venerdì 29 settembre 2017

Lilli Gruber e il vezzo di Venere. Ma non è un complimento.



Come molti avranno appreso, il 20 settembre 2017 per il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è stato richiesto il rinvio a giudizio per il reato di falso ideologico e l'archiviazione del procedimento per il reato di turbativa d'asta.

Il 28 settembre 2017, apprendiamo che anche per il sindaco di Roma, Virginia Raggi, è stato richiesto il rinvio a giudizio per il reato di falso ideologico e l'archiviazione del procedimento per il reato di abuso d'ufficio.

Con puntualità svizzera, la stessa sera del 28 settembre (cioè ieri), la trasmissione Otto e Mezzo di La7 viene completamente dedicata alla notizia della richiesta di rinvio a giudizio per Virginia Raggi e al dibattito su questo argomento con gli ospiti in studio: il parlamentare Alfonso Bonafede in rappresentanza del M5S, il noto giornalista Giovanni Floris e la non particolarmente nota nota attrice Anna Foglietta.

Stante la sostanziale similarità delle vicende giudiziarie, il prestigio della carica rivestita da entrambi, e la particolare importanza sul piano politico ed economico delle città rappresentate dai due sindaci, ci saremmo aspettati che la redazione di Otto e Mezzo avesse dato pari risalto, e con identica sollecitudine, anche agli ultimi aggiornamenti sulla vicenda giudiziaria del sindaco Sala.

Ma andando a rivedere la trasmissione Otto e Mezzo del 20 settembre 2017, prendiamo atto con una certa iniziale perplessità che l'argomento trattato non è affatto la richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco Sala ma bensì "M5S, da Grillo a San Gennaro" con ospiti in studio lo scrittore Gianrico Carofiglio, il direttore della rivista Limes, Lucio Caracciolo, e il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio.

Quindi, pensando ragionevolmente a una notizia diffusa troppo tardi per poter essere inserita all'ordine del giorno in trasmissione (in effetti, l'ANSA la pubblica alle ore 19:55, proprio pochi minuti della messa in onda di Otto e Mezzo), abbiamo immaginato che l'argomento sarebbe stato trattato il giorno successivo, cioè giovedì 21 settembre. Speranza vana: quella sera in studio gli ospiti sono nientepopodimeno che il ministro del Beni Culturali, Dario Franceschini e l'editorialista del Corriere della Sera, Massimo Franco, mentre l'argomento della trasmissione è, indovinate un po', "Franceschini e il PD ombra", una roba che presumibilmente, negli intenti della redazione, avrebbe dovuto far fremere di curiosità folle di telespettatori ma che non sembra aver suscitato particolare interesse.
E della richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco Sala, nemmeno la suddetta ombra.

Tuttavia, non avendo perso completamente le speranze di veder trattati gli sviluppi di attualità della vicenda giudiziaria milanese del sindaco Sala, siamo andati a verificare anche la trasmissione Otto e Mezzo di venerdì 22 settembre, rimanendo puntualmente delusi nel constatare che l'argomento principe della serata era "Da Grillo a Di Maio", con ospiti in studio la parlamentare Barbara Lezzi del M5S e i giornalisti Andrea Scanzi e Paolo Mieli.

Insomma, la conduttrice Lilli Gruber, novella Venere, sembra mostrare un particolare e peculiare strabismo quando vi sono notizie di rilievo attinenti alle vicende giudiziarie romane e milanesi.

Chi l'avrebbe mai pensato? Io, per esempio.

venerdì 22 settembre 2017

La forza della paura.

A pochi mesi dal termine della legislatura e dopo aver analizzato tutte le possibili proiezioni in merito alla prevedibile distribuzione delle preferenze nel corpo elettorale, tutte le maggiori forze politiche presenti in Parlamento devono aver preso definitivamente atto che i rapporti di forza risultanti da elezioni indette con l'attuale meccanismo vedrebbero quasi sicuramente un Parlamento quadripolare "alla spagnola" in cui i principali attori sarebbero costituiti da soggetti politici nessuno dei quali sarebbe in grado, da solo, di raggiungere la maggioranza necessaria per governare ma per i quali, peraltro, nessuna alleanza risulterebbe politicamente fattibile per eccessiva inconciliabilità programmatica o per non rischiare la rivolta dell'elettorato di riferimento.

Il Partito Democratico orfano dei profughi bersaniani è soltanto l'ombra della macchina da guerra renziana delle ultime elezioni europee, e dai sondaggi viene ormai dato costantemente al di sotto del Movimento 5 Stelle.
Grillo & soci, d'altra parte, pur essendo attualmente accreditati di quella maggioranza relativa che darebbe al M5S il diritto di aspirare all'incarico di formare un governo, sanno benissimo anche loro di essere più o meno su una quota di consenso elettorale non superiore al 30%, quota che se si esclude l'opzione, da sempre assiomaticamente respinta, dell'alleanza con qualche altro soggetto politico, non permette di farsi alcuna illusione sulla possibilità di ottenere una maggioranza in Parlamento.
La Lega di Salvini, pur con tutti gli sforzi fatti per ampliare la base elettorale anche nelle aree meridionali sino a poco tempo fa disprezzate e considerate solo come una palla al piede per il nord ricco e virtuoso, resta comunque detentrice del solo platonico titolo di primo partito del centrodestra, avendo eroso, come era prevedibile e inevitabile, molta parte del consenso al relitto consunto di una Forza Italia in cui la leadership resta nelle mani di un padre-padrone pregiudicato, privato dei diritti politici e quindi impossibilitato anche a candidarsi e a svolgere un ruolo attivo in Parlamento.

Con questi presupposti, solo nel campo della fantapolitica si potrebbero ipotizzare alleanze capaci di determinare una plausibile maggioranza parlamentare.

Infatti, pur ammettendo in via del tutto ipotetica che il Partito Democratico e Forza Italia riuscissero a trovare un nuovo accordo facendo rinascere una sorta di Nazareno 2, per arrivare alla maggioranza avrebbero comunque bisogno anche dei voti di Salvini, il quale però ha detto chiaro e tondo che ogni eventuale alleanza che comprendesse la Lega dovrebbe partire dal presupposto della premiership al leader leghista (cioè a lui), e che in ogni caso la Lega con Renzi non vuole averci assolutamente nulla a che fare.

Peraltro, anche l'ipotesi irrealistica di un PD che ricuce lo strappo con i bersaniani non potrebbe in ogni caso portare a una maggioranza basata su questo patto per insufficienza di numeri.

E anche ipotizzando la rinascita di un polo di centrodestra basato su un patto a tre Berlusconi-Salvini-Meloni, ci troveremmo ancora di fronte a numeri insufficienti per formare una maggioranza parlamentare.

Il M5S, da parte sua, si è già chiamato ripetutamente fuori da ogni ipotesi di alleanza, il che, molto semplicemente, vuol dire che i vertici del Movimento, rendendosi conto di non essere ancora strutturalmente pronti per guidare il paese, non hanno nessuna seria intenzione di andare ad accollarsi prematuramente la responsabilità del governo e nel frattempo, tanto per far spettacolo, passano il tempo sulla piattaforma Rousseau giocando a selezionare un candidato premier che non avrà alcuna chance di formare un governo M5S.

Questo è quanto. In buona sostanza, con questo sistema elettorale nessuna combinazione di DUE partiti può aspirare a formare una maggioranza in Parlamento. Per riuscirci, servirebbe un'alleanza di almeno TRE partiti. Ma nell'attuale quadro politico, nessuna combinazione di TRE partiti è realmente possibile a causa delle incompatibilità e dei veti incrociati innanzi descritti.

Ci troviamo quindi di fronte a una situazione di stallo politico che preoccupa e che a molti osservatori fa persino paura.
La soluzione del dilemma però esiste, ed è anche ovvia. Si tratta semplicemente (si fa per dire...) di metter mano alla legge elettorale e di cambiarla in senso più spiccatamente maggioritario.

Riusciranno i nostri eroi?

lunedì 11 settembre 2017

Non se ne salva nemmeno uno.

Il caso dello stupro di Firenze di cui sono accusati due Carabinieri, nonché la conseguente ondata di polemiche, di distinguo e di reazioni sui media e sui social, ci restituiscono l'amarissima fotografia di un'Italia ormai culturalmente devastata. E quando dico che "non se ne salva nemmeno uno" voglio affermare, letteralmente, che tutti i protagonisti di questa squallida vicenda ne escono male, molto male.

I fatti accertati sono che, dopo un intervento effettuato per il ripristino dell'ordine pubblico davanti all'ingresso di una discoteca, due militari dell'Arma hanno fatto salire sulla loro auto di servizio due giovani ragazze, che in quel momento si trovavano entrambe in condizioni di alterazione di coscienza a causa della precedente assunzione di alcoolici o sostanze stupefacenti, le hanno accompagnate alla loro abitazione, e giunti a destinazione hanno entrambi consumato, ciascuno con una delle due ragazze, un rapporto sessuale.

Come spesso avviene, pare che gli indagati abbiano negato la violenza sessuale affermando che il rapporto fosse consenziente: scriminante giuridicamente del tutto inesistente poiché, anche qualora non vi sia utilizzo della forza fisica e/o di costrizione psicologica nei confronti della vittima, lo stato di menomazione fisica o psichica configura e presuppone sempre un rapporto sessuale non consapevolmente e liberamente voluto e quindi estorto a persona in condizioni di grave inferiorità.
Questo si chiama stupro, e deve essere chiaro.

Peraltro, sembra anche che gli indagati si siano giustificati sostenendo di non essersi accorti dello stato di alterazione psichica da parte delle due ragazze, le quali sarebbero apparse pienamente coscienti e presenti di sé stesse. Quanto queste giustificazioni possano essere ritenute attendibili lo valuterà la magistratura, ma dagli accertamenti medici esperiti sulle due vittime sembra sia emerso non solo che il rapporto sessuale c'è stato, pur non essendo stati riscontrati segni di violenza fisica, ma anche, come ho già ricordato, che esse si trovavano effettivamente in grave stato di alterazione psichica a causa dell'assunzione di alcoolici e/o sostanze stupefacenti nelle ore immediatamente precedenti ai fatti.
Mi si consenta quindi, in attesa delle risultanze delle indagini, di nutrire una serie di perplessità riguardo l'incapacità, da parte di due agenti dotati di lunga esperienza professionale, di percepire la poca lucidità delle due ragazze durante tutto il tempo che hanno passato in contatto con esse a partire dal luogo in cui le hanno incontrate.

Tuttavia, pur facendo l'avvocato del diavolo, pur presumendo che le due vittime fossero effettivamente in un normale stato di lucidità, e presumendo persino che il rapporto sessuale sia stato a tutti gli effetti consenziente, ciò non esime i due carabinieri dal rispondere della violazione di tutta una serie di norme del regolamento di disciplina avendo posto consapevolmente in essere le condotte di cui sopra: infatti non è consentito, se non in circostanze specifiche molto precise, far entrare e trasportare civili nell'auto di servizio, e non è parimenti consentito intrattenersi in rapporti intimi con terzi durante il servizio.

Stiamo quindi parlando, al di là degli aspetti penali relativi alla violenza sessuale, di comportamenti disciplinarmente inammissibili da parte di due rappresentanti delle forze dell'ordine, comportamenti la cui gravità . ovviamente - non poteva non essere nota agli stessi.

Insomma, se anche non ci trovassimo di fronte a due ignobili stupratori (e su questo l'ultima parola spetta alla magistratura), ci troviamo certamente di fronte a due immensi cretini che, per loro stessa ammissione, hanno posto in essere comportamenti gravemente lesivi dell'onore dell'istituzione da essi rappresentata e che per tale ragione si sono resi indegni di continuare a rappresentarla indossando quella divisa. Tutto ciò è stato chiaramente e opportunamente ribadito anche dallo stesso Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette.

Tuttavia, nemmeno gli alti gradi militari escono benissimo da questa storia, comunque vada a finire, poiché l'applicazione in sede disciplinare del "rigore esemplare" promesso in questo caso dovrebbe essere non un evento eccezionale ma la norma in ogni occasione in cui il comportamento dei rappresentanti di una istituzione ne pregiudica l'immagine: forse il generale Del Sette o i suoi colleghi di altre forze di polizia sono in grado di dirci quali "esemplari sanzioni" siano state adottate, per fare un esempio, nei confronti dei picchiatori della Diaz, dei torturatori di Bolzaneto e dei loro capi?

E per finire, mi sia consentito di sottolineare che non escono per niente bene da questa bruttissima storia nemmeno tutti coloro che, per un motivo o per l'altro, si sono affrettati a fare confronti e paragoni idioti con la vicenda di Rimini, che configura un quadro di inaudita ferocia e di spietatezza che nulla ha a che vedere con i fatti di Firenze.

Sulla figura e sul comportamento delle due studentesse di Firenze, invece, al momento trovo giusto astenermi da ogni commento e considerarle vittime sino a prova contraria poiché un rapporto sessuale non consapevolmente voluto è comunque una ferita ben difficile da rimarginare.
C'è stato persino chi le ha accusate di imprudenza per aver accettato di salire nella macchina di servizio dei due carabinieri: ma allora, se non possiamo fidarci più nemmeno delle forze dell'ordine, in che mondo viviamo?

lunedì 24 aprile 2017

Il dito e la luna


E' quasi sempre piuttosto difficile misurarsi intellettualmente con gli opinionisti più prestigiosi, essendo essi per forza di cose ammantati dal prestigio e dall'autorevolezza derivante dalla loro capacità di veicolare il messaggio mediatico in termini tanto efficaci da far sorgere nell'uditorio un elevato livello di convinzione della veridicità dei contenuti.

Tuttavia la cosa giusta da fare sarebbe cercare di valutare ogni fatto nella sua essenza, spogliandola dagli orpelli della retorica e della strumentalizzazione. Uhm. E allora da dove comincio? Vabbeh, dall'inizio.

Prima di tutto, chiariamo una cosa: "sottrarre voti a Salvini" non è a priori un atto squallido o irresponsabile ma sarebbe oggettivamente cosa buona e giusta in ogni sistema politico degno di tal nome, vista la pochezza del personaggio in questione e la miseria intellettuale delle sue proposte politiche.
Non so se Saviano comprende questo concetto (ne è lecito dubitare, visto ciò che scrive), ma se serve posso sempre fare un disegno.

Poi, può anche essere che le motivazioni alla base delle posizioni assunte da Di Maio sul tema delle azioni delle ONG possano essere politicamente discutibili e magari anche demagogiche, ma ciò non toglie che esprimere perplessità su quello che succede nelle vicinanze delle coste libiche (e NON di quelle italiane) è non solo logico ma anche necessario alla luce del continuo espandersi del fenomeno migratorio che ha come destinazione l'Europa, fenomeno che non può essere ricondotto a episodio contingente ma va considerato come una emergenza di lungo periodo da affrontare con pragmatismo e senza paraocchi ideologici, rendendosi conto che non può essere arrestato ma deve essere assolutamente governato, pena l'esplosione repentina di tensioni sociali irreversibili.

Consiglierei quindi di guardare la luna, e non il dito che la indica.

Inoltre, sarebbe appena il caso di ricordare che il "fango" di cui parla Saviano nasce da un fascicolo aperto da una Procura della repubblica italiana e da una serie di interrogativi posti da Frontex (Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera): trattasi in entrambi in casi di soggetti istituzionali meritevoli di rispetto sino a prova contraria, e che sino a prova contraria sanno di cosa parlano.

Infine, se Saviano si dichiara esplicitamente "buonista", sarebbe il caso che spieghi al lettore cosa questo termine significhi per lui, visto che tale concetto viene sistematicamente storpiato e utilizzato a casaccio da più parti. Ma chissà perché, ho il sospetto che Saviano non abbia interesse ad approfondire.

Ma ora è il caso di entrare nel merito: il problema è che è ormai da tempo che i profughi provenienti dalle coste libiche vengono soccorsi da navi appartenenti o gestite da ONG non, come avveniva inizialmente, all'approssimarsi delle loro imbarcazioni alle acque territoriali italiane dopo aver attraversato il tratto di mar Mediterraneo (circa 250 km in linea retta sino a Lampedusa, e più di 400 km per arrivare sulle coste siciliane) ma appena al di là delle acque territoriali libiche, e questo non può essere considerato un fenomeno casuale. Si tratta di una scelta ben precisa, poiché nel primo caso servono barche capaci di tenere in qualche modo il mare per qualche giorno (vecchi pescherecci o altre carrette del mare che abbiamo già visto in passato approdare a Lampedusa o naufragare nel canale di Sicilia) mentre nel secondo caso bastano barche molto più piccole o anche semplici gommoni, natanti con i quali non si deve fare altro che riuscire ad allontanarsi di qualche miglio dalle coste libiche e lanciare il segnale di SOS attendendo che una nave di qualche ONG arrivi "casualmente" a soccorrere gli altrettanto "casuali" naufraghi.

Quello che avviene dopo, poi, è altrettanto curioso, poiché secondo le regole vigenti i naufraghi andrebbero portati nel "porto sicuro" più vicino, e basta guardare una qualsiasi cartina geografica per rendersi conto che, rispetto al limite delle acque territoriali libiche, i porti tunisini sono molto più vicini del porto di Lampedusa, e la stessa Malta è molto più vicina della Sicilia.
E non mi risulta che in Tunisia o a Malta vi siano bande di predoni selvaggi che scorrazzano per i porti rapinando, schiavizzando e brutalizzando naufraghi indifesi.
Nonostante questo, però, le navi gestite dalle ONG, dopo aver preso a bordo i suddetti naufraghi, si dirigono sistematicamente ed esclusivamente verso porti italiani.

E' quindi evidente che il problema non è salvare oppure non salvare vite (le vite vanno sempre salvate), ma tutto quello che succede PRIMA del naufragio e DOPO il naufragio, che solo un bambino - o un ipocrita - potrebbe insistere nel considerare come "semplice casualità".

Ebbene, a questo punto è opportuno ricordare che nel contesto delle attività di soccorso in mare nulla è lasciato al caso ma esiste un quadro normativo ben preciso a cui corrisponde una altrettanto precisa organizzazione delle risorse e degli strumenti operativi. P
er la precisione, in base al R.D. 30 marzo 1942, n. 327 (Codice della navigazione), e in base alla L. 3 aprile 1989, n. 147 (ratifica della Convenzione di Amburgo), in Italia l'unico soggetto istituzionalmente titolato a coordinare le operazioni di soccorso in mare è l'I.M.R.C.C. (Italian Maritime Rescue Coordination Centre) della Guardia Costiera, ed è esclusivamente a questa centrale operativa che devono far capo le ONG che desiderano agire in modo trasparente ed efficace nelle attività umanitarie che comportano il recupero dei naufraghi. 


E non è casuale il fatto che nel link appena proposto si può leggere testualmente:

" ... We are aware of the rumors about possible contacts and illegal transports between refugees and the ships of NGOs. However, since we operated our rescue missions strictly through the MRCC, we were not confronted with this type of contacts. ... "

Risulta quindi del tutto legittimo, e anche intellettualmente doveroso, porsi tutti gli interrogativi del caso nel momento in cui si assiste a fenomeni di, chiamiamolo così, "pattugliamento casuale" del tratto di mare immediatamente a ridosso dei confini dell acque territoriali libiche, da parte di imbarcazioni appartenenti alle ONG più diverse, le quali si trovano, altrettanto "casualmente", a soccorrere naufraghi di barcacce o gommoni che non sarebbero assolutamente in grado di percorrere più di qualche miglio in mare aperto.

E come conseguenza di queste premesse, risulta altrettanto inevitabile chiedersi per quale motivo i migranti che aspirano a recarsi in Europa vengano imbarcati su simili gusci di noce. La spiegazione sarebbe ovvia e banale anche se non supportata da prove oggettive, ma per un "buonista" come si definisce Saviano risulta piuttosto indigesta. Allora tanto vale cercare di rivoltare la frittata manifestando l'indignazione di rito e (stra)parlando di irresponsabilità e squallore.

Non c'è maggior cieco di chi non vuol vedere. E questi falsi ciechi sono proprio quelli che si riempiono la bocca di accuse di populismo, con il ditino all'insù e l'espressione saccente da radical chic de noartri.

mercoledì 22 febbraio 2017

Le ragioni dei tassisti e le bufale della "libera stampa".

In questo interessante articolo di Repubblica, a firma dell'Ottimo Sebastiano Messina, apprendiamo alcune straordinarie novità. Analizziamone alcune, punto per punto.

Prima di tutto, apprendiamo che Roma sarebbe stata presa d'assalto da tassisti e ambulanti.
Che a Roma vi siano stati disordini, incidenti e atti di inqualificabile teppismo, è oggettivamente vero. E' d'altronde parimenti vero che, come leggiamo nello stesso articolo, gli obiettivi di questi facinorosi sono stati in larga misura, anche se non solo, quelli che comunemente definiamo i "palazzi del potere", ovvero i luoghi in cui la politica prende le decisioni contro le quali si manifesta: Palazzo Madama (sede del Senato), Montecitorio (sede della Camera dei deputati) e la sede del Partito Democratico (dal quale è partito l'emendamento della discordia).
Sarebbe anche stato giusto ricordare, per correttezza e completezza dell'informazione nei confronti del lettore (vero, Ottimo Messina?), che scioperi e altre manifestazioni di protesta, violente o meno, si sono replicate identiche in molte altre città italiane: per esempio, a Milano, oppure a Torino, che non sono precisamente paeselli sperduti sulle montagne.
Ma andiamo avanti.

Nell'articolo si critica aspramente e ripetutamente il sindaco di Roma per essersi schierata dalla parte dello sciopero selvaggio e di chi paralizza la città, organizza blocchi stradali e assedia il Parlamento , smentendo però subito dopo questa accusa con un breve accenno al fatto che Virginia Raggi "condannava" la violenza.
Una ricostruzione, questa, che si dimostra chiaramente faziosa andando brevemente a rivedere (magari anche su un altro articolo di Repubblica del giorno prima, vero, Ottimo Messina?), quali fosse stata la presa di posizione della stessa Raggi riguardo le violenze:

"Manifestare è un diritto, usare la forza è inaccettabile. Al fianco di chi protesta civilmente. Ferma condanna verso chi ricorre alla violenza"


"Al contempo invito tutti voi ad evitare episodi vergognosi come le minacce a chi vuole lavorare: sono comportamenti che non si addicono ad una categoria che svolge ogni giorno un servizio prezioso per la città"

Una presa di posizione chiara, peraltro comune a tutte le forze politiche e istituzionali (vero, Ottimo Messina?), e avvenuta immediatamente dopo aver appreso dei disordini. Ma forse l'Ottimo Messina riteneva (sicuramente in buona fede...), quando ha scritto l'articolo, che il sindaco di Roma possedesse la sfera di cristallo e che quindi avrebbe saputo in anticipo, prima del loro effettivo verificarsi, dei disordini di cui sopra, avvenuti peraltro anche ad opera di estremisti pronti a sfruttare ogni occasione per guadagnarsi un po' di visibilità e per sfogare gli istinti più beceri.

Cosa c'entri, poi, far seguire subito dopo la citazione degli atti di teppismo la frase di Grillo sui "tassisti che hanno ragione", come in una sorta di consecutio logica, è cosa in teoria poco comprensibile, ma in pratica molto chiara. Vero, Ottimo Messina?

Ma andiamo avanti e commentiamo quello che l'Ottimo Messina definisce uno sconsiderato imprimatur allo sciopero selvaggio da parte del sindaco, affermazione totalmente destituita di fondamento proprio in virtù del richiamo a tornare al lavoro fatto pubblicamente dal sindaco nei confronti dei tassisti. Se nell'articolo vi fosse (e non c'è) almeno uno straccio di richiamo al merito della questione, il lettore potrebbe avere qualche elemento in più per farsi un'idea se le richieste delle associazioni di categoria dei tassisti siano ragionevoli oppure no.
Perché il punto è proprio questo: hanno ragione oppure no, i tassisti, a chiedere il ritiro di un emendamento che rinvia a dicembre l'inizio dell'implementazione di regole che finalmente distinguano con maggiore chiarezza quale differenza vi sia fra il servizio taxi e il servizio NCC (noleggio con conducente), che già oggi sono in teoria giuridicamente e fiscalmente distinti ma che all'atto pratico sono giunti in una situazione di concorrenza conflittuale proprio a causa dell'incapacità della politica (quella degli "esperti e competenti"...) di adeguare in tempo utile la relativa normativa?

La domanda, alla fine, è questa.

E la risposta NON deve darla il sindaco di una città, ma la classe dirigente nazionale, asserragliata nel confortevole fortino parlamentare e profumatamente pagata per farlo, il suo lavoro, e NON per far incancrenire i problemi rinviando le decisioni.

Gli "esperti e competenti", appunto. Quelli che dovrebbero cogliere (e non rinviare) le occasioni per fornire chiarezza, trasparenza e maggiore tutela sia a chi fornisce un servizio (che sia di taxi o di NCC) sia a chi ne usufruisce.

Vero, Ottimo Messina?