L'informazione è una cosa seria.
Dopo la famosa puntata del programma "Vieni via con me" in cui lo scrittore Roberto Saviano ha parlato del processo di infiltrazione della criminalità mafiosa nelle regioni del settentrione italiano facendo anche riferimento a indagini della magistratura in cui sarebbero emersi contatti fra la mafia e alcuni esponenti locali della Lega Nord, il ministro degli Interni Roberto Maroni ha ripetutamente chiesto di poter replicare in trasmissione a quelle che a lui sono parse accuse ingiuste e diffamatorie nei confronti del suo partito.
La reazione del ministro Maroni ha avuto larghissima eco mediatica: il ministro stesso è stato infatti già ospitato in diversi talk-show, nei quali, oltre a cogliere l'occasione per sottolineare i motivi per cui ritiene infondate le dichiarazioni di Saviano, ha altresì insistito perché gli venga riconosciuta la facoltà di intervenire nella trasmissione di Fazio.
Dopo un iniziale rigetto della richiesta del ministro da parte dei responsabili del programma "Vieni via con me", si è trovata una soluzione di compromesso invitando il ministro a presenziare in trasmissione per "leggere un elenco", così come hanno fatto nella precedente puntata Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani.
A questo punto la questione potrebbe considerarsi chiusa, ma pare che a tirare la giacchetta dei responsabili di produzione di "Vieni via con me" si sia messo anche Pierferdinando Casini, il quale osserva con dispiacere come anche il delicato argomento dell'eutanasia sia stato trattato da Saviano senza alcun contraddittorio, e si candida anch'egli a presenziare a una prossima puntata della trasmissione per poter esprimere opinioni in contrasto con quelle di Saviano su casi come quelli di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby.
Ebbene, con la libertà, la pluralità e la correttezza dell'informazione tutto queste richieste non "ci azzeccano" assolutamente niente: infatti la trasmissione "Vieni via con me" non è e non vuole essere un talk-show, ma un programma di approfondimento culturale come ce ne sono, e ce ne sono stati, proprio tanti. E' quindi del tutto evidente che il format del programma, deciso in piena autonomia dai suoi responsabili, non è certo quello tipico del dibattito politico come possono essere trasmissioni quali "Porta a porta", "Annozero", "Matrix", e così via, nelle quali il telespettatore si aspetta - e con ragione - la presenza di ospiti che rappresentino le più diverse posizioni in modo che, se tutto ciò non avviene, le critiche alla conduzione del programma appaiano deontologicamente giustificate.
Nel caso di "Vieni via con me", invece, le insistenze che arrivano da diverse parti politiche nel voler presenziare e dire la propria nel merito degli argomenti trattati, appaiono grottesche e assurde, non tanto perché ci sia qualcosa di male in un politico che va a esprimersi in televisione, ma perché tali insistenti richieste non sono mai state avanzate in precedenza nel caso di altre trasmissioni in cui sono stati trattati con la stessa identica mancanza di contraddittorio argomenti aventi pari rilevanza nel campo della vita culturale e sociale.
Per esempio, le problematiche relative all'eutanasia e al testamento biologico vengono spesso trattate in programmi di cultura religiosa come, per esempio, la trasmissione "A sua immagine" che va in onda la domenica mattina su Rai Uno. Non ricordo di aver mai visto alcun contraddittorio, in quella trasmissione, e nemmeno ricordo che alcun esponente politico fautore delle posizioni culturali favorevoli al testamento biologico e all'autodeterminazione della prosecuzione dei trattamenti terapeutici sia mai insorto pretendendo di poter presenziare per esprimere le sue opinioni.
E potrei continuare facendo l'esempio di molte altre trasmissioni di approfondimento che non propongono, o non hanno mai proposto quando sono andate in onda, alcun tipo di contraddittorio: per esempio "Report", oppure "La storia siamo noi", oppure "La notte della repubblica".
Ma anche nel caso in cui si trattino argomenti specificamente politici, molti sono gli esempi di trasmissioni sistematicamente condotte senza contraddittorio: sicuramente le più conosciute sono "Sgarbi quotidiani" di Vittorio Sgarbi e "Il fatto" di Enzo Biagi.
Quello a cui abbiamo assistito nella scorsa puntata di "Vieni via con me", dunque, lungi dal rappresentare uno scandalo, è al contrario del tutto normale e regolare, e chi oggi nel mondo della politica e dell'informazione si indigna, si lamenta e chiede "riparazione del torto" dimostra solo di avere scarsissima memoria oppure di possedere una robusta dose di intrinseca ipocrisia.
Ma probabilmente, considerando l'altissimo indice di attenzione del pubblico nei confronti della trasmissione di Fazio, quello che in realtà si vuole è creare un precedente che dia in futuro modo a ogni politicante di poter mettere becco in qualsiasi tipo di evento mediatico.
Un precedente estremamente pericoloso, questo sì, per la libertà dell'informazione.
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