martedì 14 dicembre 2010

Il problema della rappresentatività politica


Nessun sistema è perfetto, è evidente che anche la democrazia ha i suoi punti deboli. Infatti il problema che l'Italia deve affrontare nell'attuale momento storico è la questione della rappresentatività.

Non è solo questione di meccanismi elettorali, la cosa riguarda un po' tutto il sistema istituzionale e l'impianto costituzionale. Oggi chi parla di volontà popolare esprime un concetto vuoto, soprattutto perché dal punto di vista dei rapporti fra il cittadino (elettore) e il parlamentare (eletto) non esiste un legame diretto fra consenso elettorale, comportamento del parlamentare durante la legislatura, e riaffermazione (o negazione) del successivo consenso elettorale in base al fatto che il rappresentante abbia corrisposto oppure no alle aspettative iniziali.

Il concetto di rappresentatività, infatti, è intimamente connesso al "patto elettorale" fra il cittadino e il suo rappresentante: se non sussiste questo patto, il voto perde il suo significato e il parlamentare si può ritenere libero di agire come gli pare.

Ma in Italia il parlamentare, in concreto, è effettivamente libero di agire come gli pare: lo dice a chiare lettere la Costituzione quando afferma la libertà da qualsiasi vincolo di mandato. Il Parlamentare viene eletto dai cittadini, ma secondo la Costituzione egli non rappresenta il suo bacino elettorale bensì l'intera nazione.

Questo purtroppo non va più bene. Poteva essere un concetto valido nei primi decenni della vita repubblicana, quando era strategicamente importante evitare di stringere troppo il legame tra parlamentari e partiti politici.
Oggi però il quadro politico è del tutto cambiato a livello mondiale, e ne deriva necessariamente l'esigenza di adeguare il dettato Costituzionale. Non si tratta di stravolgere niente o di mettere in discussione i valori etici fondamentali, sia chiaro: al contrario, si tratta di aumentare l'efficienza del nostro impianto istituzionale, al fine di rendere EFFETTIVA LA RAPPRESENTATIVITA' del parlamentare nei confronti di colori che gli hanno dato fiducia con il loro voto.

Guardate quello che è successo oggi, e che è già successo tante volte in precedenza: parlamentari che per lunghi periodi hanno sostenuto una determinata linea politica, hanno disinvoltamente cambiato posizione passando da uno schieramento a un altro.
E' evidente che in un sistema istituzionale moderno, come quello che per esempio troviamo in alcuni paesi anglosassoni come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, permettersi di fare un passo del genere comporterebbe una punizione politica durissima alla successiva tornata elettorale da parte della base popolare che si vedrebbe tradita nella fiducia riposta.
In Italia una cosa del genere passa praticamente in maniera indolore. Anzi, molto spesso gli uomini politici più inseriti nei meccanismi clientelari dimostrano in tal modo alla propria base elettorale la loro "capacità di agire" e la loro "forza politica".
Non va bene. A volte questi voltafaccia avvantaggiano una determinata parte politica, a volte ne avvantaggiano un'altra, ma chi ci rimette alla fine è la capacità complessiva del sistema di affrontare i problemi del paese.

Infatti è sotto gli occhi di tutti che l'attuale classe politica, nel suo complesso, non è assolutamente in grado di svolgere quello che dovrebbe essere il suo compito.
Al contrario, essa continua imperterrita a crogiolarsi nella propria autoreferenzialità, mentre la situazione al di fuori dei palazzi diventa sempre più drammatica.

E' un lusso che non ci si può più permettere.

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