lunedì 28 ottobre 2013

Il silenzio degli imbecilli

Dunque, continuano a susseguirsi i rumors sulla successione al vertice della cosca politica di Arcore: il Grande Pregiudicato (quello dal "culo flaccido", secondo l'ineffabile Nicole Minetti) potrebbe decidersi a lasciare le redini del Partito di Plastica a sua figlia Marina, rinunciando all'opzione Alfano.

http://www.repubblica.it/politica/2013/10/28/news/marina_studia_da_candidato_premier_ecco_la_road_map_della_figlia_del_cavaliere_resta_il_grande_risiko_dei_vertici_fininvest-69622676/?ref=HREC1-2

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/27/pdl-brunetta-minaccia-se-ci-sara-decadenza-governo-finisce-e-berlusconi-lancia-marina/757884/

http://www.ilgiornale.it/news/interni/berlusconi-prende-tempo-marina-asso-nella-manica-962340.html

Questa per il momento è solo un'ipotesi, la stessa Marina ha più volte dichiarato di non essere affatto interessata. Tuttavia, in attesa di sapere come evolverà realmente la questione e rinunciando a emettere giudizi aprioristici su una persona che in politica non ha ancora sostanzialmente detto né fatto nulla che sia degno di essere commentato, è comunque possibile - e forse anche utile, chissà - sottolineare qualche punto fermo sull'attuale momento, ovvero su ciò che i commentatori e i giornalisti amano chiamare "il quadro politico".

In realtà sarebbe molto più importante rivolgere l'attenzione al "quadro economico", che continua a non promettere nulla di buono: pescando a caso dalla cronaca, per esempio, apprendiamo che due grandi aziende metalmeccaniche (Electrolux e Indesit) potrebbero arrivare a chiudere alcuni stabilimenti italiani e trasferire la produzione in altre nazioni dell'est europeo ove evidentemente i costi del lavoro sono inferiori.
Di fronte a un dramma di tale portata, la politica dovrebbe fare fronte unico e intervenire con misure strutturali e efficaci sul lungo periodo, rifuggendo da soluzioni tappabuchi che altro non fanno che nascondere la polvere sotto il tappeto. Apprendiamo invece che questo (sedicente) economista, nonché capogruppo del PdL alla Camera dei deputati, nonché uomo di "alta statura politica" come si può ben vedere da questa foto:


continua a dichiarare urbi et orbi che il governo Letta cadrà se il noto pregiudicato Silvio Berlusconi decadrà dalla carica di senatore.

In un "paese normale", la stolida arroganza di queste dichiarazioni basterebbe abbondantemente per sollevare l'onda della indignazione popolare e istituzionale, portando il latore di tali affermazioni al totale e immediato oblio politico. Ma non dobbiamo dimenticare che ci troviamo in un paese in cui il noto pregiudicato di cui sopra ha tranquillamente fatto promesse elettorali rivoltanti come questa:

  

Arrivare a strumentalizzare populisticamente e demagogicamente la sofferenza atroce di persone che lottano contro una malattia terribile come il cancro è uno degli atti più osceni e ripugnanti che si possano immaginare, poiché nel promettere la cura contro il cancro si mente sapendo benissimo di mentire: eppure, da parte degli astanti, non si sono alzate urla di protesta e di disapprovazione, no, al contrario, applausi e manifestazioni di giubilo estasiato.

Ma a questo punto è d'obbligo chiedersi se i suddetti astanti siano dei luridi porci senza dignità e senza onore (con tutto il rispetto per i suini veri, quelli a quattro zampe, di cui non si butta niente) o siano semplicemente un branco di poveri imbecilli derelitti. Io propendo per la seconda ipotesi, basandomi sul fatto che ho personalmente constatato che in giro vi sono VERAMENTE degli allocchi che continuano convintamente a votare per il Partito di Plastica, e si compiacciono di farlo, anche semplicemente perché in questo modo si opporrebbe un ostacolo alla conquista del potere "da parte dei comunisti".

Già, i "comunisti".

Una categoria politica che nell'Italia repubblicana è stata sempre scarsamente (e troppo spesso indegnamente) rappresentata, salvo che in un breve periodo dell'immediato dopoguerra in cui il Partito Comunista, reduce dalla lotta di liberazione insieme agli altri movimenti di opposizione al fascismo, ha avuto un ruolo significativo nella ricostruzione delle istituzioni; successivamente, fra derive pseudo-staliniste, compromessi storici e tentativi di trasformazione in centro di mediazione di interessi economici, di propriamente "comunista" in Italia non s'è mai più visto un bel niente. Eppure, per venti anni, una sterminata quantità di imbecilli italiani ha dato credito a un delinquente solo perché diceva che "bisognava opporsi ai comunisti", consentendo a questo delinquente di farsi esclusivamente gli affaracci propri a suon di leggi ad personam e di "cene eleganti". E poco importava se nel frattempo il paese andava in malora. Lui intanto "cenava elegantemente" insieme a notissime personalità: Rita Levi Montalcini? Riccardo Muti? Renzo Piano? no, macché:

le gemelle De Vivo...
Nicole Minetti...             
Ruby Rubacuori...                    
Michelle Conceicao...                        

Come potete vedere, un vasto assortimento del mondo della cul-tura internazionale. Amabili personcine, peraltro, che solo per educazione e per non mettere in imbarazzo l'anfitrione non si sono rifiutate di accettare (e accettare, e accettare, e ancora accettare...) qualche "piccolo regalino" che il suddetto anfitrione ha sempre pubblicamente motivato esclusivamente con il suo spirito di liberalità e la sua innata generosità.

Innata generosità che, invece, non gli ha affatto impedito di liberarsi in questo modo della questione di una donna (una Signora, in questo caso) che si era rivolta a lui spinta dalle sue difficoltà economiche e dalla sua difficile situazione personale. Ma questa Signora, evidentemente, non faceva parte del mondo della cul-tura così ben apprezzato dal Miglior Presidente del Consiglio degli Ultimi 150 Anni (ipse dixit).


... il Capo del Governo non può farsi carico di casi individuali ...
... l'avviamento al lavoro ha le sue regole e nessuna Autorità può agire in deroga ...
... dal punto di vista umano c'è sempre il rammarico di non averle potuto dare una mano ...
ecc. ecc.


Ecco, se non ci fosse da piangere ci sarebbe effettivamente da ridere al solo pensiero di aver dato per 20 anni il proprio consenso elettorale a un simile impudico cialtrone, nonché a tutti gli effetti pregiudicato.

Eppure, parlando (o meglio, cercando di parlare, cosa non facile quando ci si trova di fronte a certi cervelletti poco cresciuti) con qualcuno degli adoratori del Dio di Arcore, le risposte che ho ricevuto sono sempre state sistematicamente le stesse:

1. in casa sua ognuno fa quello che vuole

(risposta da perfetto idiota, perché lo sanno anche i sassi che un uomo politico investito di un'altissima carica istituzionale ha di conseguenza, in virtù del potere conferitogli, anche corrispondenti gravi responsabilità nei confronti dei cittadini, e fra tali responsabilità rientra anche il dovere di non prestare il fianco a critiche o di non correre il rischio di essere addirittura soggetto a ricatti di qualsiasi tipo)

2. Berlusconi è un uomo come tutti gli altri, quindi gli piace la figa e fa bene a trombare

(risposta da perfetto idiota: vedi sopra)

3. sì, vabbeh, ma quello che importa è che impedisce ai comunisti di andare al potere

(ma quali comunisti, di grazia, visto che sono decenni e decenni che in Italia non se ne vede uno?)

A me invece sembra proprio che gli italiani abbiano dimostrato e continuino a dimostrare una straordinaria immaturità intellettuale, immaturità che in troppi casi sconfina nella vera e propria imbecillità. L'elettorato del PdL pare essere composto in gran parte da femminucce che nel satiro di Arcore vedono la personificazione dell'Uomo Forte e Potente e da maschietti che in lui vedono il Successo (comunque ottenuto) e la Superiorità nei confronti delle donne usate esclusivamente come strumento di piacere sessuale.

Poi, naturalmente, fra i sostenitori del PdL ci sono anche quelli che nutrono ben altri interessi e che danno il loro consenso a questo soggetto politico con motivazioni magari discutibili e antietiche ma che in sé hanno certamente una ferrea logica, magari utilitaristica ma che sempre logica è. Questi, almeno, il cervello ce l'hanno e lo fanno anche funzionare. Questi li combatto, ma li rispetto. E' il gioco della politica.

Gli adoratori del Dio di Arcore, invece, no, mi spiace, proprio non li rispetto: costoro meritano solo di essere disprezzati, ignorati e allontanati. E all'occorrenza, quando si fanno petulanti e ti fanno perdere la pazienza con i loro discorsi sciocchi e provocatori, meritano pure qualche ceffone ben assestato.

P.s.: adesso abbiamo parlato degli imbecilli "di destra". Ma vi prometto che la prossima volta parlerò degli imbecilli "di sinistra".

Stay tuned.

mercoledì 23 ottobre 2013

Il sindachesso "Renzie" dixit...

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/10/23/renzi-vs-m5s-sono-150-vanno-sul-tetto-e-costano-3-milioni-di-euro-al-mese/250425/


Nel giorno in cui a Parma vi sarebbero tutti gli estremi per rivolgere la nostra occhiuta attenzione a quello che di non molto chiaro (a dir poco) sta combinando la maggioranza pentastellata e il sindaco Pizzarotti in tema di politica urbanistica, il "nuovo che avanza" made in Florence conferma di essere alquanto distratto e invece di affondare il coltello nel fianco alquanto scoperto dell'amministrazione emiliana se ne esce con un serioso pistolotto talmente qualunquistico e privo di sostanza da esser degno delle migliori supercazzole di tognazziana memoria.
"innanzitutto credo che bisogna ritornare a parlare di cose concrete agli italiani"
Insomma, il bue che dice cornuto all'asino. Secondo l'acuta visione politica del sublime Renzie, i parlamentari del M5S sono poco produttivi e anzi, si divertono a starsene sui tetti: più che un branco di fannulloni, quindi, questa pare la fotografia di un'allegra scolaresca in gita premio. Una scolaresca di 150 persone, mica micio micio bau bau. Una scolaresca, continua imperterrito il sublime Renzie, che - ci fa sapere - viene a costare alla collettività qualcosa come 3 milioni di euro al mese.

Ora, già il fatto di imputare proprio alla pattuglia parlamentare del M5S (cioè a quelli che sin dal loro ingresso in Parlamento si sono battuti più ferocemente contro il finanziamento pubblico ai partiti e che si sono autodecurtati gli emolumenti destinando centinaia di migliaia di euro di surplus ai terremotati dell'Emilia) i costi della politica dimostra ipso facto che colui che si avventura in questo sentiero è un coglione che non sa quello che dice oppure è un mentitore che invece sa benissimo quello che dice. E francamente, noi italiani di coglioni e di mentitori assortiti ne avremmo un tantinello abbastanza. Abbiamo già dato, caro Renzie. E s'intende, stiamo ancora continuando a dare, attesocché - tanto per fare un esempio - la pattuglia parlamentare del PD è ben più corposa di quella del M5S, e i piddì(menoell)ini lo stipendio non ci hanno nemmeno pensato di straforo a decurtarselo. Chiamali fessi. Mica micio micio bau bau!

Ma lasciamo perdere la tragicomica querelle del sindachesso di Firenze sugli emolumenti dei parlamentari M5S, una roba che vista dalla parte di un qualsiasi ipotetico simpatizzante del M5S non fa nemmeno incazzare, al massimo provoca una fuggevole risata di compatimento, e concentriamoci sulla questione di fondo, ovvero l'accusa di improduttività politica nei confronti del M5S.

Straordinario. Apocalittico. Esoterico, direi. Standing ovation, poffarbacco!

Cioè, chiariamo le cose: questo rilievo proviene dal possibile (e forse addirittura probabile) prossimo segretario del Partito Democratico, cioè quel partito che "per fare le cose concrete" ha buttato via una campagna elettorale che aveva iniziato da posizioni di larghissimo consenso elettorale, poi ha buttato via la possibilità di creare una linea di intesa politica proprio con il M5S su alcune questioni molto precise (fra cui proprio la rinuncia ai finanziamenti) proposte da Beppe Grillo, poi ha buttato via la possibilità di eleggere un uomo di grande valore come Stefano Rodotà alla carica di presidente della Repubblica, poi ha buttato via anche la possibilità di eleggere al Quirinale un nemico giurato di Silvio Berlusconi, ovvero Romano Prodi, e infine ha buttato via quel poco che restava della propria dignità e della propria credibilità partecipando a un inciucio di proporzioni galattiche proprio con il partito politico che TUTTI gli elettori del PD non avrebbero mai e poi mai voluto come compagno di viaggio nel governo del paese.

Insomma, il PD è uscito come un vero rottame politico dalle elezioni dello scorso febbraio, e Renzi fa la morale al M5S e lo accusa di improduttività? ma lo sa, il sindachesso di Firenze, che il M5S è all'opposizione e che, grazie alla sciagurata decisione di inciuciare pubblicamente con il PdL, è proprio il Partito Democratico ad avere la barra del timone in mano senza poter peraltro battere nemmeno un ciglio senza l'assenso del branco di cialtroni con cui si è alleato?

Caro Renzie, guarda che qui non siamo nel mondo dorato di Happy Days. I nostri days non sono affatto happy.

Vamos.

L'inciucio mancato e l'ira di Brunetta

Toh, ma guarda un po'...

http://www.lastampa.it/2013/10/22/italia/politica/antimafia-bindi-non-passa-al-primo-turno-ballottaggio-col-grillino-gaetti-M3DAl4kQACEu2wTtDYXP8J/pagina.html

Premetto che anch'io, come altri, sto ancora continuando a chiedermi - sforzandomi inutilmente di trovare una risposta - cosa mai abbia contraddistinto in particolare la carriera politica di Rosi Bindi in merito alla specifica fattispecie della lotta contro le mafie.

Ecco, l'ho premesso. Ora, espletata la formalità di rito (una premessa, in Italia, non si nega a nessuno) passiamo al succo della questione, cioè al commento della posizione assunta nel merito di un noto personaggio di alta statura politica e intellettuale, al secolo Renato Brunetta.


Orbene, i fatti sono i seguenti: regolamento alla mano, l'elezione di Rosi Bindi a presidente della Commissione Antimafia (ommaigoooodd...!!! vabbeh...) è avvenuta rispettando tutte le formalità previste, quindi è da considerarsi pienamente legittima nonostante che i membri del PdL abbiano scelto di non partecipare al voto.
E la non partecipazione al voto è con tutta evidenza una manifestazione di protesta e di dissenso nei confronti di una candidatura non preventivamente condivisa fra il PD e il PdL, ovvero i due maggiori partiti che compongono l'attuale coalizione di governo. Infatti, secondo l'illustre personaggio:
"le istituzioni dovrebbero essere luogo di incontro, di dialogo e di sintesi tra le diverse forze politiche. Quando una di queste si intestardisce e si trincera dietro ad una posizione preconcetta e irremovibile viene meno il sano confronto che sarebbe auspicabile fosse il sale della democrazia in Parlamento e ancor di più tra alleati di una grande coalizione di governo"
Secondo questo campione dell'etica istituzionale, quindi, il "sano confronto" e il "sale della democrazia" non consisterebbe nel fare la conta dei voti dopo una discussione pubblica, aperta e trasparente fra i portavoce delle diverse istanze politiche. Nonnonnò. Per costui, il "sano confronto" è rappresentato dagli accordi presi discretamente sottobanco nei corridoi dei Palazzi, insomma lo stesso percorso che - manuale Cencelli alla mano - da sempre ha contraddistinto le scelte politiche più insulse, ridicole, e a volte (troppe volte) bieche e ripugnanti.

Secondo il suddetto campione, le votazioni in Parlamento o in Commissione dovrebbero continuare a essere una mera formalità, un puro e semplice timbro da apporre su accordi e su decisioni prese in sedi alle quali per l'informazione e per il cittadino non è quasi mai dato accedere.

Un approccio alla politica, questo, che è tipico di coloro che evidentemente non hanno ben capito in cosa consista la democrazia rappresentativa oppure di coloro che invece l'hanno capito benissimo ma se ne fottono altamente e continuano a perseguire il disegno che ben conosciamo: proteggere esclusivamente i propri interessi di casta, una casta che - nonostante l'Italia stia letteralmente andando in malora - sta ancora troppo bene per essere anche solo minimamente interessata a cambiare qualcosa.

martedì 22 ottobre 2013

Le mezze verità di Brunetta



http://www.ilgiornale.it/news/interni/e-adesso-cacciamo-rai-macchina-guerra-rossa-960297.html

L'articolo di Renato Brunetta apparso su "Il Giornale" lunedì scorso ci fornisce, scodellato su un piatto d'argento, uno dei più classici e succulenti esempi di strabismo ipocrita e utilitaristico.

Non che la cosa stupisca, naturalmente: questo amabile personaggio si è politicamente formato, e finché ha potuto ha sempre navigato, nel mare magno (eccome, se magno) del socialismo craxiano prima di beneficiare della cosiddetta "fenomenale botta di culo" che la tempesta di Mani Pulite ha costituito per lui e per tanti altri personaggi di seconda e terza schiera della Prima repubblica, peones e portatori d'acqua che hanno improvvisamente avuto l'opportunità di scalare le poltr... pardon, le posizioni politiche "lasciate libere" dai vari Bettini et similia, comunque colorati politicamente.

Questa, detto per inciso, pare essere l'origine dello scollamento generazionale fra l'accozzaglia di marionette e saltimbanchi leccaculo e arrivisti che costituisce ciò che improvvidamente in Italia viene chiamato centro-destra, e la pletora di vecchi dinosauri in disfacimento che invece rappresenterebbe (il condizionale è d'obbligo) un'idea di sinistra ma che in realtà è soltanto un'ammucchiata di burocrati oscuri, completamente privi di scrupoli e (purtroppo, per noi italiani) ancora troppo potenti.

Ma torniamo al nostro eroe ed entriamo nel merito delle affermazioni di Brunetta, che non sia mai ch'io possa dare anche involontariamente l'impressione di scagliare strali in maniera preconcetta su un personaggio di così alta statura politica e intellettuale. Per carità.

A dire il vero, però, faccio molta fatica a scegliere da dove cominciare. Ecco, ci sono:

"Che tempo che fa è un programma di infotainment pensata per fare share, ascolti, introiti. In un'azienda sana, e a maggior ragione nella tv di Stato, una trasmissione di questo tipo dovrebbe e deve servire per garantire la possibilità di fare altri programmi in altre fasce orarie e che magari incassano molto poco dal mercato. Bene che esista e bene che vada a gonfie vele. Meno bene il fatto che le sue star si sentano autorizzate a chiedere e a ricevere compensi da nababbi."
Ordunque, il senso dell'osservazione sarebbe che un programma che produce ricavi molto elevati dovrebbe essere gestito con maggiore misura per quanto riguarda i costi, soprattutto quei costi relativi all'onorario del conduttore, al fine di massimizzare gli utili e far sì che anche trasmissioni meno "fortunate" dal punto di vista dello share possano godere dei benefici indotti dal successo di questo programma sul conto economico dell'azienda.
Ineccepibile.
In pratica, è esattamente come dire che Marchionne dovrebbe consigliare alla Ferrari, che rappresenta la bandiera indiscussa del prestigio dell'automobile e della tecnologia italiana in tutto il mondo, di ridurre pesantemente i compensi di Alonso, al fine di poter reinvestire le risorse economiche così risparmiate nei settori aziendali in cui v'è maggiore carenza di budget.
Salvo poi meravigliarsi (sul serio?) se Alonso non ci pensa proprio a farsi ridurre i compensi, manda bellamente a cagare Marchionne, Montezemolo e Domenicali lasciando tutto il cocozzaro ferrarista con il cerino in mano, e se ne va in McLaren a guadagnare quel che gli pare portandosi dietro tutti i suoi sponsor.

Divertente, vero?

Se Marchionne si ponesse su simili posizioni, non vi verrebbe da pensare che o è completamente impazzito oppure si è venduto, lui con tutto il maglione, alla squadra corse McLaren?

Ma il Nostro Eroe, al secolo Renato Brunetta, non solo continua a fottersene altamente (sport nel quale eccelle) della logica e del fatto alquanto banale che un elemento determinante del successo di un talk-show è proprio il suo conduttore (provateci voi, a guidare la Ferrari di Alonso, anche se Alonso è antipatico, arrogante, ignorante come una capra, non gli piace la pizza margherita, ed è addirittura spagnolo!), ma rigetta sprezzantemente ogni e qualsiasi ipotesi maliziosa di retroscena riguardo il proprio comportamento:
"Se uno chiede trasparenza sui compensi di Crozza, Fazio, Benigni, Littizzetto, ecco che viene subito accusato di voler distruggere la Rai per favorire Mediaset."
Che ipotesi assurda, a pensarci bene: Renato Brunetta con Mediaset (e con il padrone della stessa) non sembra aver avuto mai nulla a che vedere. In fin dei conti è stato "soltanto" eletto nelle liste di Forza Italia dal 1999 al 2009, ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione dal 2008 al 2011 (governo Berlusconi) e, attualmente, capogruppo del PdL alla Camera dei Deputati.

Ma lasciamo perdere tutte le dietrologie e andiamo a commentare un'altra chicca:
"Ma perfetto segno del degrado culturale, esistenziale e politico in cui è precipitata la sinistra."
Affermazione, questa, che presa da sola mi sentirei di condividere in pieno, in quanto riassume in poche taglienti e misurate parole i guasti e le storture di quel contenitore vuoto che risponde al nome di Partito Democratico, ma che poi viene seguita dalla rituale filippica sgangherata e piena dei soliti luoghi comuni sui giudici comunisti e così via. La solita tiritera da fermata dell'autobus. Una tiritera tanto più sgangherata in quanto storicamente inattendibile: a sostegno della tesi del continuum pluridecennale del progetto di occupazione della magistratura, viene citata addirittura la nomina a Guardasigilli di Togliatti all'atto della nascita del primo governo repubblicano postbellico.
Peccato però che l'Ottimo Brunetta non citi il fatto che dopo Togliatti (che esprimeva un governo di pacificazione nazionale) nessun comunista venne più eletto Guardasigilli fino alla cosiddetta Seconda Repubblica.
Peccato, pure, che l'Ottimo Brunetta non citi il fatto che la magistratura, negli anni del dopoguerra, era ancora strutturata, nella gran parte dei suoi componenti, sull'ossatura ad essa data dal regime fascista, e che questa situazione ebbe il suo epilogo non certo per manovre politiche dei suddetti fantomatici "giudici comunisti", ma semplicemente per il naturale ricambio generazionale che ha portato sempre più magistrati a provenire da una società che per forza di cose non poteva più risentire degli influssi del Ventennio.

Ma da questo ad affermare un'egemonia comunista sulla magistratura, ovviamente, ce ne corre. Ne è prova, ammesso che ce ne sia bisogno, proprio la storia giudiziaria di Silvio Berlusconi, del quale tutto si può dire tranne che non sia stato costantemente fatto segno all'occhiuta attenzione della magistratura. E del quale tutto si può dire, tranne che sia stato perseguitato politicamente dalla magistratura, visto quante volte è uscito indenne dai procedimenti giudiziari a suo carico. E quelli che lo assolvevano, non erano forse magistrati anche loro? se ci fosse stata veramente una persecuzione giudiziaria a suo carico, non sarebbe forse già stato condannato più volte?

Ai posteri l'ardua sentenza, perché se attendiamo risposta a questa domanda proprio da Renato Brunetta, stiamo freschi.

Ma torniamo alla Rai, e passiamo alla domanda delle domande. Ovvero, come mai l'Ottimo Brunetta frigna e sbraita solo oggi nei confronti di Fazio, Littizzetto, Crozza e Benigni, mentre invece non ci risulta che abbia mai detto nulla nei confronti di altissimi esempi di professionalità e di limpidezza come l'ex Direttore generale della Rai Mauro Masi e come l'ex direttore del TG1 Augusto Minzolini?

Vogliamo parlare un po' di Masi e di Minzolini, caro il mio Brunetta?

Sicuro?

Sicuro sicuro?

Beh, ho l'impressione che anche qui sarà ai posteri che spetterà l'ardua sentenza, perché dubito assai che l'Ottimo Brunetta intenda incamminarsi su un terreno così scivoloso. E rovinare a terra, per una persona di così alta statura politica e intellettuale, non è certamente spettacolo gradevole.

Vamos.

sabato 12 ottobre 2013

Quanto siamo disposti a essere "accoglienti"?

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/03/migranti-politici-trovino-soluzioni-e-non-cavalchino-paura/732134/


Premesso che il problema "locale" italiano consiste - molto semplicemente - nel fatto che gli accordi di Schengen non ci permettono di fare l'unica cosa che risolverebbe il problema della tratta dei migranti, ovvero lasciare libero accesso a chiunque voglia venire in Italia oppure semplicemente transitarvi, previa semplice identificazione della persona, la questione di fondo è di carattere ben più generale e consiste nella mancanza di alternative a un sistema economico globalizzato basato sulla scarsità delle risorse, sull'accumulazione del capitale e sulla concentrazione delle ricchezze nelle mani di una minoranza. In poche parole... il capitalismo, che oggi non è più solo finanziario ma concentra nelle mani di pochi anche altri tipi di ricchezza, ovvero quei diritti fondamentali che dovrebbero essere riconosciuti a ogni singolo individuo: il diritto di lavorare per mantenersi dignitosamente, il diritto di curarsi se si è malati, il diritto di spostarsi liberamente per sfuggire a situazioni di disagio o di pericolo, in diritto stesso alla vita.

Perciò, signora Mannoia, con tutto il rispetto e con tutta la condivisione possibile per le sue giustissime parole, non credo che siano i politici i soli a doversi scervellare per trovare "una soluzione". C i siamo di mezzo tutti noi, perché la soluzione, quale che essa sia la strada scelta per raggiungerla e ammesso che tale soluzione esista (cosa di cui non sono affatto certo), consiste necessariamente in una massiccia redistribuzione di risorse e ricchezze che determinerebbe automaticamente e inesorabilmente un drastico decadimento della qualità della vita e del benessere della nostra società occidentale e industrializzata, e tutto ciò a favore di quella maggioranza della popolazione mondiale che se la passa male, ma tanto male che i genitori vedono spesso morire i propri figli (cosa del tutto innaturale, in natura dovrebbe succedere l'esatto contrario).

Non meniamo il can per l'aia, quindi: stiamo parlando, prevedibilmente, di ritornare NOI a livelli di qualità della vita all'incirca da XVIII secolo, più o meno.

Tutto si può fare, volendo. E il primo che si dichiara disponibile vince la mucca Carolina.

Governare gli italiani non è difficile, è inutile.

Questa frase è stata ripetutamente attribuita prima a Giovanni Giolitti e poi a Benito Mussolini. In realtà non voglio entrare nella vexata quaestio della plausibilità o meno di tali attribuzioni, ma appropriarmi immodestamente di questo aforisma al fine di utilizzarlo come punto di partenza - o forse di arrivo, dipende dai punti di vista - sull'Italia di oggi e soprattutto sugli italiani.

A dire il vero, sarebbe fin troppo facile cavarmela con una ulteriore dotta (...?) citazione partorita dall'acume politico e dall'umorismo sferzante e autenticamente british di tal Winston Churchill, il quale ebbe a commentare i fatti susseguenti alla caduta del fascismo con questa considerazione:

"Bizzarro popolo, gli italiani. Un giorno, 45 milioni di fascisti. Il giorno dopo, 45 milioni di antifascisti e di partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano, dai censimenti".

Io però rifuggo dalle generalizzazioni più o meno facili e preferisco avventurarmi in un ragionamento un po' più analitico di quanto ci possano offrire le battute salaci e i luoghi comuni. Ecco, proprio i luoghi comuni sono un buon punto di partenza per il nostro discorso, e possiamo certamente iniziare con uno dei più succulenti, ovvero l'idea di "destra" e di "sinistra".
Mi si perdonerà se affermo che gli italiani che - ingenuamente o maliziosamente - si riempiono la bocca con queste due parole non sanno nemmeno lontanamente di cosa stanno parlando, altrimenti si guarderebbero bene dall'utilizzare codesti termini. Dal mio punto di vista, infatti, l'ultimo periodo storico in cui le idee di "destra" e di "sinistra" hanno trovato una effettiva legittimazione culturale e politica in Italia è da circoscriversi negli anni che vanno dal 1892 (primo governo Giolitti) al 1921 (caduta dell'ultimo governo Giolitti - sempre lui), e gli ultimi veri esponenti di queste due distinte visioni della società umana sono da individuarsi in Benedetto Croce e Antonio Gramsci.

Poi, più nulla.

Il fascismo infatti non può essere considerato come un movimento autenticamente "di destra", essendosi caratterizzato immediatamente da una connotazione fortemente reazionaria ma nel contempo populista, i classici due ingredienti tipici delle avventure totalitarie le quali poi restano sempre regolarmente vittime delle fortissime tensioni innescate da questa insanabile dicotomia. Un destino ineluttabile, miserabile e miserevole, che rappresenta però l'esatto opposto delle finalità ultime di ogni pensiero ideologico autenticamente di destra, ovvero di ciò che possiamo definire "conservatore" nell'accezione eticamente più appropriata del termine.

D'altro canto, nemmeno il comunismo italiano da Togliatti in poi, al pari di ogni altro soggetto politico di matrice leninista, può essere legittimamente considerato come un movimento "di sinistra", portando profondamente radicato in sé il germe dell'assolutismo ideologico di cui tutto possiamo dire tranne che sia compatibile con un pensiero autenticamente "progressista".

Esiste infatti, nel mondo delle idee, un fattore in comune fra i due distinti concetti di "conservazione" (la destra) e di "progressismo" (la sinistra), e tale elemento è il concetto di evoluzione. La società umana, non diversamente dalla struttura stessa della materia, non è e non nasce per essere un elemento destinato al raggiungimento di uno stato di equilibrio perfetto: in fisica classica, l'equilibrio perfetto altro non è che lo stato in cui ogni molecola cessa il suo movimento non essendovi più alcun trasferimento di calore, e questo corrisponde allo zero assoluto su scala universale. E' l'entropia a + , è una condizione definitiva e irreversibile. Una perfezione gelida, a -273,15°C. La morte di tutto.
Parimenti, immaginare che le dinamiche sociali possano portare alla "perfezione" propugnata dall'utopia totalitaria di stampo fascista o comunista vuol dire accettare l'idea che tale obiettivo abbia in sé un valore etico, cosa del tutto irragionevole a meno di non sostenere che il fine ultimo di ogni umana società sia la sua stessa estinzione.

No, io preferisco pensare che il fine ultimo della società non sia la meta ma sia il viaggio, il cammino, l'evoluzione. Un concetto, quello di evoluzione, sicuramente compatibile sia con il pensiero conservatore che con quello progressista, cioè con proposte politiche e posizioni etiche che, pur nella loro diversità di principio, in entrambi i casi si guardano bene dal vagheggiare l'anelito alla perfezione ma che accettano come valore di fondo un sano (e rassicurante...) relativismo.

Ma dove eravamo rimasti? ah, sì, in pratica stavo dicendo che in realtà è dagli anni '20 del XX secolo che in Italia né la destra né la sinistra sono state autenticamente e degnamente rappresentate. Da questo scandaloso presupposto, di cui - s'intende - mi assumo pienamente la responsabilità di fronte ai minus habens di matrice berlusconiana o dalemiana nonché persino di fronte agli intellettuali occhialuti e radical-chic, deriva necessariamente che è pura perdita di tempo cercare di individuare valori autenticamente di destra o di sinistra nell'attuale panorama politico italiano e nelle macchiette (o patetici surrogati di esse) che animano questo squallido teatrino.

Ora naturalmente verrò accusato di qualunquismo, perché accettare il mio ragionamento è come togliere dalle mani di bambinetti viziati il giocattolo con cui si sono allegramente trastullati finora, ovvero la critica insulsa ed estemporanea a fatti di nessuna reale importanza e a personaggi che esprimono ancor meno valore.
Facciamo qualche esempio concreto traendo spunto dalla cronaca spicciola, così ci capiamo bene:



Osservate bene la fotografia, l'espressione convinta, l'occhio teso ad osservare in lontananza chissà quale insondabile e imperscrutabile visione di alto valore politico, la manina sinistra alzata e le due dita a occhiello nell'atto di evocare granitiche certezze.

Ebbene, costui, che blatera e ciancia di "centrodestra", altro non è che una pittoresca creatura inventata di sana pianta e partorita politicamente dal pregiudicato che detiene non solo il comando ma anche l'effettivo e totale possesso, con pieni poteri di vita e di morte, del soggetto politico che in questo ultimo ventennio è stato più volte definito, e non con tutti i torti, come "partito di plastica".
E che proprio di possesso totale si tratti, beh, ciò non è messo in discussione da nessuno, nemmeno dai più convinti sostenitori del suddetto pregiudicato. Essi, al contrario, sono i primi ad affermare, sostenere con forza e ribadire sino allo spasimo che Silvio Berlusconi è (e resta) il vero unico e insostituibile leader, e che senza Silvio Berlusconi il partito perde completamente la sua forza dirompente e la sua capacità di coagulare consenso.

Non è che lo dicono Rossi e Turigliatto, Landini e Camusso, Scanzi e Travaglio. Nonnonnò. Lo dicono proprio loro, i suoi "dipendenti politici". In coro. Tutti, nessuno escluso. E non è che gli si possa dar torto, perché hanno ragione da vendere. Se a Silvio Berlusconi venisse a mancare quella che essi chiamano "agibilità politica", o se al suddetto venisse un coccolone che lo riducesse - poniamo come pura ipotesi d'accademia - nelle stesse condizioni di Ronald Reagan nei suoi ultimi anni di vita, non v'è alcun dubbio che l'entità politica che (attualmente, fino a nuova denominazione) conosciamo come "Popolo della Libertà" si sfalderebbe in breve tempo come un castello di sabbia e di essa non rimarrebbe alcuna traccia. Con onta e scorno delle nullità imbarcate su quel bastimento.

Resta quindi per me un vero mistero come si possa anche solo lontanamente dar credito alle parole della corte di miracolati e di riciclati che circonda il reuccio, al quale essi sono indissolubilmente legati per chiaro e innegabile interesse politico personale e senza alcuna speranza di potersi ri-riciclare altrove. E' davvero grave (ma non seria...) la situazione di una nazione in cui una consistente parte dell'elettorato è aggrappata ai destini di una persona, che ha già abbondantemente dimostrato di non avere alcuna credibilità e che in fin dei conti... comincia anche ad avere una certa età.

Ma dimenticavo: fra le casalinghe di Voghera, fra i pensionati delle Poste e fra i nostalgici della Milano Da Bere vi è una larga percentuale che ha (o che crede di avere, tanto poi in pratica è lo stesso) ottimi motivi per risultare particolarmente allergica a due paroline magiche: "giudici" e "comunisti". Quando poi le due parole, addizionate aritmeticamente, danno come risultato il fantomatico e ossimorico ibrido "giudici comunisti", apriti cielo: è come sventolare il drappo rosso davanti a un toro Miura. E su questa semplice ricetta, cioè sul vuoto spinto, si sono sempre sistematicamente basate le fortune elettorali del partito di plastica.

Franco Sorrentino, galantuomo nonché vecchio e stimato liberale barese, quando era in vita soleva dire dai microfoni di TeleNorba: "Voi li avete votati..." E come dargli torto?

Ma passiamo ad altro, che non vorrei destare l'impressione di far parte della categoria dei "comunisti", cosa che in verità mi accade di frequente e che mi suscita regolarmente un senso di ilarità e anche di orgoglio, perché nulla è più gratificante dell'essere accusato dai comunisti di essere fascista e - nello stesso tempo - dai fascisti di essere comunista. Vabbeh, andiamo avanti.



Qui invece ci si trova davanti, stando a quanto riporta il quotidiano "Libero" di una anticipazione a cui manca l'ufficialità. Una sorta di gossip su cui da più parti si sono già scatenati (vedasi per esempio i commenti in calce all'articolo) molti commenti indignati e salaci da parte di chi non aspettava altro che di poter ribadire il proprio disprezzo nei confronti dei "finti comunisti da salotto", quelli sistematicamente e ipocritamente ossequiosi con la "sinistra" ma prontissimi anche a dar via i ciapp quando si tratta di arraffar pecunia, perché come sappiamo pecunia non olet.

Ora, premesso che d'ora in avanti mi asterrò dallo sfoggiare ulteriormente la mia conoscenza dei motti in lingua latina e in dialetto lumbard, quello che mi preme evidenziare è l'assurdità della polemica, assurdità determinata dalla mancanza di un elemento essenziale, ovvero la "sinistra".

Come già innanzi spiegato, infatti, in Italia la sinistra NON ESISTE DA PIU' DI UN SECOLO. E' chiaro o devo fare un disegno?
E in ogni caso Fabio Fazio, anzi FazioFabbio, come direbbe il mitico Cetto Laqualunque, con quella faccia da furbetto radical-chic e intellettuale, è un uomo di sinistra esattamente come io sono Ava Gardner. Fazio è un uomo di spettacolo, e come tale è abituato a barcamenarsi, a fiutare da dove viene il vento e a mettersi sempre col suddetto vento a favore. Da qualsiasi parte provenga.

Quindi, signori miei, non disperdiamo inutilmente l'unica cosa che non può tornarci indietro dopo averla depauperata: il nostro tempo. Altrimenti daremo ancora una volta ragione a Giolitti, a Mussolini e a Churchill.

Ultima chiamata. Poi si parte. Vamos.