E' quasi sempre piuttosto difficile misurarsi intellettualmente con gli opinionisti più prestigiosi, essendo essi per forza di cose ammantati dal prestigio e dall'autorevolezza derivante dalla loro capacità di veicolare il messaggio mediatico in termini tanto efficaci da far sorgere nell'uditorio un elevato livello di convinzione della veridicità dei contenuti.
Tuttavia la cosa giusta da fare sarebbe cercare di valutare ogni fatto nella sua essenza, spogliandola dagli orpelli della retorica e della strumentalizzazione. Uhm. E allora da dove comincio? Vabbeh, dall'inizio.
Prima di tutto, chiariamo una cosa: "sottrarre voti a Salvini" non è a priori un atto squallido o irresponsabile ma sarebbe oggettivamente cosa buona e giusta in ogni sistema politico degno di tal nome, vista la pochezza del personaggio in questione e la miseria intellettuale delle sue proposte politiche.
Non so se Saviano comprende questo concetto (ne è lecito dubitare, visto ciò che scrive), ma se serve posso sempre fare un disegno.
Poi, può anche essere che le motivazioni alla base delle posizioni assunte da Di Maio sul tema delle azioni delle ONG possano essere politicamente discutibili e magari anche demagogiche, ma ciò non toglie che esprimere perplessità su quello che succede nelle vicinanze delle coste libiche (e NON di quelle italiane) è non solo logico ma anche necessario alla luce del continuo espandersi del fenomeno migratorio che ha come destinazione l'Europa, fenomeno che non può essere ricondotto a episodio contingente ma va considerato come una emergenza di lungo periodo da affrontare con pragmatismo e senza paraocchi ideologici, rendendosi conto che non può essere arrestato ma deve essere assolutamente governato, pena l'esplosione repentina di tensioni sociali irreversibili.
Consiglierei quindi di guardare la luna, e non il dito che la indica.
Inoltre, sarebbe appena il caso di ricordare che il "fango" di cui parla Saviano nasce da un fascicolo aperto da una Procura della repubblica italiana e da una serie di interrogativi posti da Frontex (Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera): trattasi in entrambi in casi di soggetti istituzionali meritevoli di rispetto sino a prova contraria, e che sino a prova contraria sanno di cosa parlano.
Infine, se Saviano si dichiara esplicitamente "buonista", sarebbe il caso che spieghi al lettore cosa questo termine significhi per lui, visto che tale concetto viene sistematicamente storpiato e utilizzato a casaccio da più parti. Ma chissà perché, ho il sospetto che Saviano non abbia interesse ad approfondire.
Ma ora è il caso di entrare nel merito: il problema è che è ormai da tempo che i profughi provenienti dalle coste libiche vengono soccorsi da navi appartenenti o gestite da ONG non, come avveniva inizialmente, all'approssimarsi delle loro imbarcazioni alle acque territoriali italiane dopo aver attraversato il tratto di mar Mediterraneo (circa 250 km in linea retta sino a Lampedusa, e più di 400 km per arrivare sulle coste siciliane) ma appena al di là delle acque territoriali libiche, e questo non può essere considerato un fenomeno casuale. Si tratta di una scelta ben precisa, poiché nel primo caso servono barche capaci di tenere in qualche modo il mare per qualche giorno (vecchi pescherecci o altre carrette del mare che abbiamo già visto in passato approdare a Lampedusa o naufragare nel canale di Sicilia) mentre nel secondo caso bastano barche molto più piccole o anche semplici gommoni, natanti con i quali non si deve fare altro che riuscire ad allontanarsi di qualche miglio dalle coste libiche e lanciare il segnale di SOS attendendo che una nave di qualche ONG arrivi "casualmente" a soccorrere gli altrettanto "casuali" naufraghi.
Quello che avviene dopo, poi, è altrettanto curioso, poiché secondo le regole vigenti i naufraghi andrebbero portati nel "porto sicuro" più vicino, e basta guardare una qualsiasi cartina geografica per rendersi conto che, rispetto al limite delle acque territoriali libiche, i porti tunisini sono molto più vicini del porto di Lampedusa, e la stessa Malta è molto più vicina della Sicilia.
E non mi risulta che in Tunisia o a Malta vi siano bande di predoni selvaggi che scorrazzano per i porti rapinando, schiavizzando e brutalizzando naufraghi indifesi.
Nonostante questo, però, le navi gestite dalle ONG, dopo aver preso a bordo i suddetti naufraghi, si dirigono sistematicamente ed esclusivamente verso porti italiani.
E' quindi evidente che il problema non è salvare oppure non salvare vite (le vite vanno sempre salvate), ma tutto quello che succede PRIMA del naufragio e DOPO il naufragio, che solo un bambino - o un ipocrita - potrebbe insistere nel considerare come "semplice casualità".
Ebbene, a questo punto è opportuno ricordare che nel contesto delle attività di soccorso in mare nulla è lasciato al caso ma esiste un quadro normativo ben preciso a cui corrisponde una altrettanto precisa organizzazione delle risorse e degli strumenti operativi. Per la precisione, in base al R.D. 30 marzo 1942, n. 327 (Codice della navigazione), e in base alla L. 3 aprile 1989, n. 147 (ratifica della Convenzione di Amburgo), in Italia l'unico soggetto istituzionalmente titolato a coordinare le operazioni di soccorso in mare è l'I.M.R.C.C. (Italian Maritime Rescue Coordination Centre) della Guardia Costiera, ed è esclusivamente a questa centrale operativa che devono far capo le ONG che desiderano agire in modo trasparente ed efficace nelle attività umanitarie che comportano il recupero dei naufraghi.
Per esempio: http://bootvluchteling.nl/en/missions/sar-team/#top
E non è casuale il fatto che nel link appena proposto si può leggere testualmente:
" ... We are aware of the rumors about possible contacts and illegal transports between refugees and the ships of NGOs. However, since we operated our rescue missions strictly through the MRCC, we were not confronted with this type of contacts. ... "
Risulta quindi del tutto legittimo, e anche intellettualmente doveroso, porsi tutti gli interrogativi del caso nel momento in cui si assiste a fenomeni di, chiamiamolo così, "pattugliamento casuale" del tratto di mare immediatamente a ridosso dei confini dell acque territoriali libiche, da parte di imbarcazioni appartenenti alle ONG più diverse, le quali si trovano, altrettanto "casualmente", a soccorrere naufraghi di barcacce o gommoni che non sarebbero assolutamente in grado di percorrere più di qualche miglio in mare aperto.
E come conseguenza di queste premesse, risulta altrettanto inevitabile chiedersi per quale motivo i migranti che aspirano a recarsi in Europa vengano imbarcati su simili gusci di noce. La spiegazione sarebbe ovvia e banale anche se non supportata da prove oggettive, ma per un "buonista" come si definisce Saviano risulta piuttosto indigesta. Allora tanto vale cercare di rivoltare la frittata manifestando l'indignazione di rito e (stra)parlando di irresponsabilità e squallore.
Non c'è maggior cieco di chi non vuol vedere. E questi falsi ciechi sono proprio quelli che si riempiono la bocca di accuse di populismo, con il ditino all'insù e l'espressione saccente da radical chic de noartri.
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