venerdì 22 novembre 2013

Il dovere di saper rinunciare

http://www.visiogeist.com/blog/item/la-camicia-da-notte-bianca-di-berlusconi


Non essendo (o quanto meno, non ritenendomi) un bigotto, confermo di non provare alcun particolare fastidio nei confronti di chi, essendo sufficientemente facoltoso, si circonda di persone attraenti e disponibili dietro compenso a soddisfare le sue voglie.

Chiariamo che in questo caso non si tratta di persone che subiscono il cosiddetto "magnetismo del potere" o che per altri motivi di carattere non venale decidono liberamente di concedere la propria compagnia o anche il proprio corpo a un personaggio di cui subiscono il fascino: la storia e la cronaca sono pieni di casi del genere, e sarebbe facilissimo fare un milione esempi di seduttori o seduttrici delle tipologie più diverse, che nell'arco della loro vita, o in un determinato periodo di essa, hanno goduto dei favori dell'altro sesso o anche del proprio, a seconda dei gusti. In campo maschile potrei citare Rodolfo Valentino, una delle icone cinematografiche della bellezza maschile, potrei citare Gabriele D'Annunzio, mito culturale e intellettuale del primo Novecento, potrei citare Salvador Dalì, prototipo dell'artista eccentrico e affascinante, e così via.
Possiamo presumere che le donne che hanno frequentato o che si sono concesse a questi personaggi abbiano avuto in cambio la gratificazione di aver "conquistato" un mito: è un motivo di orgoglio, è un po' l'estremizzazione della soddisfazione, molto più banale, che si prova nel riuscire ad avere un autografo da un personaggio famoso.

Il contenuto del link a cui faccio riferimento in apertura di queste note, invece, inquadra una situazione oggettivamente del tutto diversa. Ammesso (e assolutamente non concesso, per adesso) che tutto quanto descritto corrisponda al vero, si tratterebbe molto più verosimilmente di un'altra forma di scambio, anch'essa vecchia come il mondo, un do ut des in cui i favori sessuali trovano il corrispettivo esclusivamente in utilità concrete e ben determinate: somme di denaro oppure attenzioni di altro tipo, ovvero regali, gioielli, agevolazioni per la carriera e quant'altro.
Ripeto, tutto questo non mi scandalizza affatto, anche se per me sarebbe facile, forse troppo facile, sottolineare quanto sia arido un rapporto, di qualsiasi tipo esso sia, in cui sai benissimo che ciò che viene apprezzato non è quello che sei ma quello che hai, il che vuol dire con la più assoluta e matematica certezza che, se tu non possedessi nessuna ricchezza materiale da dare, nessuno ti si filerebbe nemmeno di striscio.

Ma lasciamo perdere queste considerazioni e parliamo invece di alcuni presupposti che devono essere rigorosamente rispettati: il primo, ovviamente, è la serena e reciproca consapevolezza di ciò che si sta facendo, il che vuol dire che non deve esserci circuizione di alcun tipo da nessuna delle due parti. Insomma, libere scelte di persone adulte e consapevoli che decidono in piena coscienza cosa fare della propria vita.
Il secondo presupposto è il rispetto della legge: non deve esserci alcuna indebita pressione, ricatto o violenza da nessuna delle due parti, e i rapporti devono avvenire esclusivamente fra maggiorenni.

E' chiaro che stiamo parlando di dignità e di liceità. La prima, tutela l'onore della persona. La seconda, tutela l'onore della collettività.

Questi due presupposti, ovviamente, valgono per chiunque, ovvero sono condizione necessaria (anche se non sufficiente) perché io cittadino non debba sentirmi disturbato da simili comportamenti.

Ora forse qualcuno potrebbe chiedersi perché ho utilizzato l'espressione "necessaria ma non sufficiente".

L'ho fatto per un motivo molto semplice.

E il motivo consiste nel fatto che vi è una categoria di persone per cui oggettivamente vale un terzo presupposto, ovvero quello di evitare nella maniera più assoluta di mettere in pericolo, con il proprio comportamento, l'istituzione pubblica che si rappresenta o che si dirige.
In questo caso stiamo parlando di opportunità. E' opportuno (e lo dice anche la nostra Costituzione (1) all'art. 54 comma 2) che chi riveste una carica pubblica si comporti durante il suo mandato in modo da non mettere a rischio il bene della collettività: questo, tuttavia, è effettivamente un concetto estremamente generico in cui potrebbe rientrare tutto e il contrario di tutto. Dobbiamo quindi chiederci in cosa, realmente, un comportamento che non leda né la dignità propria o altrui e né la legge potrebbe risultare inopportuno.

Facciamo qualche esempio.

Un privato cittadino può liberamente adottare uno stile di vita al di sopra delle proprie possibilità economiche: tutto questo però lo porterà inevitabilmente a indebitarsi nei confronti di banche o altri soggetti, con il rischio concreto di vedersi a un certo punto pignorare ogni suo bene e ridursi addirittura sul lastrico. Questo potrebbe benissimo non ledere affatto la dignità della persona in questione se egli accetta la sua nuova situazione con la necessaria forza morale, e potrebbe non comportargli alcun problema con la legge se egli continua a rimanere nel solco del rispetto delle norme di covile convivenza.
Tuttavia, per esempio, possiamo certamente dire che, se lo stile di vita dissennato che egli ha adottato comporta difficoltà, imbarazzi o veri e propri problemi anche per la sua famiglia, il suo comportamento deve essere oggettivamente considerato come assolutamente non opportuno.
Egli, in altre parole, in questo caso non è un buon padre di famiglia.

Stesso discorso vale per l'imprenditore che dilapida in frivolezze o in scelte avventate il patrimonio della sua azienda: liberissimo anch'egli di ridursi sul lastrico come gli pare, ma se questo comporta disoccupazione e miseria per le famiglie dei suoi dipendenti, il suo comportamento non può essere certamente considerato opportuno.

Ma veniamo ora all'ambito della persona investito di una carica pubblica: anche qualora il suo comportamento - sia nella sfera istituzionale sia in quella privata - non comporti alcun elemento di indegnità o di illiceità, è purtroppo possibile che vi si possano riscontrare precisi elementi di inopportunità. Pensiamo per esempio alla possibilità che egli possa porsi in condizioni di poter essere ricattato: lo "scandalo Profumo", che coinvolse il ministro John Profumo e la modella Christine Keeler (notevole gnocca, a quanto pare) ne è una perfetta testimonianza:



In questo caso le conseguenze del comportamento di John Profumo (un comportamento che per un privato cittadino non avrebbe comportato nessuna ricaduta sulla collettività) furono talmente gravi da comportare addirittura la caduta del governo.

E' quindi evidente che risultano speciose e completamente destituite di fondamento le affermazioni di chi sostiene che ciascuno, in casa sua, può fare quello che vuole a condizioni che non violi la legge.

Nonnnonnonnonnò, cara la mia Daniela Garnero (in Santanché) e truppe cammellate al seguito.

Una persona come il presidente del Consiglio, cioè una delle più alte cariche della Repubblica, deve mantenere sempre, sia nella vita pubblica sia in quella privata, un comportamento non suscettibile di ipotesi di ricatto, 24 ore al giorno, 7 giorni la settimana, e 365 giorni all'anno (366 negli anni bisestili). E se non riesce a tenere sotto controllo il bigolo, ha il preciso divere di dimettersi, in modo da poter liberissimamente spendere la sua esistenza in tutte le attività lecitamente godereccie esistenti sulla faccia della terra, olgettine e improbabili nipotine (da parte di fava) incluse senza che nessuno possa avanzargli alcuna critica, per questo.

(1) Costituzione, art. 54.
Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

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