lunedì 9 settembre 2013

Emmanuel Swedenborg, dal pensiero scientifico al misticismo.

Erudito? filosofo? profeta? mistico? oppure solo un visionario?



Apparentemente di questo personaggio si potrebbe dire tutto e il contrario di tutto, tuttavia io preferisco immaginare un unico filo conduttore nel suo travaglio intellettuale e mi limito a definirlo semplicemente uno straordinario ricercatore: un uomo che si pose sempre nuove domande e che non smise mai di cercare risposte ovunque tale ricerca potesse portarlo. La sua peculiarità fu infatti, come il titolo dell'articolo ci prefigura, l'aver osato spaziare disinvoltamente dall'immanenza alla trascendenza senza esitare, senza particolari imbarazzi e senza guardarsi indietro più di tanto, sempre alla ricerca di quel principio unificatore dei diversi piani dell'esistenza che in fin dei conti rappresenta ancor oggi la sfida più epica e suggestiva per ogni spirito che si voglia definire "libero" nell'accezione più ampia del termine.

Ma diamo un'occhiata alla sua sorprendente biografia: Swedenborg nasce a Stoccolma nel 1688, in pieno sviluppo di quel "luteranesimo moderato" che caratterizzò la penisola scandinava nel sec. XVII e che permise anche a suo padre, tal Jesper Swedberg, di diventare prima pastore e poi vescovo. Non deve quindi stupire se, cresciuto in questo ambito familiare e culturale, il giovane Emmanuel diventa dottore in teologia già nel 1709, a soli 21 anni.
Tuttavia, ben presto la sua sete di conoscenza lo porta a spaziare ben oltre, affermandosi sempre più nello studio delle lingue, dell'astronomia, dell'anatomia umana, della matematica, della geologia e dell'economia politica. E non è affatto peregrino l'accostamento di questo spirito enciclopedico con l'eclettismo creativo di Leonardo da Vinci. A puro titolo di esempio, ricordando gli studi leonardeschi sulle macchine volanti, non possiamo non sottolineare che anche Swedenborg si cimentò in questa sfida alle leggi della natura progettando un originale ornitottero a pianta anulare.

Questa macchina volante era per quei tempi un rimarchevole esempio di ingegneria aeronautica, in quanto possedeva già embrionalmente alcune caratteristiche tipiche dei successivi "veri" velivoli più pesanti dell'aria: un carrello d'atterraggio a ruote, superfici aerodinamiche di sostentamento curvate sia in larghezza che in lunghezza, e il caratteristico posizionamento del pilota in posizione centrale, quindi in prossimità del baricentro del velivolo, prefigurando quindi per certi versi le moderne tecnologie dell'aerodinamica a stabilità rilassata. Per la cronaca, un ornitottero basato su simili scelte progettuali fu effettivamente realizzato da Alphonse Penaud nel 1872, ed era un trabiccolo che riusciva anche a volare per qualche metro sotto la spinta della propulsione a elastico.

Comunque, l'importanza della figura di Swedenborg nella cultura europea della prima metà del sec. XVIII non è data tanto dai suoi studi scientifici quanto piuttosto dalla sua deriva mistica: egli in effetti non aveva mai rinnegato il concetto di un Dio artefice e padre dell'universo in favore di un mero razionalismo, e superata la boa simbolica dei 50 anni di età cominciò a riavvicinarsi allo studio del trascendente attraverso una serie di esperienze mistiche veramente fuori dal comune. Solo il prestigio di cui godeva presso la corte di Svezia e anche presso nuove emergenti personalità del mondo della cultura dell'epoca, fra cui ritroveremo lo stesso Immanuel  Kant, gli consentì di non dover subire le conseguenze delle sue posizioni considerate ormai totalmente eretiche rispetto al Luteranesimo.
Nel 1744, dopo una malattia che durò più di un anno, Swedenbord cominciò ad avere le prime visioni dell'aldilà, ma le visioni non restarono episodiche bensì si ripeterono, ed egli sosteene di essere entrato in contatto con gli spiriti dei morti, fra cui persino Virgilio e Lutero. A questo punto, lo studioso attento e scrupoloso che egli era stato sinora si trasforma in un vero e proprio veggente e Swedenborg comincia ad annotare tutte le sue esperienze mistiche in un manoscritto noto con il nome di "Diario dei sogni" intraprendendo un percorso di autoanalisi psichica, anche attraverso tecniche di autoipnosi, che secondo lui erano il mezzo attraverso il quale l'uomo poteva prendere contatto con gli spiriti. Fra le sue visioni più note possiamo citare (invero con una certa perplessità mista a inquietudine) la minuziosa e dettagliata descrizione dell'incendio di Stoccolma del 1759, fatta "in diretta" mentre egli si trovava a Goteborg, ovvero a 500 chilometro di distanza. Swedenborg, successivamente, dichiara anche di aver visto il Giudizio Universale e di aver anche visitato tutti i pianeti del sistema solare.
Swedenborg predice persino la sua morte, avvenuta in Inghilterra nel 1772, e ci lascia in eredità una collezione monumentale di opere a sfondo mistico ed esegetico che vengono successivamente diffuse in Francia ad opera della Massoneria e che in seguito influenzano il pensiero di molti illustri personaggi dell'epoca, in primis Cagliostro e Honoré de Balzac. Fu proprio quest'ultimo che soprannominò Swedenborg "Il Buddha del Nord" e che ebbe a dichiarare: "La dottrina di Swedenborg è una ripetizione in senso cristiano di antiche idee, ed è la mia religione".

E sempre in termini di religione, è opportuno ricordare che poco dopo la morte di Swedenborg verrà fondata a Londra la Chiesa della Nuova Gerusalemme, che ancora oggi conta negli Stati Uniti parecchie migliaia di fedeli.

C'è solo da chiedersi, a questo punto, come mai un personaggio di cotanto spessore non abbia avuto modo di lasciare una sua impronta anche nella cultura italiana dell'epoca. E la risposta è sempre la stessa, ovvia e scontata, banale nella sua amara tragicità: a Roma, a quei tempi, così come fu prima e così come sarebbe stato anche dopo, c'era il Papa. Una cultura che non ammetteva concorrenza alcuna.

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