tutti i protagonisti di questa squallida vicenda ne escono male, molto male.

I fatti accertati sono che, dopo un intervento effettuato per il ripristino dell'ordine pubblico davanti all'ingresso di una discoteca, due militari dell'Arma hanno fatto salire sulla loro auto di servizio due giovani ragazze, che in quel momento si trovavano entrambe in condizioni di alterazione di coscienza a causa della precedente assunzione di alcoolici o sostanze stupefacenti, le hanno accompagnate alla loro abitazione, e giunti a destinazione hanno entrambi consumato, ciascuno con una delle due ragazze, un rapporto sessuale.

Come spesso avviene, pare che gli indagati abbiano negato la violenza sessuale affermando che il rapporto fosse consenziente: scriminante giuridicamente del tutto inesistente poiché, anche qualora non vi sia utilizzo della forza fisica e/o di costrizione psicologica nei confronti della vittima, lo stato di menomazione fisica o psichica configura e presuppone sempre un rapporto sessuale non consapevolmente e liberamente voluto e quindi estorto a persona in condizioni di grave inferiorità.
Questo si chiama stupro, e deve essere chiaro.

Peraltro, sembra anche che gli indagati si siano giustificati sostenendo di non essersi accorti dello stato di alterazione psichica da parte delle due ragazze, le quali sarebbero apparse pienamente coscienti e presenti di sé stesse. Quanto queste giustificazioni possano essere ritenute attendibili lo valuterà la magistratura, ma dagli accertamenti medici esperiti sulle due vittime sembra sia emerso non solo che il rapporto sessuale c'è stato, pur non essendo stati riscontrati segni di violenza fisica, ma anche, come ho già ricordato, che esse si trovavano effettivamente in grave stato di alterazione psichica a causa dell'assunzione di alcoolici e/o sostanze stupefacenti nelle ore immediatamente precedenti ai fatti.
Mi si consenta quindi, in attesa delle risultanze delle indagini, di nutrire una serie di perplessità riguardo l'incapacità, da parte di due agenti dotati di lunga esperienza professionale, di percepire la poca lucidità delle due ragazze durante tutto il tempo che hanno passato in contatto con esse a partire dal luogo in cui le hanno incontrate.

Tuttavia, pur facendo l'avvocato del diavolo, pur presumendo che le due vittime fossero effettivamente in un normale stato di lucidità, e presumendo persino che il rapporto sessuale sia stato a tutti gli effetti consenziente, ciò non esime i due carabinieri dal rispondere della violazione di tutta una serie di norme del regolamento di disciplina avendo posto consapevolmente in essere le condotte di cui sopra: infatti non è consentito, se non in circostanze specifiche molto precise, far entrare e trasportare civili nell'auto di servizio, e non è parimenti consentito intrattenersi in rapporti intimi con terzi durante il servizio.

Stiamo quindi parlando, al di là degli aspetti penali relativi alla violenza sessuale, di comportamenti disciplinarmente inammissibili da parte di due rappresentanti delle forze dell'ordine, comportamenti la cui gravità . ovviamente - non poteva non essere nota agli stessi.

Insomma, se anche non ci trovassimo di fronte a due ignobili stupratori (e su questo l'ultima parola spetta alla magistratura), ci troviamo certamente di fronte a due immensi cretini che, per loro stessa ammissione, hanno posto in essere comportamenti gravemente lesivi dell'onore dell'istituzione da essi rappresentata e che per tale ragione si sono resi indegni di continuare a rappresentarla indossando quella divisa. Tutto ciò è stato chiaramente e opportunamente ribadito anche dallo stesso Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette.

Tuttavia, nemmeno gli alti gradi militari escono benissimo da questa storia, comunque vada a finire, poiché l'applicazione in sede disciplinare del "rigore esemplare" promesso in questo caso dovrebbe essere non un evento eccezionale ma la norma in ogni occasione in cui il comportamento dei rappresentanti di una istituzione ne pregiudica l'immagine: forse il generale Del Sette o i suoi colleghi di altre forze di polizia sono in grado di dirci quali "esemplari sanzioni" siano state adottate, per fare un esempio, nei confronti dei picchiatori della Diaz, dei torturatori di Bolzaneto e dei loro capi?

E per finire, mi sia consentito di sottolineare che non escono per niente bene da questa bruttissima storia nemmeno tutti coloro che, per un motivo o per l'altro, si sono affrettati a fare confronti e paragoni idioti con la vicenda di Rimini, che configura un quadro di inaudita ferocia e di spietatezza che nulla ha a che vedere con i fatti di Firenze.

Sulla figura e sul comportamento delle due studentesse di Firenze, invece, al momento trovo giusto astenermi da ogni commento e considerarle vittime sino a prova contraria poiché un rapporto sessuale non consapevolmente voluto è comunque una ferita ben difficile da rimarginare.
C'è stato persino chi le ha accusate di imprudenza per aver accettato di salire nella macchina di servizio dei due carabinieri: ma allora, se non possiamo fidarci più nemmeno delle forze dell'ordine, in che mondo viviamo?