Insomma, a quanto pare il candidato sindaco del Partito Democratico, Marco Ruggeri, trovandosi di fronte allo scenario in cui per essere eletto deve lottare contro una sorta di "arco costituzionale allargato" che va dall'estrema destra ai "cani sciolti" della sinistra dura e pura, prova a ricompattare almeno l'area politica più vicina al suo partito e per far ciò richiama il concetto della coerenza politica.
Apparirebbe infatti incomprensibile e illogico che chi si riconosce negli ideali e nei valori della sinistra possa preferire un candidato, nella fattispecie quello del Movimento 5 Stelle, proveniente da un soggetto politico che in campo europeo mostra simpatia e anche qualcosa di più per un partito che rispetto alla sinistra si pone ideologicamente agli antipodi.
In effetti l'argomentazione ha una sua logica e una sua intrinseca solidità.
Se non fosse.
Se non fosse che la predica, come sempre più frequentemente accade, proviene da un pulpito che non ha alcun titolo per propinarla urbi et orbi.
Già, perché se per molti versi appare politicamente non ortodossa un'alleanza fra il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e l'UKIP di Nigel Farage, ci sembra altrettanto legittimo interrogarci su quali insondabili ragioni abbiano portato, a livello nazionale, il Partito Democratico di Matteo Renzi a impostare un percorso comune sulle riforme istituzionali e costituzionali con la Forza Italia di Silvio Berlusconi, che (a differenza di Nigel Farage) è un pregiudicato condannato in via definitiva, che (a differenza di Nigel Farage) è stato sbattuto fuori dal Parlamento nazionale e che (a differenza di Nigel Farage) è stato anche privato dei diritti politici. E anche del passaporto (a differenza di Nigel Farage, che comunque a me non piace per niente).
In pratica, a occuparsi delle modifiche alla Costituzione stilata da Umberto Terracini e Piero Calamandrei sono stati chiamati Denis Verdini e Renato Brunetta, che a tutti gli effetti sono agli ordini di un leader politico che per la giustizia italiana (vedasi le motivazioni della sentenza di condanna) è un pericoloso delinquente.
Ebbene, a questo punto io continuo a chiedermi come mai si sia potuti giungere a un tale obbrobrio. La risposta dataci da Matteo Renzi è nota: egli afferma semplicemente che, considerando i rapporti numerici di forza nel Parlamento, non vi erano alternative vista l'impossibilità di stabilire con il Movimento 5 Stelle un dialogo propedeutico alla definizione di accordi programmatici sulle riforme di cui sopra.
Insomma, turiamoci il naso e invitiamo Silvio Berlusconi al Nazzareno.
Benissimo.
Questo in effetti potrebbe essere considerato come un classico "esempio di scuola" di pragmatismo politico.
Ma se lo è (e sembra proprio che lo sia), non si capisce perché non possa essere considerata come identico esempio di realpolitik anche una eventuale decisione del M5S di far entrare i suoi parlamentari nel gruppo di cui fa parte l'UKIP di Nigel Farage: in fin dei conti tratterebbesi anche in questo caso di una decisione presa per motivi di carattere esclusivamente formale, considerando che l'alternativa è iscriversi al gruppo misto e contare meno di niente.
Il candidato sindaco del Partito Democratico vorrà certamente sciogliere questo dubbio, prima o poi. Attendiamo fiduciosi.
Su cosa vi sia, di "sinistra", negli indirizzi e nelle attuali scelte politiche del Partito Democratico, beh... questo è argomento da trattare in un altro momento.
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