venerdì 10 dicembre 2010

Il mercato delle vacche.

Le ridicole sceneggiate a cui assistiamo in questi giorni non provengono da spettacoli televisivi di quart'ordine o da estemporanei teatrini di strada, ma nascono all'interno della massima espressione della democrazia costituzionale e dello Stato di diritto, ovvero il Parlamento della Repubblica.


E' sotto gli occhi di tutti già da diversi giorni, infatti, un insieme di manovre di corteggiamento e di persuasione tendenti a conquistare l'appoggio di parlamentari dell'opposto schieramento in vista della ormai prossima scadenza del voto di fiducia che con ogni probabilità il 14 dicembre sancirà in un senso o nell'altro il destino dell'attuale governo e forse anche di questa stessa legislatura.


Di per sé, tutto ciò rientrerebbe in un quadro di normalità istituzionale; il parlamentare in effetti agisce senza vincolo di mandato, il che vuol dire che egli risponde esclusivamente alla sua coscienza e può insindacabilmente decidere come esercitare tale mandato in ogni aspetto delle funzioni che è chiamato a svolgere: egli è libero di seguire oppure no le indicazioni politiche del suo partito o del suo gruppo parlamentare di appartenenza, ed è parimenti libero di uscire da un gruppo parlamentare, iscriversi a un altro oppure formarne uno nuovo, purché si rispettino gli adempimenti formali procedurali previsti dai regolamenti parlamentari.


In cosa, dunque, l'attuale situazione presenta aspetti moralmente censurabili? E' semplice: ci troviamo di fronte a manovre in cui la posta in gioco non è in alcun modo riconducibile a considerazioni di ordine politico ma solo ed esclusivamente a interessi personali di carattere puramente venale. Il vile denaro da intascare direttamente, oppure altro tornaconto.


Il mercato delle vacche, appunto.

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