domenica 10 giugno 2018

il punto sul problema del soccorso in mare nel Mediterraneo centrale

In questo interessante articolo viene descritta molto bene l'attuale surreale situazione riguardante i compiti, le competenze e le responsabilità relative alle operazioni di soccorso marittimo nell'area del mar Mediterraneo compresa fra le coste siciliane, quelle tunisine, quelle libiche e quelle greche, area in cui ovviamente si trova anche l'isola di Malta.

Con una richiesta scritta indirizzata direttamente al governo maltese, il ministro degli Interni italiano, Matteo Salvini, ha richiesto alle locali autorità di concedere l'attracco alla nave Acquarius della ONG SOS Mediterranee che nella giornata di sabato 9 giugno aveva imbarcato un totale di 629 persone, una parte delle quali soccorse direttamente dalla stessa nave Acquarius e le rimanenti provenienti da analoghe operazioni di soccorso condotte da altre navi presenti in zona. Il tutto, su controllo e coordinamento dell'I.M.R.C.C. (Italian Maritime Rescue Coordination Centre) di Roma, la cui specifica competenza è stata da tempo estesa anche alle acque internazionali confinanti con le acque territoriali libiche, stante la perdurante assenza di similari organi in Libia.

Alla richiesta italiana, il governo di Malta ha risposto negativamente, affermando di non avere competenza nello specifico evento essendosi le operazioni di salvataggio svolte al di fuori del proprio settore marittimo di ricerca e soccorso, ribadendo che la sua responsabilità in termini di coordinamento dei soccorsi ai sensi della Convenzione di Amburgo non comporta l'obbligo di accogliere i naufraghi nei propri porti, e facendo notare che comunque, rispetto alla posizione stimata della nave Acquarius, il porto sicuro più vicino non era Malta ma Lampedusa e che quindi, in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), era proprio verso Lampedusa che avrebbe dovuto far rotta l'Acquarius e che, se l'I.M.R.C.C. di Roma ha disposto diversamente, la cosa non riguardava in alcun modo le autorità maltesi.


Dal punto di vista strettamente giuridico, le posizioni maltesi appaiono pienamente legittime in base alle norme invocate. Resterebbe quindi piena facoltà delle autorità italiane riconoscere questo precedente e cominciare ad applicare sistematicamente in futuro le stesse norme, con pari millimetrico rigore, convogliando sui porti maltesi tutte le imbarcazioni reduci da azioni di soccorso marittimo effettuate in punti geograficamente più vicini a Malta rispetto ai porti italiani.
Sarebbe interessante scoprire le reazioni delle autorità maltesi, le quali, proprio per bocca del Primo Ministro, hanno proprio oggi ribadito di considerare il salvataggio di vite umane come una "priorità su qualsiasi altra considerazione".

Appare invece del tutto irrealistica la minaccia di Matteo Salvini di "chiudere i porti italiani", in quanto evidentemente contrastante con le norme innanzi richiamate.
E' invece da sottolineare che l'Italia, se volesse, potrebbe legittimamente rinunciare a farsi carico dell'attività di supervisione delle attività di ricerca e soccorso marittimo nel braccio di mare confinante con le acque territoriali libiche, essendo la sua competenza ristretta alle aree marittime definite dal D.P.R. 28/1994 (regolamento di attuazione della legge 147/1989 concernente l'adesione alla Convenzione di Amburgo sulla ricerca e il salvataggio marittimo).
Questo tuttavia non comporterebbe alcun vantaggio in termini di indirizzamento dei naufraghi, poiché tale decisione deve comunque essere presa in base alle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e non in base alla Convenzione di Amburgo, e comporterebbe prevedibilmente un ritorno di scafisti e trafficanti alla tattica originariamente seguita in passato, ovvero quella di arrivare in ogni caso con le imbarcazioni direttamente nell'area marittima di competenza italiana: riprenderebbero con ogni probabilità sbarchi e naufragi nei pressi di Lampedusa o comunque nelle vicinanze delle acque territoriali italiane ove la competenza sulle operazioni di soccorso resterebbe in capo all'I.M.R.C.C. di Roma.

La questione dei flussi umani via mare verso l'Italia non appare quindi risolvibile agendo sulle operazioni di ricerca e soccorso, ma va trovata a monte o a valle di esse.

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