mercoledì 23 ottobre 2013

L'inciucio mancato e l'ira di Brunetta

Toh, ma guarda un po'...

http://www.lastampa.it/2013/10/22/italia/politica/antimafia-bindi-non-passa-al-primo-turno-ballottaggio-col-grillino-gaetti-M3DAl4kQACEu2wTtDYXP8J/pagina.html

Premetto che anch'io, come altri, sto ancora continuando a chiedermi - sforzandomi inutilmente di trovare una risposta - cosa mai abbia contraddistinto in particolare la carriera politica di Rosi Bindi in merito alla specifica fattispecie della lotta contro le mafie.

Ecco, l'ho premesso. Ora, espletata la formalità di rito (una premessa, in Italia, non si nega a nessuno) passiamo al succo della questione, cioè al commento della posizione assunta nel merito di un noto personaggio di alta statura politica e intellettuale, al secolo Renato Brunetta.


Orbene, i fatti sono i seguenti: regolamento alla mano, l'elezione di Rosi Bindi a presidente della Commissione Antimafia (ommaigoooodd...!!! vabbeh...) è avvenuta rispettando tutte le formalità previste, quindi è da considerarsi pienamente legittima nonostante che i membri del PdL abbiano scelto di non partecipare al voto.
E la non partecipazione al voto è con tutta evidenza una manifestazione di protesta e di dissenso nei confronti di una candidatura non preventivamente condivisa fra il PD e il PdL, ovvero i due maggiori partiti che compongono l'attuale coalizione di governo. Infatti, secondo l'illustre personaggio:
"le istituzioni dovrebbero essere luogo di incontro, di dialogo e di sintesi tra le diverse forze politiche. Quando una di queste si intestardisce e si trincera dietro ad una posizione preconcetta e irremovibile viene meno il sano confronto che sarebbe auspicabile fosse il sale della democrazia in Parlamento e ancor di più tra alleati di una grande coalizione di governo"
Secondo questo campione dell'etica istituzionale, quindi, il "sano confronto" e il "sale della democrazia" non consisterebbe nel fare la conta dei voti dopo una discussione pubblica, aperta e trasparente fra i portavoce delle diverse istanze politiche. Nonnonnò. Per costui, il "sano confronto" è rappresentato dagli accordi presi discretamente sottobanco nei corridoi dei Palazzi, insomma lo stesso percorso che - manuale Cencelli alla mano - da sempre ha contraddistinto le scelte politiche più insulse, ridicole, e a volte (troppe volte) bieche e ripugnanti.

Secondo il suddetto campione, le votazioni in Parlamento o in Commissione dovrebbero continuare a essere una mera formalità, un puro e semplice timbro da apporre su accordi e su decisioni prese in sedi alle quali per l'informazione e per il cittadino non è quasi mai dato accedere.

Un approccio alla politica, questo, che è tipico di coloro che evidentemente non hanno ben capito in cosa consista la democrazia rappresentativa oppure di coloro che invece l'hanno capito benissimo ma se ne fottono altamente e continuano a perseguire il disegno che ben conosciamo: proteggere esclusivamente i propri interessi di casta, una casta che - nonostante l'Italia stia letteralmente andando in malora - sta ancora troppo bene per essere anche solo minimamente interessata a cambiare qualcosa.

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