giovedì 3 marzo 2011

E io pago...

Dunque, a quanto pare, il governo ha deciso di rinunciare all'opzione "election day". Il che vuol dire che sulle già esangui casse dello Stato (e quindi in ultima analisi sulle spalle dei cittadini) graverà l'onere economico relativo alla necessità di finanziare, in due domeniche successive, prima le elezioni amministrative e poi i referendum.


Questa decisione non appare avere alcuna giustificazione di tipo tecnico o procedurale, a fronte di un esborso supplementare che nella attuale contingenza economica sarebbe stato semplicissimo, nonché sommamente opportuno, risparmiare allo Stato semplicemente accorpando nella stessa giornata sia le elezioni amministrative che i referendum.


Stiamo parlando, nella fattispecie, di una differenza che secondo le stime più ottimistiche si aggirerebbe attorno a una trentina di milioni di euro, mentre i più pessimisti evocano cifre ben superiori, nell'ordine di circa trecento milioni di euro. In ogni caso non sono questi tempi di vacche grasse, anche un solo euro risparmiato è un euro guadagnato, e il cittadino che oggi mediamente fa fatica ad arrivare a fine mese si aspetterebbe a buon diritto che gli amministratori della cosa pubblica agiscano nella maniera più virtuosa, nel miglior interesse della nazione e nel rispetto del mandato e della fiducia ricevuta dagli elettori.


Invece, niente. Il governo ha deciso di non tener conto di queste considerazioni e ha ritenuto di poter scialacquare il denaro del contribuente senza farsi scrupolo alcuno.
Bene ha fatto Silvio Berlusconi, quindi, qualche anno fa, a cambiare il nome della sua formazione politica: infatti la denominazione di "Polo della Libertà e del Buon governo" non sembra affatto adatta a descrivere l'essenza e i contenuti dell'azione politica dell'attuale maggioranza parlamentare.


Ma ovviamente, in una società democratica e pluralista, ci si aspetta che la politica, per bocca dei suoi rappresentanti, renda conto al cittadino delle sue decisioni e le giustifichi, almeno nei suoi tratti essenziali.
Beh, è esattamente quello che è successo ieri, nella trasmissione televisiva "TG3 Linea Notte", condotta da Bianca Berlinguer, trasmissione in cui fra gli ospiti vi era anche il governatore del Piemonte, Roberto Cota.


La giornalista non si è lasciata sfuggire l'occasione di chiedere a Roberto Cota, importante rappresentante dell'attuale maggioranza politica, il motivo del mancato accorpamento delle elezioni amministrative e dei referendum.
La risposta del governatore del Piemonte è stata la seguente:

"Non è stato fatto perché la particolarità del referendum deve consentire all'elettore di esprimere tre diverse posizioni:
1. votare a favore del quesito;
2. votare contro il quesito;
3. rifiutarsi di votare, facendo mancare il quorum."

Ora, a dire il vero non possiamo esimerci dall'osservare che il governatore Cota ha dimenticato di citare le altre due possibili opzioni che l'elettore ha a disposizione, ovvero la scheda bianca e la scheda nulla, ma noi siamo generosi e molto volentieri consideriamo questa dimenticanza come un semplice lapsus, rifiutandoci categoricamente di pensare che il presidente di una Regione non sia al corrente delle più elementari nozioni di tecnica elettorale.


Ma andiamo avanti. Come tutti potremo immaginare, a questo punto Bianca Berlinguer ha fatto presente al governatore Cota che se un elettore desidera rifiutarsi di votare in un determinato contesto, basta rifiutarsi di ritirare le schede relative alle consultazioni a cui non vuole partecipare e accettare di ritirare solo le schede relative alle consultazioni in cui egli si vuole esprimere.
Semplicissimo.
Non ci vuole la zingara.


Ovviamente il governatore Cota non è stato in grado di opporre alcuna argomentazione valida, di fronte a questa banale osservazione.


Ma altrettanto ovviamente, il governatore Cota non avrebbe potuto ammettere nemmeno sotto tortura che in realtà l'intento del governo era semplicemente quello di approfittare di qualsiasi opportunità per ostacolare il raggiungimento del quorum per i referendum in questione, i quali, essendo stati richiesti per iniziativa dell'opposizione, hanno un evidente significato politico.


Tutto questo, come abbiamo visto, con la più totale indifferenza - il termine esatto, a mio modo di vedere, sarebbe "disprezzo" oppure "menefreghismo" - per le finanze dello Stato, a ulteriore dimostrazione della totale mancanza di scrupoli e dell'inaffidabilità di questa maggioranza quando si tratta di difendere e di tutelare la cosa pubblica e i suoi beni, cioè i beni di tutti i cittadini, quei beni che meriterebbero ben altri amministratori.

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