Durante la diretta alla Camera, più volte l'audio è
stato interrotto perché non si sentissero cose "che non sarebbe stato
opportuno sentire".
Ho anche sentito la presidente Boldrini redarguire
qualcuno perché "non si possono fare fotografie in aula".
Pure vanità, queste, piccolezze arroganti di un mondo
incastonato su sé stesso e sulla sua esistenza puramente burocratica.
Un motore che funziona dal 2 giugno 1946 ma che ormai
da tempo, non so di preciso da quando, non è più connesso a nulla, non muove
più nulla.
Un motore che però necessita di carburante e
lubrificante in quantità esorbitanti, un motore che ha bisogno di una
manutenzione sempre più onerosa, un motore che inquina sempre di più e ammorba
e avvelena l'aria stessa che respiriamo, un motore così invecchiato da non
trovare più ricambi adatti, un motore in cui ormai sempre meno meccanici sanno
mettere le mani, un motore che scricchiola e cigola sempre di più e che fa
sempre più fatica ad andare a regime.
Un motore che funziona secondo un principio, la
democrazia rappresentativa, che continua a mantenere immutata la sua validità.
Ma un motore che, lo sappiamo tutti, andrebbe spento,
rottamato e sostituito il più presto possibile con un altro pezzo di meccanica
capace di ritornare a svolgere la sua naturale funzione propulsiva.
A questo punto, chiunque condivida questa premessa
troverà logico chiedersi quale soggetto politico potrà svolgere questo compito
essenziale per la sopravvivenza del nostro paese. Io qui e ora non voglio dare
risposte o indicazioni, come tutti ho opinioni già più volte espresse giuste o
sbagliate che siano, ma voglio semplicemente rivolgermi a chiunque alle
prossime elezioni deciderà di andare a votare, invitandolo a riflettere bene
guardando al nostro passato, non quello del secolo scorso in cui più o meno il
motore funzionava ancora anche se in rapido decremento di efficienza
termodinamica, ma riflettendo attentamente sull'ultimo ventennio.
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