Una volta metabolizzato il risultato elettorale, i protagonisti della competizione faranno bene a fare qualche riflessione.
Molto giusto e opportuno il tempismo di Renzi che nel giro di pochi giorni riunirà la direzione del partito per fare una analisi complessiva del voto. Nonostante il risultato plebiscitario, non saranno tutte rose e fiori e lo stesso Renzi lo ha detto chiaramente oggi: "Non ci sono più alibi". Ovviamente, sarà abbastanza semplice riconfermare la sua leadership interna, perché civatiani e bersaniani, notoriamente privi di attributi e di identità politica, rimarranno muti e rassegnati di fronte al Grande Figlio della Balena Bianca e ne accetteranno ogni decisione salvo poi, essendo persone "ragionevolmente" oneste e "ragionevolmente" fedeli, attendere il momento giusto per fargli qualche simpatico scherzetto nel segreto dell'urna (cosa su cui il PD non ha nulla da imparare da nessuno, basti ricordare l'elezione di Prodi a presidente della Repubblica).
Appare invece prevedibilmente più complesso gestire sia l'immediato sia il futuro rapporto con Forza Italia nell'ottica delle riforme istituzionali e costituzionali da fare a larga maggioranza, che è anche questa una tappa del percorso di governo su cui "non vi sono alibi": Berlusconi e i suoi servi sono all'angolo e ormai non hanno più nessun tornaconto a continuare a sostenere i tavoli delle riforme, soprattutto quello del sistema elettorale. Per Forza Italia, continuare a sostenere l'Italicum equivarrebbe a sventrarsi le budella con una katana. Non sono così stupidi e non avranno alcuna esitazione nel vendere a caro prezzo il voto favorevole su certe questioni: lo vedremo quando Renzi affronterà la spinosa questione della riforma della giustizia, da sempre cavallo di battaglia di Berlusconi.
Il M5S, peraltro, che nel giro di poco più di un anno ha ampiamente dimostrato di non essere stato capace di gestire l'inaspettato consenso ricevuto alle ultime elezioni politiche, forse sarebbe meglio che colga l'occasione per imparare a gestire l'attuale sconfitta. E' necessaria, finalmente, una analisi lucida e serena dei fattori che hanno comportato questo risultato: si tratta sia di problemi di modalità comunicativa, sia di immagine, sia di contenuti. Non posso dimenticare cazzate stratosferiche dette da Grillo, tipo quella che dice: "chi afferma che non c'è democrazia all'interno del movimento, può anche andarsene affanculo". Non posso dimenticare che il M5S in effetti non ha una proposta politica chiara in merito a diverse questioni tipo come finanziare il reddito di cittadinanza. Non posso non prendere atto che su diversi temi etici (matrimoni gay, rapporti con la Chiesa, eutanasia, obiezione di coscienza, ecc. ecc.) non si capisce ancora quale sia la posizione ufficiale del movimento e l'impressione è che NON vi sia ancora una posizione ufficiale nonostante vi sia oggettivamente stato tutto il tempo per elaborarla, dopo l'ingresso in Parlamento dei rappresentanti pentastellati.
E non posso tollerare che fino a questo momento non vi è stata alcuna presa di posizione ufficiale, da parte del M5S, riguardo il risultato elettorale e le future prospettive politiche.
Insomma, sulle suddette questioni o ci si mette a lavorare veramente sodo oppure non se ne esce e tanto vale rassegnarsi a morire democristiani.
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