martedì 22 ottobre 2013

Le mezze verità di Brunetta



http://www.ilgiornale.it/news/interni/e-adesso-cacciamo-rai-macchina-guerra-rossa-960297.html

L'articolo di Renato Brunetta apparso su "Il Giornale" lunedì scorso ci fornisce, scodellato su un piatto d'argento, uno dei più classici e succulenti esempi di strabismo ipocrita e utilitaristico.

Non che la cosa stupisca, naturalmente: questo amabile personaggio si è politicamente formato, e finché ha potuto ha sempre navigato, nel mare magno (eccome, se magno) del socialismo craxiano prima di beneficiare della cosiddetta "fenomenale botta di culo" che la tempesta di Mani Pulite ha costituito per lui e per tanti altri personaggi di seconda e terza schiera della Prima repubblica, peones e portatori d'acqua che hanno improvvisamente avuto l'opportunità di scalare le poltr... pardon, le posizioni politiche "lasciate libere" dai vari Bettini et similia, comunque colorati politicamente.

Questa, detto per inciso, pare essere l'origine dello scollamento generazionale fra l'accozzaglia di marionette e saltimbanchi leccaculo e arrivisti che costituisce ciò che improvvidamente in Italia viene chiamato centro-destra, e la pletora di vecchi dinosauri in disfacimento che invece rappresenterebbe (il condizionale è d'obbligo) un'idea di sinistra ma che in realtà è soltanto un'ammucchiata di burocrati oscuri, completamente privi di scrupoli e (purtroppo, per noi italiani) ancora troppo potenti.

Ma torniamo al nostro eroe ed entriamo nel merito delle affermazioni di Brunetta, che non sia mai ch'io possa dare anche involontariamente l'impressione di scagliare strali in maniera preconcetta su un personaggio di così alta statura politica e intellettuale. Per carità.

A dire il vero, però, faccio molta fatica a scegliere da dove cominciare. Ecco, ci sono:

"Che tempo che fa è un programma di infotainment pensata per fare share, ascolti, introiti. In un'azienda sana, e a maggior ragione nella tv di Stato, una trasmissione di questo tipo dovrebbe e deve servire per garantire la possibilità di fare altri programmi in altre fasce orarie e che magari incassano molto poco dal mercato. Bene che esista e bene che vada a gonfie vele. Meno bene il fatto che le sue star si sentano autorizzate a chiedere e a ricevere compensi da nababbi."
Ordunque, il senso dell'osservazione sarebbe che un programma che produce ricavi molto elevati dovrebbe essere gestito con maggiore misura per quanto riguarda i costi, soprattutto quei costi relativi all'onorario del conduttore, al fine di massimizzare gli utili e far sì che anche trasmissioni meno "fortunate" dal punto di vista dello share possano godere dei benefici indotti dal successo di questo programma sul conto economico dell'azienda.
Ineccepibile.
In pratica, è esattamente come dire che Marchionne dovrebbe consigliare alla Ferrari, che rappresenta la bandiera indiscussa del prestigio dell'automobile e della tecnologia italiana in tutto il mondo, di ridurre pesantemente i compensi di Alonso, al fine di poter reinvestire le risorse economiche così risparmiate nei settori aziendali in cui v'è maggiore carenza di budget.
Salvo poi meravigliarsi (sul serio?) se Alonso non ci pensa proprio a farsi ridurre i compensi, manda bellamente a cagare Marchionne, Montezemolo e Domenicali lasciando tutto il cocozzaro ferrarista con il cerino in mano, e se ne va in McLaren a guadagnare quel che gli pare portandosi dietro tutti i suoi sponsor.

Divertente, vero?

Se Marchionne si ponesse su simili posizioni, non vi verrebbe da pensare che o è completamente impazzito oppure si è venduto, lui con tutto il maglione, alla squadra corse McLaren?

Ma il Nostro Eroe, al secolo Renato Brunetta, non solo continua a fottersene altamente (sport nel quale eccelle) della logica e del fatto alquanto banale che un elemento determinante del successo di un talk-show è proprio il suo conduttore (provateci voi, a guidare la Ferrari di Alonso, anche se Alonso è antipatico, arrogante, ignorante come una capra, non gli piace la pizza margherita, ed è addirittura spagnolo!), ma rigetta sprezzantemente ogni e qualsiasi ipotesi maliziosa di retroscena riguardo il proprio comportamento:
"Se uno chiede trasparenza sui compensi di Crozza, Fazio, Benigni, Littizzetto, ecco che viene subito accusato di voler distruggere la Rai per favorire Mediaset."
Che ipotesi assurda, a pensarci bene: Renato Brunetta con Mediaset (e con il padrone della stessa) non sembra aver avuto mai nulla a che vedere. In fin dei conti è stato "soltanto" eletto nelle liste di Forza Italia dal 1999 al 2009, ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione dal 2008 al 2011 (governo Berlusconi) e, attualmente, capogruppo del PdL alla Camera dei Deputati.

Ma lasciamo perdere tutte le dietrologie e andiamo a commentare un'altra chicca:
"Ma perfetto segno del degrado culturale, esistenziale e politico in cui è precipitata la sinistra."
Affermazione, questa, che presa da sola mi sentirei di condividere in pieno, in quanto riassume in poche taglienti e misurate parole i guasti e le storture di quel contenitore vuoto che risponde al nome di Partito Democratico, ma che poi viene seguita dalla rituale filippica sgangherata e piena dei soliti luoghi comuni sui giudici comunisti e così via. La solita tiritera da fermata dell'autobus. Una tiritera tanto più sgangherata in quanto storicamente inattendibile: a sostegno della tesi del continuum pluridecennale del progetto di occupazione della magistratura, viene citata addirittura la nomina a Guardasigilli di Togliatti all'atto della nascita del primo governo repubblicano postbellico.
Peccato però che l'Ottimo Brunetta non citi il fatto che dopo Togliatti (che esprimeva un governo di pacificazione nazionale) nessun comunista venne più eletto Guardasigilli fino alla cosiddetta Seconda Repubblica.
Peccato, pure, che l'Ottimo Brunetta non citi il fatto che la magistratura, negli anni del dopoguerra, era ancora strutturata, nella gran parte dei suoi componenti, sull'ossatura ad essa data dal regime fascista, e che questa situazione ebbe il suo epilogo non certo per manovre politiche dei suddetti fantomatici "giudici comunisti", ma semplicemente per il naturale ricambio generazionale che ha portato sempre più magistrati a provenire da una società che per forza di cose non poteva più risentire degli influssi del Ventennio.

Ma da questo ad affermare un'egemonia comunista sulla magistratura, ovviamente, ce ne corre. Ne è prova, ammesso che ce ne sia bisogno, proprio la storia giudiziaria di Silvio Berlusconi, del quale tutto si può dire tranne che non sia stato costantemente fatto segno all'occhiuta attenzione della magistratura. E del quale tutto si può dire, tranne che sia stato perseguitato politicamente dalla magistratura, visto quante volte è uscito indenne dai procedimenti giudiziari a suo carico. E quelli che lo assolvevano, non erano forse magistrati anche loro? se ci fosse stata veramente una persecuzione giudiziaria a suo carico, non sarebbe forse già stato condannato più volte?

Ai posteri l'ardua sentenza, perché se attendiamo risposta a questa domanda proprio da Renato Brunetta, stiamo freschi.

Ma torniamo alla Rai, e passiamo alla domanda delle domande. Ovvero, come mai l'Ottimo Brunetta frigna e sbraita solo oggi nei confronti di Fazio, Littizzetto, Crozza e Benigni, mentre invece non ci risulta che abbia mai detto nulla nei confronti di altissimi esempi di professionalità e di limpidezza come l'ex Direttore generale della Rai Mauro Masi e come l'ex direttore del TG1 Augusto Minzolini?

Vogliamo parlare un po' di Masi e di Minzolini, caro il mio Brunetta?

Sicuro?

Sicuro sicuro?

Beh, ho l'impressione che anche qui sarà ai posteri che spetterà l'ardua sentenza, perché dubito assai che l'Ottimo Brunetta intenda incamminarsi su un terreno così scivoloso. E rovinare a terra, per una persona di così alta statura politica e intellettuale, non è certamente spettacolo gradevole.

Vamos.

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