domenica 9 febbraio 2014

Dura lex sed lex, ma è così per tutti?


E dunque, signora Cancellieri, il suo alto incarico di ministro della Giustizia l'ha già messa duramente alla prova in diverse altre occasioni (più di cento, come lei stessa dichiara nella conferenza stampa messa on line da RaiNews sul canale YouTube in data 2 novembre 2013) in cui ha dovuto spendere il suo interessamento e dedicare la sua attenzione a vicende di particolare gravità e urgenza come quella, per esempio, di Giulia Ligresti.


In quella intervista lei ebbe a sottolineare come fosse suo dovere intervenire nel suo ambito di competenze presso il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria per verificare che non vi fossero pericoli per la salute e per l'incolumità della stessa Ligresti; rivolgendosi a un giornalista che le chiedeva una valutazione sull'opportunità del suo comportamento, questa è la sua testuale risposta:

"Se Giulia Ligresti fosse morta, io non avrei avuto forse qualche responsabilità oltre a quelle morali che naturalmente appartengono alla storia di ciascuno, lei non pensa che fosse un atto dovuto? io le rispondo che era un atto dovuto, perché era una persona anoressica che non mangiava da giorni e che era in pericolo di vita."

In altra parte dell'intervista, peraltro, lei conferma che l'essersi interessata alla vicenda di Giulia Ligresti altro non era che l'attuazione di un dovere del suo ufficio di ministro della Giustizia; qui alcuni passaggi significativi delle sue dichiarazioni:

"è un diritto del detenuto essere trattato in maniera corretta"

"io ho il dovere di vigilare, perché ogni detenuto che si suicida lo considero una sconfitta"

"lo Stato ha il dovere di intervenire in tutti i modi, con tutte le possibilità che ha, al verificarsi di una situazione di pericolo"

Ma ciò che segue, signora Cancellieri è l'apoteosi suprema della sua arringa difensiva:

"ora, se lei mi dice che una persona, perché è di buona famiglia, di ricca famiglia o di famiglia importante, non ha diritto alle stesse garanzie del più povero, no, scusi, mi dispiace, la legge è uguale per tutti"

Bene, signora Cancellieri, siamo molto lieti che anche lei condivida e riaffermi con forza e convinzione uno dei pilastri etici fondamentali di una società civile: l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.

Siamo parimenti lieti che lei nel caso di Giulia Ligresti abbia anche accettato il prevedibile rischio di essere fatta oggetto di critiche politiche e di fraintendimenti ideologici e nonostante ciò si sia comunque attivata, sempre nell'ambito delle sue competenze giurisdizionali sul D.A.P., perché nulla venisse trascurato per far sì che la Ligresti non dovesse trovarsi in grave e imminente pericolo per la sua incolumità psicofisica proprio a causa della sua detenzione.

Ma ciò premesso, signora Cancellieri, a questo punto rimaniamo alquanto perplessi nell'apprendere che un'altra donna sembra trovarsi ancor'oggi, stando alle notizie di stampa, in stato di detenzione e in una situazione che definire "terribile" appare "terribilmente" inadeguato alla reale drammaticità del suo caso.
E le nostre perplessità non derivano dalla constatazione della tragicità della vicenda: sappiamo bene quanto sia deteriorata la condizione in cui versano gli istituti di pena italiani e non avremmo difficoltà a riscontrare tanti altri casi ugualmente angoscianti.
No, le nostre perplessità in realtà derivano dal fatto che l'avvocato di questa detenuta, sempre stando alle notizie di stampa, si è già (finora inutilmente, a quanto pare) rivolto proprio a lei che, in qualità di ministro della Giustizia e secondo quanto lei stessa ha pubblicamente e convintamente affermato con forza, avrebbe il dovere di intervenire in tutti i modi perché a questa detenuta vengano risparmiate delle vere e proprie crudeltà.

Il caso vuole, signora Cancellieri, che questa detenuta non sia anoressica come Giulia Ligresti ma sia ammalata di cancro, sia stata recentemente operata per un tumore al cervello, sia tossicodipendente in trattamento con metadone, sia ammalata di epatite C, sia sieropositiva, presenti un quadro clinico caratterizzato anche da disturbi dell'equilibrio e sindrome ansioso-depressiva e si trovi attualmente ricoverata nell'infermeria del carcere di Rebibbia in condizioni di non poter ricevere l'assistenza e le cure adeguate al suo stato.

E a questo punto ci sembra anche giusto dare un nome e un cognome a questa sfortunata detenuta: si chiama Giulietta Vinci Aquila, ha 44 anni, è una persona priva di una famiglia "buona", "ricca" o "importante" (sono proprio parole sue, signora Cancellieri) alle sue spalle ed è stata posta in stato di detenzione per scontare una pena residua di 2 mesi e 24 giorni originata dal mancato versamento di una sanzione pecuniaria determinata da reati connessi alla sua condizione di tossicodipendente.

Beh, anche a noi non sembra affatto "giusto" (anche queste sono parole sue, signora Cancellieri, parole pronunciate in una conversazione telefonica con la famiglia Ligresti) che Giulietta Vinci Aquila si trovi in stato di detenzione mentre dovrebbe invece trovarsi quanto meno ricoverata in ospedale o comunque in una struttura che possa garantirle il trattamento umano e sanitario a cui ha "diritto" (sempre parole sue, signora Cancellieri).

Non comprendiamo quindi il motivo per cui lei non si sia ancora attivata per risolvere anche questa situazione, che presenta oggettivi elementi di gravità e di urgenza che riteniamo siano ben più consistenti di quelli che hanno "doverosamente" (ancora una volta, parole sue, signora Cancellieri) portato lei, in qualità di ministro della Giustizia, ad attivarsi con il D.A.P. per gestire al meglio la condizione di grave anoressia di Giulia Ligresti.

A dire il vero, io resto convinto che quelle peculiari e particolarissime forme di anoressia possano essere rapidamente e efficacemente curate con una "terapia d'urto" consistente in una buona dose di pedate ben assestate sul fondoschiena, e in tal caso sono pronto a scommettere sulla ricomparsa subitanea e definitiva di un vorace appetito. Ma questa è solo una mia opinione personale.
Sono invece convinto al pari di quanto lo sia lei che la legge debba essere uguale per tutti.
E se la legge deve essere uguale per tutti, allora anche Giulietta Vinci Aquila ha il diritto di usufruire del suo fattivo e sollecito interessamento, signora Cancellieri.

Ma se lei, signora Cancellieri, non è in grado di assicurare tale interessamento nei confronti di Giulietta Vinci Aquila, allora lei viene meno a un dovere del suo ufficio. In tal caso le consigliamo di prendere atto della sua incapacità e di togliere il disturbo lasciando il suo incarico a qualcun altro.
Tanto ormai Giulia Ligresti è a casa (e a quest'ora sicuramente le è tornato di nuovo l'appetito).
Mission accomplished.



http://www.today.it/cronaca/giulietta-vinci-aquila-detenuta-storia-appello-cancellieri.html

http://www.today.it/cronaca/sieropositiva-tumore-cervello-carcere-rebibbia-giulietta-vinci-aquila.html

venerdì 7 febbraio 2014

Le tragedie di tutti i giorni e l'indifferenza del Palazzo.


Adesso so già che se fossi un giornalista professionista (vade retro) o un esponente politico (+10 vade retro) mi attirerei sicuramente le reazioni sdegnate dei Palazzinari, che mi accuserebbero di essere un essere spregevole e completamente privo di scrupoli che lucra spietatamente su un tragico episodio di cronaca nera per gettare fango sulle istituzioni con una versione disgustosamente riveduta e corretta del più classico "Piove, governo ladro".

Ma poiché proprio ieri la stessa Concita De Gregorio, giornalista e donna, ne ha parlato in tv discutendo di politica, abbandono le residue remore e mi decido a introdurre l'argomento.

In effetti anch'io, come qualsiasi essere "umano", sono tremendamente colpito e angosciato nell'apprendere che una povera ragazza di 19 anni si trova in prognosi riservata a lottare fra la vita e la morte in un letto di ospedale dopo essere stata fatta oggetto di un pestaggio crudele, spietato e selvaggio del quale è accusato il suo convivente.
Non trovo parole per esprimere la pena, lo sconforto e la rabbia.
Non posso in alcun caso accettare che possano avvenire cose del genere e a chi le compie non riesco a riconoscere alcuna dignità umana, tanto da non avere alcuna difficoltà ad augurargli la peggiore delle morti.

Ciò detto, a questo punto mi sembra il caso di "sbattere in faccia" (spero che l'uso di questa figura retorica non urti la sensibilità dei benpensanti, cosa di cui in ogni caso non potrebbe fregarmi meno) alla signora Laura Boldrini la differenza fra ciò che, purtroppo, tragicamente, avviene nella vita reale e ciò di cui invece troviamo traccia nel mondo virtuale del web.

Intervenendo nella trasmissione di Fazio, la signora Laura Boldrini ha commentato la ormai nota e riprovevole gazzarra di insulti piovuti sulla sua persona esprimendosi in maniera estremamente dura non solo nei confronti dei latori di tali contumelie ma anche, incredibilmente, nei confronti della generalità di coloro che frequentano il blog di Beppe Grillo. Le sue parole sono chiare. Inizialmente, ella commenta nel merito il contenuto offensivo e volgare di molti di quei commenti:

"Istigazione alla violenza, istigazione alla violenza. D'accordo? Tant'è che i commenti che ci sono, sono sotto gli occhi di tutti, basta guardarli. Alla violenza sessista, perché la cosa, come dire, più sconsolante è che il 90% e passa di quei commenti sono a sfondo sessista."

E su questo, trattandosi della libera espressione di un parere personale, che può non essere condiviso ma che deve essere accettato e rispettato, non esprimo alcun commento e prendo semplicemente atto del pensiero della signora Laura Boldrini cogliendo comunque l'occasione per condividere ancora una volta la mia più completa ed esplicita riprovazione nei confronti di chi esprime pubblicamente concetti che hanno molto più a che fare con la barbarie che con il vivere civile.

Subito dopo, però, la signora Laura Boldrini continua le sue esternazioni con queste precise parole:

"Quindi, che cosa vuol dire, che chi segue questo blog, chi partecipa a questi sondaggi, non so neanche come chiamarli, non ha interesse a confrontarsi sui contenuti ma a offendere, a umiliare dal punto di vista sessuale, quindi questa è una cosa che veramente è inaccettabile. Questi sono, come dire, quasi dei potenziali stupratori."

E qui proprio non ci siamo. Se la signora Laura Boldrini avesse definito "potenziali stupratori" tutti coloro che pubblicano sul web insulti a sfondo sessista, avrei potuto umanamente comprendere il significato di quella definizione anche se per quanto mi riguarda resto fortemente scettico sull'implicazione affermata, ovvero sul fatto che se mi esprimo con insulti a sfondo sessista allora sono quasi un potenziale stupratore: per me vi è una enorme differenza fra i bimbiminkia e i deficienti (di tutte le età) che sul web sfogano le loro frustrazioni e le vere e proprie belve sanguinarie capaci di ridurre in fin di vita una ragazza indifesa.

Direi che non ci siamo, signora Laura Boldrini. Ma lei in che mondo vive?

Ma ciò che per me è veramente, assolutamente, completamente inaccettabile è il fatto che la signora Laura Boldrini abbia esplicitamente dichiarato la sussistenza anche un'altra implicazione, ovvero che se sono un frequentatore del blog o dei "sondaggi" (come li ha chiamati lei) di Beppe Grillo allora sono quasi un potenziale stupratore.

E qui direi che non ci siamo proprio, signora Laura Boldrini. Non ci siamo per niente.

Io per esempio sono una persona che, come tante altre persone, saltuariamente frequenta il blog di Beppe Grillo e che, ma guarda un po', ogni tanto legge addirittura i suoi interventi e sorride ascoltando i suoi "vaffanculo", eppure mai mi sono permesso anche solo di pensare di stuprare una donna, mai sarei capace di compiere un'atto così orrendo, mai mi sono permesso anche solo di alzare un dito su di una donna e mai e poi mai sarei capace di farlo..
Io, quindi, signora Boldrini, non mi riconosco affatto nel quadro di un "quasi potenziale stupratore" e mi ritengo gravemente offeso dal concetto che lei ha espresso.

Per questo motivo, signora Laura Boldrini, valuterò con la massima attenzione se le sue parole integrino la fattispecie descritta nell'art. 595 c.pen. e mi riservo eventualmente di tutelare il mio onore in tutte le sedi che la legge prevede.

Nel frattempo, signora Laura Boldrini, la invito a riflettere non solo sulle parole altrui ma anche sulle sue, e colgo l'occasione per ricordarle che i mostri, quelli veri, nella maggior parte dei casi non se ne vanno in giro sul web ma per le strade, a ripetere gli atti di stupro non sufficientemente repressi e puniti da una legislazione carente e permissiva partorita proprio da quella classe politica malata e insipiente che lei rappresenta come terza carica istituzionale dello Stato.

lunedì 3 febbraio 2014

L'utile idiota.


Non ho mai fatto mistero della mia più totale disistima politica nei confronti di Matteo "Renzie" Renzi, che per me resta null'altro che una sorta di bambino irresponsabile che si diverte a giocare col fuoco in un deposito di benzina. Insomma, qualcosa di addirittura peggio di Walter "Bimbominkia" Veltroni e Pierluigi "Tafazzi" Bersani messi insieme. Il che è tutto dire, anzi no, perché da dire ci sarebbe ancora molto.

Cominciamo subito, parlando del progetto di riforma della legge elettorale di cui avevo già parlato in precedenza su questo stesso blog non molti giorni fa:

http://fuorivista.blogspot.it/2014/01/tanto-rumore-per-nulla.html

...sottolineando che il confronto sulla legge elettorale fra le varie forze politiche che hanno (s)governato a turno in questo ultimo sciagurato ventennio era motivato essenzialmente da questioni di poltrone e nulla più e che di questo avremmo avuto modo di riparlare in seguito.

Bene, oggi è arrivato quel momento. La cronaca politica infatti ci racconta della decisione di Pierferdinando "Toyboy" Casini di rinunciare definitivamente all'aspirazione di costruire un "polo di centro" (aaaahhhahahah...!!!) e di ritornare in tutta fretta e con la coda fra le gambe nell'alveo del partito di centrodestra di cui è proprietario e amministratore unico il noto pregiudicato Silvio "U curtu" Berlusconi.


Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/03/casini-il-centrino-double-face-per-far-vincere-berlusconi-con-litalicum-di-renzi/866672/

In buona sostanza, al di là delle chiacchiere da un soldo al chilo che ormai non incanterebbero nemmeno i bambini dell'asilo, la decisione di Casini deve essere interpretata proprio come una conseguenza del cambiamento degli assetti istituzionali partorito dall'asse Renzi-Berlusconi, che di fatto propone in tema di legge elettorale una soglia di sbarramento tale da impedire la sopravvivenza parlamentare delle formazioni minori, fra cui proprio la pletora centrista.
Per il buon Pierferdy e per i suoi, quindi, non vi erano realistiche alternative alla decisione di riconfluire da Papy, con buona pace del fantomatico terzo polo di centro che nel panorama politico italiano ha rappresentato solo una gustosa barzelletta.

A questo punto è ovvio aspettarsi, da parte di Berlusconi, anche il rastrellamento (o campagna acquisti, se preferite) degli altri soggetti politici collaterali al centrodestra: e parliamo di Fratelli d'Italia, della Lega, dello stesso partito di Alfano (ovviamente) e così via. Un'operazione in cui Berlusconi è maestro indiscusso, e che nell'attuale contesto sarebbe finalizzata a dare a Forza Italia la massa critica necessaria per tentare l'assalto alla vittoria direttamente al primo turno delle elezioni, conquistando la soglia del 37% necessaria per non andare al ballottaggio, in cui vi sarebbe il concreto rischio di veder coalizzato l'elettorato del PD e del M5S e quindi di perdere la partita.

Operazione analoga è possibile che venga tentata anche dal PD con i centristi di Monti: anzi, ritengo più probabile che sia Monti ad andare a bussare alle porte del PD. Vedremo. Ma l'aspetto più significativo di quello che ci apprestiamo a osservare, ovvero le aggregazioni di cui sopra, non è tanto il fatto stesso che tali aggregazioni avvengano quanto piuttosto il fatto che nell'attuale quadro politico chi ne trae maggior guadagno è Berlusconi, perché allo stato attuale delle cose non esiste alcuna possibilità che il PD o una presumibile coalizione da esso guidata possa raggiungere il 37% dei consensi al primo turno.

Quindi, in conclusione, ciò che quell'asino matricolato di Renzi e i suoi accoliti (il "nuovo che avanza") stanno facendo è preparare con Berlusconi un duello alla pistola in cui sappiamo già che il diritto a sparare per primo lo avrà quest'ultimo.

Proprio una roba da leccarsi le dita, in effetti.

Adesso avete capito il significato del titolo di questo intervento? avete capito chi è l'utile idiota?

domenica 2 febbraio 2014

Laura Boldrini: la persona sbagliata nel posto sbagliato al momento sbagliato.


Il 29 gennaio, sulla mia pagina Facebook, scrivevo:

La "ghigliottina" sulla democrazia. Non ci sono più parole per stigmatizzare adeguatamente il comportamento dei vertici istituzionali, che per la prima volta nella storia della repubblica italiana impediscono all'opposizione di esercitare i propri diritti, quelli sanciti dalle regole di garanzia.
Oggi, 29 gennaio 2014 si scrive una delle pagine più nere della democrazia.


Oggi, dopo aver ascoltato con sempre maggiore incredulità l'incredibile sfilza di sciocchezze sciorinate da Laura Boldrini nella sua intervista mandata in onda questa sera nella trasmissione "Che tempo fa", non posso non confermare quanto innanzi affermato.


Non mi sforzo affatto di nascondere la mia personale antipatia verso questo personaggio, che politicamente reputo tanto inconsistente quanto arrogante. Ma i miei personali sentimenti (o risentimenti) nei suoi confronti sono irrilevanti: ciò che conta sono esclusivamente i FATTI. Andiamo quindi ad analizzare il "pensiero" espresso da Laura Boldrini cominciando dall'atto che ha originato un conflitto istituzionale che non sappiamo ancora quanto sarà profondo: la decisione di troncare la presentazione degli emendamenti da parte dell'opposizione sulla conversione in legge del decreto IMU-BANKITALIA, ovvero la cosiddetta "ghigliottina", al fine di impedire la decadenza del decreto stesso.

Ma prima mi si consenta una necessaria premessa per quanto riguarda la figura istituzionale del Presidente della Camera dei deputati: è sufficiente leggere il Regolamento della Camera per rendersi conto al di là di ogni dubbio che egli rappresenta la più alta figura di garanzia di quel ramo del Parlamento, ove per garanzia si intende una funzione ben precisa, ovvero quella di sovraintendere al corretto funzionamento dell'Assemblea e delle Commissioni. Questo, chiaramente, NON è un ruolo politico, nel senso che il Presidente non deve occuparsi di cosa faccia il Parlamento (la Camera dei deputati, in questo caso), del perché lo faccia, di quali siano i suoi indirizzi e quali siano gli obiettivi politici e persino le conseguenze politiche delle sue azioni: no, questo NON è un problema suo. Il Presidente deve occuparsi essenzialmente del come si svolga la vita parlamentare, ovvero accertarsi e far sì che le attività dell'istituto sottoposto alla sua giurisdizione si svolgano nel rispetto formale delle regole.

Anche un bambino, del resto, capisce che se il Presidente della Camera entra nel merito dell'attività parlamentare diventa automaticamente una parte politica e di conseguenza perde ipso facto il suo primario ruolo di terzietà, di equidistanza e di garanzia. E questo è inammissibile, perché in realtà egli è ben più di un arbitro, egli è il massimo notaio dell'istituzione che presiede e non può essere partecipe o addirittura concausa, a qualsiasi titolo, dei cambiamenti o dei mantenimenti degli equilibri politici connaturati alla cronaca degli eventi e degli atti parlamentari.

E in che modo, quindi, il Presidente della Camera può svolgere correttamente e rigorosamente il suo ruolo? con quali strumenti?

Semplice: applicando letteralmente il Regolamento della Camera, senza guardare in faccia a nessuno, senza rinunciare a esercitare le proprie funzioni, senza arrogarsi poteri non previsti e senza entrare nel merito delle questioni. I Regolamenti di Camera e Senato sono, per ciascuna delle due assemblee, esattamente ciò che la Costituzione e tutto il derivante complesso normativo sono per il cittadino in qualsiasi altro ambito della vita personale e sociale: disposizioni imperative e inderogabili a cui ciascuno, secondo il suo ruolo, è obbligato ad attenersi strettamente. Come dicevano i latini, che di diritto pare che qualcosa capissero: dura lex sed lex.

Ma perché, a questo punto vi chiederete, tutto questo articolato preambolo? Lo comprenderete adesso, perché sto per parlare di un concetto molto delicato: la prassi. E perché mai desidero parlarne? semplicemente perché la stessa Laura Boldrini ha usato proprio questo termine, prassi, rispondendo a Fazio che le faceva osservare che nel Regolamento della Camera non vi è alcun accenno allo strumento detto "ghigliottina", ovvero alla facoltà, da parte del Presidente della Camera, di interrompere d'autorità e a sua discrezione, in un qualsiasi momento, la presentazione di emendamenti durante la discussione sulla conversione di un decreto-legge.

Laura Boldrini ha spiegato a Fabio Fazio (e a tutti noi che ascoltavamo, chi compiaciuto, chi indifferente, chi annoiato, chi incredulo, chi basito, chi addirittura inorridito) che la sua decisione trova giustificazione in una prassi consolidata da tempo, essendo stata sdoganata per la prima volta da Luciano Violante nel 2000 quando egli stesso era Presidente della Camera.

E qui ci troviamo di fronte alla prima immensa sciocchezza, che denota la crassa ignoranza del concetto giuridico che maldestramente si tenta di maneggiare.

In ambito giuridico, infatti, per prassi si intende una norma la cui fonte è di carattere consuetudinario, ove per consuetudinario si intende un contesto in cui si verifica una diuturnitas, ovvero la ripetizione costante, nel tempo, di un determinato evento o comportamento, nonché la opinio iuris sive necessitatis, ovvero la comune accettazione, da parte di tutti i soggetti coinvolti, che tale evento o comportamento sia conforme al diritto o alla necessità; l'unica deroga al principio di comune accettazione si riscontra nel diritto internazionale, ove, secondo dottrina prevalente, non è ammessa l'opponibilità persistente salvo che nella fattispecie dei trattati bilaterali.

Ma tornando a noi, è evidente che Laura Boldrini parla di prassi senza che prassi vi sia, mancandone i presupposti oggettivi: infatti, non solo non vi è la diutirnutas, in quanto la "ghigliottina" non era MAI stata realmente applicata in precedenza, ma manca anche la opinio iuris sive necessitatis, ovvero il comune riconoscimento del valore etico di questo strumento. Infatti non mi risulta che il M5S condivida o abbia mai condiviso. E non mi risulta nemmeno che questa fantomatica condivisione universale ci sia mai stata anche in precedenza: lo stesso Partito Democratico, infatti, ebbe già occasione di esprimersi nettamente a sfavore dell'applicazione di tale strumento:

"Siamo contrarissimi, sarebbe la prima volta nella storia parlamentare, e verrebbe usata per una legge ingiusta, incivile e inefficace di cui si vergognano anche quelli che saranno costretti a votare a favore"

(Antonello Soro, capogruppo del Partito Democratico alla Camera, 1 ottobre 1999, commentando l'intenzione dell'allora Presidente della Camera Gianfranco Fini di applicare la "ghigliottina" in occasione dell'approvazione dello "scudo fiscale" da parte del governo Berlusconi)

Fonte: http://www.partitodemocratico.it/print/87079/scudo-fiscale-dopo-la-fiducia-la-ghigliottina-e-soro-interviene-sulle-assenze-nel-gruppo.htm

Ora però, tanto per spargere altro sale sulle ferite della nostra maestrina, lasciamo stare per un attimo l'arida cronaca dei fatti e parliamo un po' di etica politica: sì, insomma, quella roba così chiaramente trattata nel Primo Libro dell'Etica Nicomachea di tal Aristotéles da Stagira, del quale cominciamo ad avere qualche dubbio che Laura Boldrini abbia una sia pur superficiale conoscenza. Comunque, a farla breve, mi pare alquanto banale constatare che, quando parliamo di chi svolge un ruolo di garanzia, l'unico spazio entro cui egli deve muoversi è quello delle regole codificate (in questo caso, il Regolamento della Camera), non certamente quello della prassi, che per sua natura non fornisce la necessaria stabilità e uniformità di comportamento e di interpretazione delle diverse situazioni, presupposti che si traducono poi nell'imparzialità. Che è di questo che stiamo parlando, nevvero?

Laura Boldrini, quindi, avrebbe fatto ben migliore figura se avesse evitato di cianciare sul nulla tirando in ballo cose che non stanno né in cielo e né in terra ma solo nella sua testolina. Avrebbe fatto ben migliore figura, persino, se a giustificazione dottrinaria dell'utilizzo della "ghigliottina" avesse chiamato in soccorso il principio di analogia con il meccanismo che nel Regolamento del Senato è chiaramente e rigorosamente codificato e che, essendo norma e non prassi, ha già trovato modo di essere applicato in passato senza che le opposizioni gridassero al sacrilegio.
Ma anche qui, torniamo al punto di prima: se il Senato e la Camera hanno regolamenti diversi, è evidente che nessuno si sogna di prendere una qualsiasi norma vigente in una delle due Camere e pretendere "per analogia" di applicarlo all'altra Camera. Suvvia, siamo seri. Ne consegue quindi che non esiste ragione al mondo per cui si dovrebbe applicare alla Camera parti del regolamento del Senato (o viceversa). I regolamenti stanno lì mica per far da pezza d'appoggio alle gambe dei tavolini traballanti, ma per ben altra ragione: per essere rispettati alla lettera, trattandosi delle norme che regolamentano l'attività dei due fondamentali organi della democrazia rappresentativa italiana. E se c'è qualcosa da cambiare o da migliorare, beh, come la stessa Laura Boldrini ha confermato a Fazio quando ha parlato dell'avvio delle procedure per cambiare alcune parti del Regolamento della Camera, esistono gli specifici percorsi normativi per attuare tali cambiamenti sempre seguendo le regole: ma finché tali cambiamenti non si attuano e diventano nuove regole codificate, nello Stato di diritto valgono le regole esistenti, con buona pace dei vari Luciano Violante et similia, ai quali non mi risulta affatto che la Costituzione o il Regolamento della Camera abbia dato facoltà di definire o di interpretare a proprio piacimento cosa può essere attuato per diritto e cosa per prassi. Che è di questo che stiamo parlando, nevvero?

Ma andiamo avanti, perché Laura Boldrini ha fornito anche elementi di opportunità politica a giustificazione della sua decisione di evitare d'autorità la decadenza del decreto IMU-BANKITALIA. E qui già faremmo molto meglio a chiudere all'istante tutto l'ambaradàn e andare a prendere un bel gelato al parco.
MA DI COSA STIAMO PARLANDO???

Stiamo parlando, per la cronaca, di un organo di garanzia dello Stato che assume un ruolo politico. Non so a voi, ma a me questo fa girare vorticosamente ogni doppia elica del mio DNA. Non è possibile, una cosa del genere. Non è proponibile. Non è così che funziona. In una democrazia seria, la persona che si fosse permessa di fare affermazioni di questo tipo in pubblico sarebbe stata posta in condizioni di dimettersi l'indomani stesso. Questa anomalia è semplicemente inaccettabile, e a nulla valgono le patetiche e paradossali riaffermazioni della propria imparzialità, se esse seguono la spiegazione delle motivazioni politiche e non formali per cui la Presidente della Camera si è avvalsa di poteri che - Regolamento alla mano - non le competono.

Laura Boldrini, infatti, ha spiegato a Fazio che "si è assunta la responsabilità" (testuali parole) di bloccare la presentazione degli emendamenti perché "per il bene degli italiani era importante impedire che il decreto decadesse e che essi fossero quindi costretti a pagare l'IMU".

Una evidente valutazione di merito, esattamente come quella che avrebbe potuto esprimere un qualsiasi capogruppo, un qualsiasi parlamentare senza incarichi istituzionali, un qualsiasi segretario di partito, un qualsiasi uomo politico.

Ma il Presidente della Camera non è un capogruppo, non è un parlamentare senza incarichi istituzionali, non è un segretario di partito, non è un uomo politico.

Il Presidente della Camera, terza carica istituzionale dello Stato, deve essere super partes, non inter partes e nemmeno inter pares.

Il Presidente della Camera non partecipa al dibattito politico, ma controlla che si svolga secondo le regole codificate.

Il Presidente della Camera non si assume responsabilità di indirizzo politico che non gli competono.

Laura Boldrini invece confessa candidamente di aver fatto una scelta politica, ovvero quella di impedire la decadenza del decreto IMU-BANKITALIA.

E a questo punto, fatto trenta facciamo anche trentuno, e senza per questo riconoscere alcuna legittimità al comportamento della Boldrini (anzi!), entriamo pure a discutere del merito di questa scelta.
E' ben noto che la conversione di un decreto deve avvenire entro 60 giorni, pena la sua decadenza. Nel caso di specie, il decreto avrebbe già dovuto essere cassato all'inizio dell'iter di conversione per vizio di legittimità, contenendo esso due distinte fattispecie del tutto slegate l'una dall'altra, cosa assolutamente non ammessa dalla normativa sulla decretazione d'urgenza, ed essendo quindi ipso facto illegittimo. Ma anche se così non fosse stato, appare evidente anche a un bambino che non ha assolutamente alcun senso affermare che la scelta di non far decadere il decreto andasse "a favore degli italiani". Ma quali italiani? i milioni che hanno votato per i partiti che hanno presentato il decreto o i milioni che hanno votato per i partiti che si oppongono al decreto?

Mi dica, signora Laura Boldrini? chi vuole rappresentare, lei? gli italiani della maggioranza? benissimo: e allora continui pure ad avallare tutte le iniziative politiche della maggioranza. O forse vuole rappresentare gli italiani dell'opposizione? benissimo: e allora avalli pure tutte le iniziative politiche dell'opposizione.

Ma se lei, signora Laura Boldrini, vuole rappresentare il popolo italiano nella sua totalità, allora cerchi di far entrare nella sua testolina il seguente elementare concetto: per rappresentare tutti, lei ha un sola strada, ed è quella di rispettare le regole. Perché quelle sì, devono valere per tutti.

Ma se non riesce a comprendere questo elementare concetto, faccia la cortesia: si dimetta, e subito, perché lei è chiaramente inadeguata a svolgere il ruolo di garanzia per cui è stata chiamata.