sabato 31 maggio 2014

Livorno val bene una Messa?


Il ballottaggio alle comunali di Livorno

Insomma, a quanto pare il candidato sindaco del Partito Democratico, Marco Ruggeri, trovandosi di fronte allo scenario in cui per essere eletto deve lottare contro una sorta di "arco costituzionale allargato" che va dall'estrema destra ai "cani sciolti" della sinistra dura e pura, prova a ricompattare almeno l'area politica più vicina al suo partito e per far ciò richiama il concetto della coerenza politica.
Apparirebbe infatti incomprensibile e illogico che chi si riconosce negli ideali e nei valori della sinistra possa preferire un candidato, nella fattispecie quello del Movimento 5 Stelle, proveniente da un soggetto politico che in campo europeo mostra simpatia e anche qualcosa di più per un partito che rispetto alla sinistra si pone ideologicamente agli antipodi.

In effetti l'argomentazione ha una sua logica e una sua intrinseca solidità.

Se non fosse.

Se non fosse che la predica, come sempre più frequentemente accade, proviene da un pulpito che non ha alcun titolo per propinarla urbi et orbi.

Già, perché se per molti versi appare politicamente non ortodossa un'alleanza fra il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e l'UKIP di Nigel Farage, ci sembra altrettanto legittimo interrogarci su quali insondabili ragioni abbiano portato, a livello nazionale, il Partito Democratico di Matteo Renzi a impostare un percorso comune sulle riforme istituzionali e costituzionali con la Forza Italia di Silvio Berlusconi, che (a differenza di Nigel Farage) è un pregiudicato condannato in via definitiva, che (a differenza di Nigel Farage) è stato sbattuto fuori dal Parlamento nazionale e che (a differenza di Nigel Farage) è stato anche privato dei diritti politici. E anche del passaporto (a differenza di Nigel Farage, che comunque a me non piace per niente).

In pratica, a occuparsi delle modifiche alla Costituzione stilata da Umberto Terracini e Piero Calamandrei sono stati chiamati Denis Verdini e Renato Brunetta, che a tutti gli effetti sono agli ordini di un leader politico che per la giustizia italiana (vedasi le motivazioni della sentenza di condanna) è un pericoloso delinquente.

Ebbene, a questo punto io continuo a chiedermi come mai si sia potuti giungere a un tale obbrobrio. La risposta dataci da Matteo Renzi è nota: egli afferma semplicemente che, considerando i rapporti numerici di forza nel Parlamento, non vi erano alternative vista l'impossibilità di stabilire con il Movimento 5 Stelle un dialogo propedeutico alla definizione di accordi programmatici sulle riforme di cui sopra.
Insomma, turiamoci il naso e invitiamo Silvio Berlusconi al Nazzareno.

Benissimo.

Questo in effetti potrebbe essere considerato come un classico "esempio di scuola" di pragmatismo politico.

Ma se lo è (e sembra proprio che lo sia), non si capisce perché non possa essere considerata come identico esempio di realpolitik anche una eventuale decisione del M5S di far entrare i suoi parlamentari nel gruppo di cui fa parte l'UKIP di Nigel Farage: in fin dei conti tratterebbesi anche in questo caso di una decisione presa per motivi di carattere esclusivamente formale, considerando che l'alternativa è iscriversi al gruppo misto e contare meno di niente.

Il candidato sindaco del Partito Democratico vorrà certamente sciogliere questo dubbio, prima o poi. Attendiamo fiduciosi.

Su cosa vi sia, di "sinistra", negli indirizzi e nelle attuali scelte politiche del Partito Democratico, beh... questo è argomento da trattare in un altro momento.

martedì 27 maggio 2014

Siamo uomini o caporali?


Niente...

dopo essermi letteralmente ribaltato dalle risate ascoltando Crozza a Ballarò, ho dato un'occhiata al sito di Beppe Grillo. Ora leggo le considerazioni di rappresentanti e simpatizzanti del M5S.

Niente. Nemmeno un'accenno di analisi logica del risultato elettorale dell'altro ieri. Grillo dice che è colpa dei pensionati che non vogliono cambiare. C'è chi parla di brogli. Quelli che danno la colpa agli 80 euro. Altri se la prendono con i media. Insomma, sembra tutto un grande gombloddo (cit.).

Ma signori miei, riflettere su quello che il M5S ha sbagliato in campagna elettorale, no? Comunicazione. Immagine. Contenuti. In ognuno di questi tre elementi, almeno a guardarli con il senno di poi, si riscontrano gravi errori. E gli errori vanno individuati, analizzati e compresi, altrimenti si rischia di rifarli o di frne di peggiori. Questa è la "professionalità" che ci richiede la vita e quindi anche la politica.
Non è questione di piangere sul latte versato. Non è questione di cercare capri espiatori. No. Si tratta semplicemente di comprendere che non può essere sempre colpa di qualcun altro. Tutto qua. Senza acrimonia, senza rabbia, senza isterismi.

Prendi Grillo, per esempio. Non so se i suoi estimatori se ne rendono conto, ma come personaggio pubblico, in termini di visibilità mediatica e di immagine, come testimonial del movimento, Grillo è finito.

Finito.

Out.

Rottamato (cit.).

Prima di dedicarsi anima e corpo a queste elezioni, Beppe Grillo veniva generalmente visto come un personaggio per certi versi picaresco ma tutto sommato simpatico. Un comico-politico-burlone che mescola due mondi facendone uscire un quadro surreale, iperbolico ma fondamentalmente ironico.
Grillo in questa campagna elettorale ha messo sul piatto tutto questo ma (purtroppo) anche molto di più: aggressività, negatività, richiami a situazioni e personaggi da film dell'orrore, il tutto mescolato a una tracotanza e a un delirio di onnipotenza a cui nessuno mai ha assistito in precedenza. E se almeno avesse espresso chiaramente, semplicemente e puntigliosamente i punti fondamentali del programma elettorale europeo del M5S, forse avrebbe salvato il salvabile. E invece no, niente, nemmeno quello. L'ho ascoltato con attenzione da Vespa-a-Vespa, una delusione totale: fossi stato un marziano appena sceso sulla Terra, gli avrei dato del matto.
E fatto trenta, facciamo trentuno, è andato anche a dire a tutto il mondo che se le cose non andavano come diceva lui si sarebbe ritirato dalla vita politica.

Beh, a me pare che "effettivamente" le cose non siano andate proprio come voleva lui.

Ergo, la conseguenza DEVE essere una sola: sia per dimostrare di essere una persona d'onore, perché gli impegni vanno mantenuti nel bene e nel male, cioè SEMPRE, se non si vuole dimostrare di essere un quaqquaraqquà.
E sia, ma soprattutto per questo, perché oggettivamente l'immagine di Beppe Grillo non è più positiva per il Movimento 5 Stelle. La prossima volta che si ripresenta su un palco, saranno sempre meno le persone disposte ad ascoltarlo con attenzione e sempre più quelli che lo accoglieranno con fischi e risate di scherno.

E francamente, se devo scegliere fra tutelare l'immagine del M5S e quella di Beppe Grillo, non ho esitazioni.

lunedì 26 maggio 2014

Moriremo democristiani?

Una volta metabolizzato il risultato elettorale, i protagonisti della competizione faranno bene a fare qualche riflessione.

Molto giusto e opportuno il tempismo di Renzi che nel giro di pochi giorni riunirà la direzione del partito per fare una analisi complessiva del voto. Nonostante il risultato plebiscitario, non saranno tutte rose e fiori e lo stesso Renzi lo ha detto chiaramente oggi: "Non ci sono più alibi". Ovviamente, sarà abbastanza semplice riconfermare la sua leadership interna, perché civatiani e bersaniani, notoriamente privi di attributi e di identità politica, rimarranno muti e rassegnati di fronte al Grande Figlio della Balena Bianca e ne accetteranno ogni decisione salvo poi, essendo persone "ragionevolmente" oneste e "ragionevolmente" fedeli, attendere il momento giusto per fargli qualche simpatico scherzetto nel segreto dell'urna (cosa su cui il PD non ha nulla da imparare da nessuno, basti ricordare l'elezione di Prodi a presidente della Repubblica).
Appare invece prevedibilmente più complesso gestire sia l'immediato sia il futuro rapporto con Forza Italia nell'ottica delle riforme istituzionali e costituzionali da fare a larga maggioranza, che è anche questa una tappa del percorso di governo su cui "non vi sono alibi": Berlusconi e i suoi servi sono all'angolo e ormai non hanno più nessun tornaconto a continuare a sostenere i tavoli delle riforme, soprattutto quello del sistema elettorale. Per Forza Italia, continuare a sostenere l'Italicum equivarrebbe a sventrarsi le budella con una katana. Non sono così stupidi e non avranno alcuna esitazione nel vendere a caro prezzo il voto favorevole su certe questioni: lo vedremo quando Renzi affronterà la spinosa questione della riforma della giustizia, da sempre cavallo di battaglia di Berlusconi.

Il M5S, peraltro, che nel giro di poco più di un anno ha ampiamente dimostrato di non essere stato capace di gestire l'inaspettato consenso ricevuto alle ultime elezioni politiche, forse sarebbe meglio che colga l'occasione per imparare a gestire l'attuale sconfitta. E' necessaria, finalmente, una analisi lucida e serena dei fattori che hanno comportato questo risultato: si tratta sia di problemi di modalità comunicativa, sia di immagine, sia di contenuti. Non posso dimenticare cazzate stratosferiche dette da Grillo, tipo quella che dice: "chi afferma che non c'è democrazia all'interno del movimento, può anche andarsene affanculo". Non posso dimenticare che il M5S in effetti non ha una proposta politica chiara in merito a diverse questioni tipo come finanziare il reddito di cittadinanza. Non posso non prendere atto che su diversi temi etici (matrimoni gay, rapporti con la Chiesa, eutanasia, obiezione di coscienza, ecc. ecc.) non si capisce ancora quale sia la posizione ufficiale del movimento e l'impressione è che NON vi sia ancora una posizione ufficiale nonostante vi sia oggettivamente stato tutto il tempo per elaborarla, dopo l'ingresso in Parlamento dei rappresentanti pentastellati.
E non posso tollerare che fino a questo momento non vi è stata alcuna presa di posizione ufficiale, da parte del M5S, riguardo il risultato elettorale e le future prospettive politiche.
Insomma, sulle suddette questioni o ci si mette a lavorare veramente sodo oppure non se ne esce e tanto vale rassegnarsi a morire democristiani.

domenica 25 maggio 2014

Un uomo solo al comando



Al di là di quelli che saranno i numeri definitivi, il panorama politico italiano sembra effettivamente riconfigurarsi dopo il voto europeo. Il dato più significativo è certamente l'affermazione del Partito Democratico, che ora si pone su livelli di consenso decisamente più alti rispetto alle ultime elezioni politiche. Questa rilevante affermazione è stata ottenuta ai danni del Movimento 5 Stelle, ai danni di Forza Italia e ai danni dell'amorfismo indifferenziato dei partiti minori, a esclusione della Lega che, cavalcando le stesse pulsioni anticomunitarie ben più convincenti in altre parti d'Europa, riesce a ottenere un risultato numericamente positivo anche se totalmente irrilevante per gli equilibri politici italiani.

La sconfitta più clamorosa è oggettivamente quella del Movimento 5 Stelle, non tanto per l'aspetto quantitativo - non drammatico - del drenaggio di consenso elettorale riversatosi verso il Partito Democratico, quanto piuttosto per aver mancato totalmente l'obiettivo prefissato in una campagna di assalto all'arma bianca e di bombardamento che ha virtualmente assunto i toni di una vera e propria guerra elettorale all'ultimo sangue piuttosto che di un confronto di programmi e di contenuti. Ma in guerra l'obiettivo va colpito e distrutto, non è sufficiente riuscire a tornare sani e salvi alla base, e il fatto è che il Movimento 5 Stelle ha sparato tutte le sue bordate a vuoto. Colpa dei cannoni imprecisi? colpa delle munizioni difettose? colpa della pessima mira dei cannonieri? no, piuttosto colpa delle errate valutazioni del comandante sul campo (Grillo) che ha ordinato di utilizzare munizioni incendiarie invece che perforanti contro un bersaglio che non era infiammabile ma pesantemente corazzato, ma soprattutto colpa dell'incapacità dello stato maggiore (Casaleggio) di elaborare una strategia vincente, e questo in ogni guerra si fa prima di tutto individuando correttamente gli obiettivi realmente importanti.

Per quanto riguarda Forza Italia, che comunque, se pur con un leader il cui tasso di presentabilità è sulla via del definitivo e irreversibile disfacimento, rimane pur sempre il terzo elemento del tripolarismo politico affermatosi un anno fa e confermatosi oggi, non si può non prendere atto una volta per tutte che quando si devono fare proposte politiche concrete questo soggetto politico rappresenta il vuoto spinto. Il consenso elettorale ottenuto in questa tornata elettorale, che pone il partito ad anni luce di distanza dal PD e a diverse lunghezze anche rispetto al M5S, dimostra ineluttabilmente ciò che tutti noi abbiamo sempre saputo: il Partito di Plastica non può far altro che seguire la sorte del suo fondatore.

Tuttavia, sbaglia chi ritiene che Forza Italia (cioè Silvio Berlusconi) da oggi in poi non avrà più voce in capitolo nelle dinamiche politiche nazionali: i rapporti di forza numerici in Parlamento non sono cambiati di una virgola e se Renzi vorrà veramente attuale le riforme che ha promesso dovrà necessariamente bussare alla residenza di Arcore, trovando però sia il padrone di casa sia la servitù in uno stato d'animo molto meno amichevole rispetto alla volta precedente. S'avrà da ridere. Per adesso la prima cosa che appare del tutto evidente è che con questi rapporti di forze l'Italicum è morto e sepolto, se mai è nato. Renzi non si illuda che Berlusconi possa continuare ad appoggiare un sistema elettorale specificamente studiato per spazzar via il tripolarismo facendo fuori il terzo a favore dei primi due, perché ormai è chiaro anche ai più sprovveduti che il terzo soggetto non è Grillo ma è lui. 

In sintesi, quindi, la fotografia dell'Italia attuale non sembra essere diversa da quella che siamo sempre stati abituati a conoscere: un paese politicamente diviso in tre parti, la destra, il centro e la sinistra. La destra è rappresentata essenzialmente da Forza Italia e dalla Lega; il centro, spazzati via i rifiuti indifferenziati costituiti da Monti e Casini, è il Partito Democratico; la sinistra è rappresentata dal Movimento 5 Stelle e, per certi versi, da Sinistra e Libertà.

La Balena Bianca è tornata. Buona fortuna.



venerdì 23 maggio 2014

Repetita non iuvant, per l'Ottima Oppo

Come avevo promesso, proseguo imperterrito nel rivolgere la mia occhiuta attenzione ai sedicenti giornalisti.

Come probabilmente immaginate, fare il giornalista presuppone la capacità di comprendere, maneggiare e mettere correttamente in pratica i principi fondamentali della specifica deontologia professionale.

Non sembrerebbe peraltro nemmeno necessario sottolineare che un buon giornalista, se non vuole essere inserito nella nutrita schiera di pennivendoli da un tanto al chilo che come noiosi insetti infestano il mondo dell'informazione, dovrebbe annoverare fra le proprie abitudini anche un minimo sindacale di verifica dell'attendibilità delle notizie che intende pubblicare, e se tale verifica dà esiti negativi dovrebbe rinunciare a proporre tale notizia come vera.

Insomma, un giornalista non dovrebbe mentire sapendo di farlo e non dovrebbe nemmeno pubblicare notizie che sono facilmente identificabili come false.

Eppure non sembra che tali semplici regole siano state applicate dall'Ottima Maria Novella Oppo. Aridaje...


In questo articolo leggiamo testualmente:

Un potere a 5 stelle, che già minaccia tribunali speciali agli avversari, mentre, nei comuni dove si è insediato, arriva a togliere i dolcetti ai bambini. Ma solo quelli poveri, ovviamente.

Come ho già dimostrato parlandone proprio qualche giorno fa su queste stesse pagine, la notizia del dolcetto negato ai bambini è completamente destituita di fondamento. Falsa come una banconota da 3 euro.

Ci chiediamo quindi cosa pensa di sé l'Ottima Maria Novella Oppo quando la sera, tornando a casa dopo una dura e intensa giornata di lavoro nel campo dell'informazione, si guarda finalmente allo specchio.

Ai posteri l'ardua sentenza.

mercoledì 21 maggio 2014

Gli sciacalli



Fra un vaffanculo e l'altro, la campagna elettorale per le europee prosegue sempre più istericamente verso la conclusione. E meno male, perché la sua prevedibilissima politicizzazione a fini interni fornisce allo spettatore un panorama particolarmente deprimente dell'attuale classe politica. Non che ci voglia chissà che, s'intende.
Tuttavia non è di questo che voglio parlare oggi, ma di qualcosa di sommamente più grave. Qualcuno si chiederà cosa mai potrebbe esservi, di più grave della interminabile sequela di insulti, di minacce e di sceneggiate a cui stiamo assistendo.

La risposta è semplice: la menzogna.

L'ingiuria è atto illecito e sempre riprovevole, ma contiene sempre una parte di verità: essa ci mostra sempre la reale opinione di chi la profferisce nei confronti della persona offesa. L'ingiuria non contiene ipocrisia, perché a torto o a ragione dimostra inequivocabilmente e sinceramente il disprezzo e mette comunque chi ne viene colpito in condizione di potersi difendersi restituendo pan per focaccia. La menzogna, invece, è molto più pericolosa, perché colpisce subdolamente, alle spalle, quando siamo indifesi e non possiamo reagire perché a volte è detta così bene da farci cadere come pere mature nel suo tranello. Ci crediamo, la consideriamo verità, traiamo deduzioni falsate e di conseguenza basiamo i nostri pensieri e le nostre azioni su questo presupposto sbagliato.

La menzogna messa in atto mentendo sapendo di mentire è uno dei comportamenti più disonorevoli che si possano immaginare, perché non sempre è facile smascherarla. Essa squalifica moralmente colui che la utilizza a fini strumentali, perché mette drammaticamente a repentaglio una delle più importanti conquiste di ogni società civile: la reciproca fiducia.
Colui che consapevolmente utilizza lo strumento della menzogna è uno sciacallo.

Oggi sulle pagine web di molte testate giornalistiche compare una notizia relativa a una delibera del dicembre 2013 dell'amministrazione di Pomezia guidata dal sindaco Fabio Fucci (Movimento 5 Stelle). Tale delibera ha previsto la differenziazione della tariffazione relativa al servizio mensa giornaliero per i bambini che frequentano le scuole per l'infanzia e le primarie (cioè asili e scuole elementari). Una prima tariffa di 4 euro giornaliere è relativa all'erogazione di un pranzo completo (primo, secondo, contorno, frutta), mentre una seconda tariffa, aumentata di 40 centesimi per un totale di 4,40 euro, è relativa all'erogazione dello stesso identico pranzo con in più la merenda pomeridiana costituita da un dolce.
In pratica, i genitori che per ragioni loro desiderano che il bambino non mangi la merenda fornita dalla mensa e che preferiscono invece che il bambino mangi una merenda preparata in casa, oppure che per motivi dietetici o di altro tipo preferiscono che il bambino non mangi dolci, non ne pagano inutilmente il costo ma pagano solo il costo del pranzo, che è assolutamente identico per tutti i bambini.

Vediamo dunque come alcuni organi di stampa riportano questa notizia:





Come possiamo notare, solo Il Fatto Quotidiano, pur con un sensazionalismo di dubbio gusto nel titolo, spiega la questione in maniera abbastanza corretta, specificando chiaramente che non esiste alcuna discriminazione nella erogazione del pranzo, uguale per tutti i bambini, e che il dolce non è il dessert di fine pranzo ma appunto la merenda.
Gli altri giornali, invece, ricostruiscono la vicenda facendoci immaginare due bambini seduti fianco a fianco, a uno dei quali viene servito il dessert dopo la frutta mentre l'altro rimane con un palmo di naso. Una cosa assolutamente falsa.

Insomma, una bufala, chiaramente dimostrata QUI.

Una bufala che però ha fornito al soliti sciacalli una ghiotta occasione per ricamarci sopra e spalare letame non solo sul sindaco di Pomezia ma su tutto il Movimento 5 Stelle.

E' questa l'informazione che ci meritiamo, in Italia? è questa la politica che ci meritiamo?

lunedì 19 maggio 2014

Il sorprendente outing di Matteo Renzi



"Votate chi volete ma non i buffoni"

Dunque, l'Ottimo Matteo Renzi esordisce con questa solenne e accorata raccomandazione al suo elettorato, ammesso che gliene sia ancora rimasto. E quanto consenso gli sia realmente rimasto lo sapremo fra una settimana, perché mai come in questa occasione le elezioni europee hanno una straordinaria valenza politica interna.

Una cosa, del pensiero dell'Ottimo Renzi, non si comprende molto bene dall'articolo: a chi egli si riferisca quando utilizza il termine "buffoni". Considerando l'attuale contesto politico e le forze in gioco, il primo nome che viene in mente è quello di Beppe Grillo, che, come tutti sanno, fa il comico.
Eppure vi è una differenza semantica di non poco conto fra il termine "comico" e il termine "buffone": nel primo caso ci troviamo spesso di fronte a un vero e proprio professionista, a volte un vero e proprio artista, e ci tornano in mente i nomi di Ettore Petrolini, Walter Chiari, Antonio De Curtis (in arte Totò), Peppino De Filippo e tanti altri insigni personaggi del mondo dello spettacolo; nel secondo caso, invece, essendo ormai definitivamente relegata alla storia medievale la figura del giullare, oggi più che di una figura si deve parlare di un insieme di caratteristiche comportamentali spesso risibili e a volte picaresche.

Comico è colui che ha la capacità artistica di far ridere, mentre buffone è colui che si mette in ridicolo agli occhi del prossimo o che ne suscita lo sdegno perché non rispetta la parola data, perché mente in maniera infantile, perché nella vita quotidiana e nei rapporti sociali e personali si rivela essere persona inaffidabile.

Se quindi è oggettivamente vero che Beppe Grillo è un comico, non sembrano esservi elementi per affermare che sia un buffone. Forse che nella cronaca politica di questi ultimi anni risulta che Grillo abbia mancato alla parola data? che abbia mentito? che abbia tradito? questo non mi risulta: forse è da definirsi come "buffone" colui che già due anni prima del crac Parmalat predicava pubblicamente di non acquistare i bond dell'azienda di Tanzi? non direi. Ma questo l'Ottimo Matteo Renzi probabilmente non lo ricorda: all'epoca, infatti, credo che fosse occupatissimo a fare praticantato politico e a imparare come si fa a diventare un Ottimo presidente del Consiglio.




Ma allora chi è il destinatario dell'appellativo di "buffone"? forse dobbiamo considerare come tali, nel pensiero dell'Ottimo Matteo Renzi, tutti i candidati del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo? Renzi li conosce uno per uno? se così fosse sarebbe veramente strano, visto che fino a ieri il presidente del Consiglio li ha sempre etichettati come dei perfetti sconosciuti.

Insomma, dare una risposta a questa domanda non sembra facile. A dire il vero, sorge il dubbio che ci sia un'altra suggestiva possibilità, ovvero che si tratti di un vero e proprio momento di catartica autocritica da parte dell'attuale presidente del Consiglio.



E' infatti accertato in maniera oggettiva che l'Ottimo Matteo Renzi, nel discorso con cui ha richiesto la fiducia al suo costituendo governo, ha preso impegni politici ben precisi sia per quanto riguarda una serie di riforme strutturali da mettere in atto sia per quanto riguarda le tempistiche, da lui ripetutamente garantite come da attuare prima di ciò che egli chiama il "semestre europeo", ovvero il periodo che per turnazione spetta all'Italia come presidenza del Consiglio europeo a far data dal 1° luglio 2014.

Nel merito, le riforme dell'architettura istituzionale su cui Matteo Renzi ha preso formale impegno, sia di fronte al Parlamento sia in altre numerose occasioni, sono:

1. riforma costituzionale con abolizione delle province
2. riforma del sistema elettorale tornando alle preferenze o, in alternativa, ai collegi uninominali
3. riforma della legislazione sul lavoro
4. riforma della fiscalità
5. riforma del pubblico impiego
6. riforma del patto di stabilità per sbloccare gli stanziamenti per l'edilizia scolastica
7. sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione attraverso l'utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti
8. agevolazione al credito delle piccole e medie imprese
9. riduzione "a doppia cifra" del cuneo fiscale

Ma ricordiamo anche altre ripetute prese di posizione dell'Ottimo Matteo Renzi in merito a questioni di carattere specificamente politico, come per esempio la ridiscussione del ruolo di Silvio Berlusconi subito dopo la sua condanna definitiva, che Renzi ebbe a definire come "game over", salvo poi manifestare successivamente la "profonda sintonia" con il suddetto pregiudicato.

Altra giravolta alquanto epocale è, come tutti sappiamo, quella in cui l'Ottimo Matteo Renzi ha prima escluso tassativamente di poter accettare un incarico di capo del governo senza passare dallo "scalone principale", cioè dall'investitura elettorale, e poi si è invece affrettato ad accettare tale nomina a legislatura avviata da soli pochi mesi, sostituendo il suo compagno di partito Enrico Letta, e a tal proposito non possiamo non ricordare la famosa frase: "Enrico, stai sereno" pronunciata da Renzi poco prima di sostituirlo a Palazzo Chigi.

Concludo questo elenco con le ripetute dichiarazioni di Matteo Renzi riguardo l'abolizione delle province, già sostanzialmente data per fatta il 3 aprile:


Peccato che l'esistenza delle province risulti ancora dall'art. 114 della Costituzione:


Adesso, visti questi precedenti non particolarmente edificanti in merito all'attendibilità delle dichiarazioni dell'attuale presidente del Consiglio, la domanda è se possiamo dormire sogni tranquilli oppure se dobbiamo prepararci a un nuovo salasso fiscale:


Ma soprattutto, a questo punto è anche giusto chiedersi chi fra Renzi e Grillo sia il comico e chi sia il vero buffone. E votare di conseguenza.

sabato 17 maggio 2014

La smetta! (di godere come un riccio)



http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/05/15/villarosa-m5s-noi-onesti-come-borsellino-boldrini-ma-smetta-pd-buffone/279588/

ANCH'IO
GODO
COME
UN
RICCIO

...e naturalmente condivido e sottoscrivo in ogni singola virgola tutto quello che ha detto Alessio Villarosa. Concetti, i suoi, che peraltro non costituiscono una novità, visto e considerato che è sufficiente andarsi a riguardare la storia repubblicana a partire dal dopoguerra in poi per rendersi conto che la classe politica non ha mai seriamente affrontato e nemmeno mai seriamente pensato di affrontare i problemi del Meridione con l'intento di risolverli.
Al contrario, c'è sempre stato l'interesse a mantenere endemica la questione del sottosviluppo e della disoccupazione, perché solo lasciando irrisolta la depressione del Mezzogiorno si poteva continuare ad alimentare lo scellerato sistema partitocratico basato sul voto di scambio e sul clientelismo mafioso fondato sulle solite false promesse elettorali.

Oggi però una fascia sempre più ampia di cittadini ha compreso questo giochino e non si rende più disponibile a continuare a farsi prendere in giro.

Appare quindi ancora più paradossale e surreale la voce di Miss Boldrinova che urla istericamente "La smetta" rivolgendosi a un deputato della Repubblica. Una voce, quella della Boldrini, fuori contesto e ormai definitivamente fuori tempo, se mai lo è stata. Un simbolo di un sistema decrepito e marcio che cerca disperatamente, pervicacemente, squallidamente di rivoltarsi contro il suo vero nemico: la verità.

E altrettanto surreali appaiono le reazioni scomposte della ciurmaglia targata PD, kafkiani personaggi che accusano Grillo di avere la bava alla bocca ma che sono essi stessi a schiumare di rabbia impotente trovandosi spiattellata in faccia la loro nemesi, ovvero la pura verità.
Essi accusano Grillo e il M5S di portare in grembo i semi di un nuovo fascismo ma dimenticano, o per convenienza e ipocrisia fanno finta di dimenticare, che se questo non fosse il Parlamento della Repubblica ma quello del Regno d'Italia, probabilmente Alessio Villarosa rivestirebbe i panni non di Benito Mussolini ma piuttosto di Giacomo Matteotti, il deputato che per aver denunciato pubblicamente le malefatte del fascismo venne barbaramente assassinato dal regime.
Oggi nelle parole del capogruppo Speranza, e se lui è il capogruppo del PD figuriamoci gli altri, possiamo ancora una volta prendere atto della immensa pochezza (mi si scusi l'ossimoro) politica di questo sgangherato manipolo di personaggi che da una parte lanciano nei confronti del M5S scomposte e risibili accuse di "trappolone" cercando di far passare per verità acclarata le loro fantasie, e dall'altra rimproverano ai deputati del M5S di avere avuto molte assenze tra le loro fila alla votazione, naturalmente "dimenticando" che tali assenze son da imputare alle sospensioni degli stessi per motivi disciplinari.

Dopo aver assistito alle orride performances dell'ultimo governo Berlusconi, credevo di aver visto il peggio, in Italia.
Beh, mi sbagliavo.

Sfrontati del video e giornalisti del giorno (dopo)



http://frontedelvideo.com.unita.it/tv/2014/05/17/leghisti-a-cinque-stelle/

D'ora in poi non mi limiterò semplicemente a farmi quattro sane ma discrete risate leggendo le baggianate che scrive l'Ottima Maria Novella Oppo, ma comincerò a commentarle e a condividerle. Nulla infatti è più efficace e terribile, come punizione per la loro ideatrice, del contribuire alla massima divulgazione delle fesserie di cui sopra.
Partiamo dunque dalla recensione di questo articoletto, che presenta oceani di opportunità a chi voglia dimostrare la strumentalità retorica e la sciatta banalità del suo contenuto.

Comincia, l'Ottima Oppo, censurando il gesto di portare una sveglia in Parlamento, da parte di una deputata del M5S: chissà se l'Ottima Oppo si è mai chiesta se sia più criticabile portare un oriuolo alla Camera dei Deputati oppure invitare ufficialmente un pregiudicato al Quirinale.
Ai posteri l'ardua sentenza.

Prosegue, l'Ottima Oppo, affermando categoricamente la scarsa capacità dei rappresentanti del M5S di attirare l'attenzione dei telespettatori, e questo però senza fornire alcun dato oggettivo e senza citare alcuna fonte riguardo l'audience dei personaggi in questione. Evidentemente i dati e le fonti di cui l'Ottima Oppo è sicuramente in possesso sono talmente segreti da non poter essere divulgati che a una ristrettissima cerchia di fidati collaboratori. I lettori dell'Unità si accontentino di crederle sulla fiducia. Micamiciomiciobaubau.

Insiste, l'Ottima Oppo, stigmatizzando la "micidiale spocchia dei 5stelle", e anche questo in maniera generica, senza portare nemmeno lo straccio di un esempio, di una spiegazione, di una citazione. Niente di niente. Anche qui, bontà nostra, bisogna crederle sulla fiducia.
O forse sarebbe meglio informare l'Ottima Oppo che fiorellini di campo come Bonafé, Moretti, Picierno (quella che con 80 euro fa la spesa per due settimane), Biagiotti, Boschi, etc. etc. NON appartengono al M5S ma sono purissime e nobilissime renzie-girls. Vabbeh.

Persiste, l'Ottima Oppo, sentenziando che i candidati alle elezioni europee presenti nelle liste del M5S sarebbero perfetti sconosciuti che a mo' di fantocci si limitano a fare comparse silenziose nei comizi alle spalle di Grillo. Strano, evidentemente l'Ottima Oppo non ha mai avuto l'occasione di assistere a un comizio del M5S, perché sui palchi i candidati alle europee del M5S hanno parlato eccome. Youtube docet.
Vabbeh.
Un'altra volta, magari, faremo notare all'Ottima Oppo che i "notissimi" rappresentanti del PD al Parlamento europeo annoverano fra le loro fila uno che quando parla in inglese fa abortire le vacche nel raggio di 50 chilometri, peggio di Chernobyl e Fukushima messe insieme, e costui è pure vicepresidente del suddetto Parlamento europeo. Sempre Youtube per credere. 

Ri-persiste, l'Ottima Oppo, rivolgendo la sua occhiuta attenzione a Luigi Di Maio e affermando che lo stesso sarebbe stato "messo alle corde" dalla stessa Gruber (estikatsi???) riguardo l'argomento dell'immigrazione. Tace, però, l'Ottima Oppo, la risposta di Di Maio che informa le sue illustri interlocutrici del fatto che lui i problemi dell'immigrazione li conosce bene avendo fatto abbondanti esperienze di volontariato.

E tace viceversa, l'Ottima Oppo, sulla supercazzola messa in campo dall'Ottima Moretti davanti ai telespettatori quando Di Maio le ha chiesto come mai anche lei non si è dimezzata lo stipendio da parlamentare come invece hanno fatto tutti i parlamentari del M5S.

Tace, infine, l'Ottima Oppo, riguardo al fatto - noto a tutti i commentatori politici tranne che a lei? - che il M5S ha votato a favore dell'abolizione del reato di clandestinità, sulla base delle indicazioni date ai parlamentari dagli elettori del movimento e nonostante Grillo si fosse personalmente dichiarato di parere contrario. Ciò nonostante, l'Ottima Oppo conclude magistralmente la sua filippica ribadendo che il M5S subordina le preoccupazioni umanitarie alle "ossessioni miserabili" di Grillo.

Morale della favola: se accosti le posizioni del M5S a quelle della Lega Nord sulle tematiche relative alla questione dell'immigrazione, dimostri o che sei un cretino o che sei in malafede.

O entrambe le cose.


O nessuna delle due cose. Magari sei semplicemente un po' distratto, come no.